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CORSO DI DOTTORATO IN DIRITTO DEL LAVORO E RELAZIONI INDUSTRIALI >

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Miranda , Nicola. "Il nuovo contratto a tempo determinato: IL d.lgs. 368 del 2001 interpretato alla luce della Direttiva 70 del 1999", Università Cattolica del Sacro Cuore, XVIII ciclo, a.a. 2005/06, Milano, [http://hdl.handle.net/10280/97].

Titolo: Il nuovo contratto a tempo determinato: IL d.lgs. 368 del 2001 interpretato alla luce della Direttiva 70 del 1999
Autore/i: MIRANDA , NICOLA
Tutor: CARINCI, MARIA TERESA
Coordinatore: NAPOLI, MARIO
Lingua: ita
Abstract in italiano della tesi: L'interpretazione della riforma del lavoro a termine è stata oggetto di un acceso dibattito dottrinale che ha portato a conclusioni diametralmente opposte relativamente a molti punti cardine della nuova disciplina, quali: la stipula di primo contratto a termine e la necessità di esigenze di natura temporanea; le norme antifrodatorie; le norme antidiscriminatorie; le clausole di contingentamento e più in generale il ruolo del sindacato. Da una attenta analisi della riforma che parta dal contenuto della direttiva emerge che nel nostro sistema normativo esiste ancora una regola importante, ma non più scritta: i contratti a tempo indeterminato rappresentano la forma comune dei rapporti di lavoro. Da questa regola discendono una serie di considerazioni: il primo contratto a termine non è libero ma subordinato all'esistenza di ragioni oggettive che si devono intendere anche temporanee; la proroga è ammessa solo a fronte di ragioni oggettive e sopravvenute; la successione di contratti a termine è vietata quando avviene in frode alla legge; in caso di illegittima stipulazione del contratto a termine il rapporto di lavoro si deve intendere a tempo indeterminato. Quanto al ruolo del sindacato questo è stato sicuramente innovato, ma il sistema predisposto dalla riforma del lavoro a termine in molte parti ricalca la disciplina previgente contenuta nella L. 56/87 tanto che non pare corretto parlare di mortificazione del ruolo della contrattazione collettiva ma solo di riduzione dei compiti ad essa affidati.
Abstract in inglese: Interpretation of the fixed term work reform has given rise to lively doctrinal debate that has led to completely opposite conclusions. Conclusions reached refer to hinge points of this new doctrine and include: the drawing up of first fixed term contracts and the necessity for temporary working requirements, anti-fraud norms, anti-discrimination norms, clauses in the fixing of quotas, and in general, the role of trade unions. Careful analysis of the reforms, starting from the content of this directive, reveals that our normative system still contains an important rule, although it is no longer written, that is: open-ended contracts still represent the most common job relationship form. Several considerations can be derived from this rule: the drawing of first fixed term contracts is not free, but subject to objective circumstances that must be proved. Mainly, the repeated extension of fixed term contracts is forbidden when it takes place against the law, and if a fixed term contract is unlawfully drawn up, then the job relationship must be intended as an open-ended one. The job of trade unions has certainly been re-emphasised due to this reform but, since the new job relationship system established by the fixed term work reform continues to enforce Law 56/87, it is not correct to talk of de-evaluation as related to collective work negotiations. Rather, trade unions will have a lesser role, and responsibilities and tasks normally charged to the trade union will be reduced.
Data di discussione: 23-feb-2007
URI: http://hdl.handle.net/10280/97
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FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA

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