POLITICAL VIOLENCE, ELECTORAL COMPETITION AND THE RISE OF FASCISM

Abstract

La tesi si articola in due capitoli interconnessi, offrendo una prospettiva ampia sulla dinamica della competizione elettorale in presenza della minaccia di interferenza violenta da parte di un attore. Il primo capitolo sviluppa un modello teorico che esamina la competizione elettorale in un contesto caratterizzato dalla minaccia di interferenze violente da parte di una delle parti in gioco. Attraverso gli strumenti della teoria dei giochi, il modello mira a comprendere come la presenza di tale minaccia influenzi le strategie elettorali dei partiti coinvolti, evidenziando come il risultato dipenda dalla predeterminata solidità delle istituzioni. Il secondo capitolo propone un'analisi empirica che contribuisce alla comprensione della violenza politica nell'immediato primo dopoguerra. Attraverso una nuova raccolta di dati d'archivio sugli episodi di violenza politica tra il 1919 e il 1924, il capitolo esplora come i fascisti abbiano saputo utilizzare strategicamente la violenza per influenzare il panorama politico dell'epoca. L'analisi econometrica permette di valutare le ipotesi esistenti circa l'affermazione della dittatura alla luce dei nuovi dati e permette di gettare luce sulle conseguenze a medio-lungo termine di tali atti. La tesi unisce gli spunti teorici del primo capitolo alle risultanze empiriche del secondo per offrire un significativo contributo alla comprensione dell'affermazione della violenza come strumento di lotta politica in contesti di grave crisi socio-economica.