2024-03-29T16:00:39Zhttp://tesionline.unicatt.it/dspace-oai/request
oai:tesionline.unicatt.it:10280/1292013-06-04T09:57:12Zhdl_10280_34hdl_10280_70Progetti di riforma delle garanzie finanziarie del settore assicurativo: valutazione del rischio finanziario in una compagnia ramo vitaReform Projects on Solvency in Insurance Market: Evaluation of Financial Risk in a Life CompanyBARZANTI, MARCOSECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIsolvibilità nelle imprese d'assicurazioni, modello CIR , solvency in insurance companies, CIR modelIl sistema delle garanzie finanziarie del mercato assicurativo è, allo stato attuale, oggetto di processi di riforma comunitari (c.d. progetto Solvency II). Le ipotesi fino ad ora elaborate, nonostante siano lontane dal potersi definire conclusive, prevedono l'apprezzamento del margine di solvibilità relativo al rischio di tasso d'interesse (IRR) assumendo che la struttura per scadenza sia oggetto di shift paralleli della curva. Noti i limiti dell'approccio deterministico ed in forza dei principi fino ad ora consolidati, il presente elaborato si propone l'obiettivo di quantificare il requisito di capitale di una compagnia operante nel ramo vita, a fronte dell'IRR, ipotizzando che la dinamica dei tassi sia governata da un processo stocastico nella forma del modello Cox Ingersoll e Ross (CIR). Le simulazioni sono state sviluppate sugli equilibri patrimoniali di una teorica compagnia, al fine di apprezzare in maniera asettica il contributo dell'impostazione promossa.Nowadays, the financial guarantees system of insurance market is being interested by a Community reform process (Solvency II project). Even if the current hypothesis are far to be definitive, the present guidelines state that the Solvency Capital Requirement (SCR) related to Interest Rate Risk (IRR) has to be quantified assuming deterministic shocks to the yield curve. The aim of the thesis is to improve the assessment of SCR connected to IRR, calculating interest rates according to Cox, Ingersoll and Ross (cir) stochastic model. Simulations are developed on the asset liability equilibria of a theoretical life insurance company, in order to better appreciate the SCR algebra sensitivity to changes in CIR model parameters.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOOLIVIERI, GENNAROSAVELLI, LINO2007-02-20Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/129itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/1302013-06-04T09:57:12Zhdl_10280_34hdl_10280_70Le strutture innovative per la cartolarizzazione del prestiti: valore economico del tranching e modelli di misurazione del rischio di creditoLoans Securisation: Economic Added Value of Tranching and Pool Credit Risk ModelsBROCCARDO, ELEONORASECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIcartolarizzazione sintetica e tradizionale, PMI, analisi strutturale dei flussi da cartolarizzazione, tranching, disintermediazione finanziaria, valore economico del tranching, modelli di misurazione del rischio di credito, modelli agenzie di rating, CDO, BET (binomial expansion techniques), true sale securisation, synthetic securisation, SMES loan securisation, structural analysis of cash CDO transaction, tranching, economic added value of tranching, credit risk model, the CDO credit risk model of public rating agenciesL'elemento che distingue un'operazione di cartolarizzazione consiste, secondo la definizione espressa nell'accordo di Basilea2, nell'identificazione di almeno due differenti posizioni di rischio (tranche), stratificate e subordinate, emesse a fronte di uno specifico portafoglio di attività. Nonostante il ricorso al tranching sia ampiamente diffuso e standardizzato le determinanti che giustificano il ricorso all'emissione multi-tranche sono ad oggi poco approfondite. Inoltre, i titoli emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione (CDO) possiedono profili di esposizione al rischio di credito differenziati, in termini di incidenza delle perdite attese ed inattese, ed in termini di correlazione con altri fattori di rischio: la valutazione del profilo di rischio è condizione necessaria per l'attribuzione di un giudizio di rating e per la definizione di un appropriato premio al rischio (pricing). Si rivela necessaria tanto la stima della distribuzione delle perdite del portafoglio (credit risk modelling) quanto l'analisi strutturale dei flussi di cassa generati e l'allocazione degli stessi alle tranche (cash flow modelling). Sulla base della letteratura di security design la tesi intende valutare l'efficienza del processo di intermediazione basato sulla cartolarizzazione multi-tranche rispetto all'intermediazione bancaria tradizionale e a forme di asset-backed security con unica tranche e focalizza l'analisi attraverso una verifica empirica delle teorie economiche a supporto del tranching, con particolare riferimento alla cartolarizzazione dei prestiti concessi ad imprese di piccola e media dimensione, oggetto di analisi specifica condotta nell'ambito di un'esperienza di stage presso il Fondo europeo degli investimenti. Quindi, grazie alla realizzazione di un modello computazionale sviluppato con un software di pianificazione finanziaria multidimensionale (Quantrix), la tesi presenta un approfondimento delle technicalities, mediante una modellizzazione dei flussi e della loro allocazione (Waterfall Payment Order), allo scopo di apprezzare il valore aggiunto di queste strutture di intermediazione. Aspetto, questo, non sviluppato nella letteratura accademica. L'analisi si rivolge alle operazioni realizzate nell'ambito dei due principali programmi di cartolarizzazione dei prestiti alle PMI attuati in Europa (Ftpyme e Promise).Securitisation is a structured finance instrument which involves pooling of financial assets (such as loans and bonds) and creating multiple tranched liabilities, collateralized debt obligation (CDO), of a single issuer with different risk-return characteristics, which are sold as separate securities. According to the New Basel Capital Accord, tranching is the key feature that distinguishes securitisation transactions; although commonly applied, the factors that determine the extent and the nature of tranching remain largely unknown. Moreover, because tranching allows the risk characteristics of the collateral pool to be transformed, it contributes to transaction complexity in assessing the risk properties of such structured instruments: the risk profile that can be generated through tranched exposure, in terms both of expected/unexpected incidence losses and correlated default of pool assets, can lead to substantial differences among tranches, depending on the level of subordination below a certain tranche. Key to the reliability of structured finance pricing and ratings is the accuracy in assessing the credit risk in the underlying portfolio (credit risk modelling), as well as the accurate modelling of the distribution of cash flows to different classes of CDO (cash flow modelling). By analyzing the finance literature relating to security design and securitization this thesis provides an analysis of the efficiency of financial intermediation model based on securitisation and an empirical test of theories supporting the economic added value of tranching, with regard to SMEs loan securitisation, which topic was specifically investigated during a stage at the European Investment Fund. By realization of a computational model, performed using a multidimensional modelling software (Quantrix), the thesis closely examines securitisation transaction's technicalities, by modelling both portfolio cash flows and funds allocation (Waterfall Payment Order), in order to asses the ability of the structure to withstand various stressed scenarios. This analysis offers an analytical and micro-approach to securitisation transactions, which has not deeply investigated in academic literature yet. The model applies to SMEs loan securitisation transactions, concluded within specific securitisation European Programme (Ftpyme in Spain and Promise in Germany).Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOERZEGOVESI, LUCAGUALANDRI, ELISABETTA2007-02-20Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/130itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/1312013-06-04T09:57:12Zhdl_10280_34hdl_10280_70Il costo del capitale proprio nella banche: rassegna dei modelli di analisi e verifica empirica per il sistema bancario italianoBamls Cost of Equity: Review of Model and Empirical Analysis for Italian BanksCHIESI, GIAN MARCOSECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIbanche, costo del capitale, Unione Monetaria Europea, CAPM, benefici privati, proprietà e controllo delle imprese, banks, cost of equity, European Monetary Union, CAPM, private benefits, corporate ownership and control.Il lavoro stima il costo del capitale delle banche italiane alla luce di due antitetici comportamenti di investimento: diversificazione internazionale di portafoglio e concentrazione proprietaria volta alla detenzione di pacchetti azionari rilevanti. L'integrazione dei mercati finanziari e l'adozione della moneta unica determinano la necessità di allargare all'area valutaria il correlato empirico al portafoglio di mercato indicato dal CAPM. La verifica condotta su un campione di banche italiane evidenzia la riduzione dei Beta e del costo del capitale proprio a causa del limitato contributo fornito al rischio sistematico del portafoglio riferito all'area valutaria da parte del mercato azionario nazionale e delle banche italiane. La detenzione del potere decisionale consente agli azionisti rilevanti di ottenere, in termini di private benefits, un sovra-rendimento che giustifica strategie volte alla concentrazione di ricchezza. Questo genera per le banche italiane un incremento del costo del capitale.This work analyses the techniques to assess the cost of equity of Italian banks in the light of two antithetical investment policies: international portfolio diversification and ownership concentration directed to hold large blocks of shares. Financial market integration and European Monetary Union involve using a broader index, referred to the Euro area, as the proxy for the market portfolio pointed out by CAPM. The analysis carried out on a sample of Italian banks shows this change brings about a reduction of both the estimated Beta and the cost of equity. This is due to the limited contribution that domestic market index makes to the systematic risk of the Euro portfolio. The control of the decision-making process enables the holders of large blocks of shares to extract private benefits and to obtain extra returns compared with other investors. This can explain an investment policy directed to wealth concentration. That causes a higher equity cost of equity.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOPAVARANI, EUGENIORAGAZZI, GIORGIO2007-02-20Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/131itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/1322013-06-04T09:57:12Zhdl_10280_34hdl_10280_70L'Analisi e la Previsione delle Insolvenze: Lo Studio del Caso ItalianoCorporate Distress Analysis and Bankruptcy Prediction: the Italian ExperienceGRASSELLI, FRANCESCASECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIrischio di credito, fallimento, dissesto finanziario, dissesto aziendale, previsione delle insolvenze, credit risk, bankruptcy, financial distress, corporate distress, bankruptcy predictionA causa delle conseguenze che il fenomeno comporta, sia sul piano finanziario sia sul fronte dell'economia reale, l'analisi e la previsione delle insolvenze societarie continua a rappresentare un argomento attuale nell'ambito della ricerca economica. I recenti sforzi condotti dal Comitato di Basilea verso la diffusione di criteri di valutazione del rischio di credito più precisi ed oggettivi, hanno ulteriormente accresciuto l'importanza della materia.
L'obiettivo del presente studio è l'analisi del fenomeno del fallimento sul territorio italiano, al fine di valutare quali variabili sono più efficaci nell'individuazione di una situazione di dissesto dell'impresa.
Per l'analisi si sono sviluppati dei modelli di previsione delle insolvenze in grado di individuare i segnali early warning di dissesto finanziario. L'analisi econometrica è basata su un campione ampio ed originale di fallimenti rilevati negli anni 2003 e 2004: a tal fine sono stati costituiti dei campioni comparabili di imprese fallite e non fallite ed è stato verificato, mediante l'applicazione di una metodologia logit, il potere previsivo di diversi indici di bilancio e di variabili di tipo non finanziario. I risultati ottenuti sono stati validati su un campione hold-out.
L'analisi si evidenzia l'importanza delle caratteristiche del settore di attività nel determinare la forma del processo di fallimento: i modelli sector specific ottengono risultati migliori rispetto ai modelli generali stimati. Inoltre, alcuni fattori comuni ai diversi settori di attività si dimostrano particolarmente efficaci nella previsione dei dissesti aziendali: l'età, il livello di leverage e la composizione del debito d'impresa, così come la sua redditività.Due to the consequences that the phenomenon entails both on the financial and real sides of the economy, the analysis and prediction of corporate failures continue to be a current topic in economic research. The recent efforts laid by the Basel Committee towards the diffusion of more precise and objective ways of assessing credit risk have further increased the importance of this matter.
The purpose of the study is to analyse the bankruptcy phenomenon among Italian firms, in order to assess what firm-specific and industry variables are more important in determining corporate failure events.
We develop a bankruptcy prediction model that aims at detecting early signals of financial distress. The econometric analysis is based on a wide and unique sample of recent failure events: comparable sets of bankrupt and non-bankrupt firms are identified and several prior balance-sheet and economic indicators are tested for their power in predicting failure probabilities in a logit modelling framework; model performances are cross-validated on hold-out samples.
The analyses provide evidence of the importance of industry membership in determining and shaping corporate failure processes: sector-specific models produce a better assessment of financial distress than general ones. Also, some common factors emerge as important predictors of corporate collapse across different industries: age, gearing and the composition of a firm's debt, as well as its capability of generating profits.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOGUALANDRI, ELISABETTAPATTARIN, FRANCESCOBARONTINI, ROBERTO2007-02-20Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/132itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/1332013-06-04T09:57:13Zhdl_10280_34hdl_10280_70Classificazione, misurazione e comunicazione degli intangibili nelle banche. Una verifica empirica in tema di disclosureGRASSO, ALESSANDRO GIOVANNISECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIintangibili, capitale, intellettuale, banche, comunicazione, disclosure,Il presente lavoro di ricerca si propone di indagare il tema degli intangibili, ed in particolare del capitale intellettuale, nell'industria bancaria. Decisamente poco numerosi sono i contributi sul tema che analizzano questo settore. Ciò non appare dovuto tanto alla mancanza di interesse, quanto probabilmente alle specificità che caratterizzano le attività delle banche e che le rendono meno adatte allo sviluppo di confronti con altri settori. In particolare, l'obiettivo dell'analisi è di inquadrare la comunicazione del fenomeno "intangibles" che si caratterizza per l'elevata componente di volontarietà, osservandone il livello di ampiezza e profondità all'interno del campione, anche in considerazione delle esigenze informative richieste dai diversi stakeholder aziendali. Ai fini dell'analisi vengono presi in considerazione i bilanci di esercizio, i bilanci consolidati, i bilanci sociali/ambientali pubblicati relativi al periodo 2003-2005. Il campione considerato fa riferimento a 21 gruppi bancari quotati sul listino italiano.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOVEZZANI, PAOLA2007-02-20Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/133itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/4622024-01-24T15:01:33Zhdl_10280_34hdl_10280_70Il Consiglio di Amministrazione nelle Società Quotate: Teoria ed EvidenzaThe Board of Directors of Listed Firms: Theory and EvidenceCAROSI, ANDREASECS-P/07: ECONOMIA AZIENDALESECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARISECS-P/09: FINANZA AZIENDALEConsiglio di Amministrazione, Retribuzione, Board of Directors, Compensation, Corporate Governance, Pay-performance SensitivityIl presente contributo esamina il consiglio d’amministrazione delle società aventi azioni quotate in Borsa Italiana, e le retribuzioni destinate ai suoi membri, alla luce delle numerose innovazioni dell’ordinamento giuridico italiano e seguendo quella linea di analisi recentemente proposta dalla letteratura avente alla propria base l’idea che gli amministratori possono influenzare a proprio vantaggio i termini del pay-package loro corrisposto.
A tal fine l’elaborato presenta una struttura articolata in due parti, nella prima delle quali viene fornita una visione organica dell’assetto istituzionale in cui l’analisi empirica, prodotta nella seconda, trova il proprio presupposto. Più specificatamente, la prima parte della tesi fornisce un’analisi giuridico-finanziaria della figura dell’amministratore (Capitolo 1) e del consiglio d’amministrazione (Capitolo 2), che risulta, oltre che assente in letteratura, quantomai attuale alla luce delle numerose e recenti riforme normative introdotte in materia. La normativa primaria, costituita dagli articoli del codice civile riguardanti gli amministratori ed i sistemi d’amministrazione e controllo (libro V, sezione VI bis, del Codice Civile) e dalle disposizioni contenute nel T.U.F., va oggi infatti completata con le nuove disposizioni contabili derivanti dall’applicazione degli IAS, ed in particolare dell’IFRS2, con le novità introdotte dalla cosiddetta Nuova Legge sul Risparmio (D. L. n. 262/2006), con le linee di comportamento descritte nella terza versione del Codice di Autodisciplina (Best Practice Code, 2006), con le prescrizioni di tipo previdenziale e fiscale contenute nelle Leggi "Finanziaria" del 2006 e del 2007, nonché con le novità in materia di governance bancaria volute da Mario Draghi (emanate a Marzo di quest’anno ma da recepire entro il 30 Giugno 2009). La seconda parte dell’elaborato, prendendo spunto dai diversi approcci utilizzati in letteratura (Capitolo 3), e con riferimento al contesto italiano, fornisce invece un’analisi empirica del sistema di compenso applicato agli amministratori. Dapprima è tracciata, relativamente al periodo indagato (1999-2006), la dinamica temporale della ricchezza distribuita ai propri amministratori dalle società italiane. Successivamente viene fornita una stima dell’intensità degli incentivi impliciti nei directors’ pay-packages (i.e. pay-performance sensitivity), unitamente ad una analisi delle determinanti che ne sono alla base. L’ipotesi che guida tale parte del lavoro è che in un contesto caratterizzato da proprietà concentrata, a causa della capacità dell’azionista di maggioranza di estrarre risorse dalla società, è ragionevole presumere che gli amministratori risultino destinatari di una remunerazione meno sensibile alle performances dell’impresa e tendenzialmente più elevata. Più semplicemente la questione che viene posta è se gli amministratori scontano la possibilità d’espropriazione, componendo convenientemente il proprio pacchetto di compenso.
I risultati ottenuti confermano la validità dell’impianto d’ipotesi proposto ed evidenziano che la qualità della corporate governance è la variabile chiave. Le imprese dotate di un efficace ed efficiente governo societario riescono a controllare il processo di formazione delle remuneration policies impedendone manipolazioni opportunistiche. Le imprese caratterizzate da weak corporate governance risultano invece non solo incapaci di attuare politiche retributive volte alla massimizzazione del valore d’impresa, ma anche esposte all’estrazione di risorse da parte dei propri amministratori.What the largest corporation pay their top managers is one of the most analyzed topics in corporate finance since Jensen and Murphy, 1990. As they noted (Jensen and Murphy 2004), a well-designed remuneration package for executives attracts the right executives at the lowest cost; retains them at the lowest cost (i.e. encourage the right executives to leave the firm at the appropriate time); and motivates executives to take actions that create long-run shareholder value and avoid actions that destroy value. However, several recent studies have shown that the characteristics of real world compensation contracts rarely meet their counterparts in compensation contracting theory because of the executives’ capability to influence the terms of their compensation package to their personal advantage. For example, Yermack (1997) provides evidence that executives influence timing of their stock option awards, receiving at-the money options just prior to releasing news that increases company stock prices. Bebchuk, Fried, and Walker (2002) and Bebchuk and Fried (2003, 2004) argue that the practice of granting options at-the-money (rather than out-of-the-money or with exercise prices indexed to market movements) reflects the influence of rent-seeking managers trying to maximize their compensation in ways that are largely camouflaged to investors and the public. Going ahead, others empirical research give proofs that the executives’ power to influence their pay package is stronger when shareholders are diffuse and more passive (Bertrand and Mullainathan, 2001), and when the corporate governance is weaker (Garvey and Milbourn, 2006; Harford and Li, 2007).
At the same time, the expropriation literature shown that dominant shareholders, especially in firms with poor corporate governance (Klapper and Love, 2004; Durnev and Kim, 2005; Dahya, Dimitrov and McConnell, 2008) and in countries with weak legal protection (La Porta, Lopez-de-Silanes, Shleifer and Vishny, 2002; Claessens, Djankov, Fan and Lang, 2002; Durnev and Kim, 2005), are able to divert resources from others shareholders to himself for personal consumption. Since expropriation implies fewer resources assignable to marginal shareholder, the firms which are ex ante more likely to be expropriated, trade at discounted valuations. Despite the considerable empirical evidence on the costs bore both by the dominant shareholder and by the minorities in case of expropriation, the literature doesn’t provide evidence of the cost supported by directors. Expropriation, in fact, represents, ex ante, a cost also for directors. First, it’s a direct cost which negatively affects the expected overall compensation rewarded, when directors have part of their remuneration which is tied to company’s performances. Since expropriation is a net loss for the company, which leads to a correspondent fall in the company market valuation, the closer is the alignment of directors’ interests with those of shareholders, the bigger is this cost. Second, since directors have to perceive the maximization of shareholders’ wealth (i.e. avoid loss of it), expropriation should affect negatively the director’s reputation capital.
This work examines the director’s compensation in firms which are more likely to be expropriated by their dominant shareholders. In essence, the question I address is whether directors discount the expropriation’s possibility, setting up conveniently their compensation’s contract. I explore this issue using a sample of directors’ compensation data of Italian Listed firms made up over the period 1999-2006. The case of Italian Listed companies is of particular interest for several concomitant reasons. First, Italian firms have been historically more prone to choosing a closely-held ownership structure characterized by a wide separation between ownership and control (Johnson, La Porta, Lopez de Silanes and Shleifer, 2000; Faccio and Lang, 2002; Volpin, 2002; and Barontini and Caprio, 2006; Mengoli, Pazzaglia, and Sapienza, 2006). Second, Italy is a country where the low protection of minority shareholders allows controlling shareholder to extract a considerable amount of private benefits (Bigelli and Mengoli, 2004; McCahery and Vermeulen, 2004; and Bigelli, Merhotra and Rau, 2006). Finally, Italy is a country where the high dominant shareholder’s capability to replace directors and where the low efficiency of the job-market of directors, provide narrowed incentives to directors in order to effective monitoring dominant shareholder’s actions (Barontini and Caprio, 2002; Volpin, 2002).
Overall, results confirm the testable hypotheses, and provide evidence of the key-role exerted by corporate governance. Firms with strong corporate governance are able to monitor the compensation policies creation process avoiding opportunistic manipulation. On the opposite, firms with weak system of corporate governance seem unable to implement compensation policies directed at the firm value maximization, and, going ahead, seem to be expropriated also by theirs directors.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOBARONTINI, ROBERTOBICELLI, MARCO2009-03-06Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/462itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/4632013-06-04T09:57:51Zhdl_10280_34hdl_10280_70Corporate Equity Warrant: Pricing Arbitrage-Free ed Implicazioni per la Finanza AziendaleCorporate Equity Warrants: Arbitrage-Free Pricing and Implications for Corporate FinanceBARBI, MASSIMILIANOSECS-P/09: FINANZA AZIENDALEDilution effect, risk-shifting effect, warrant pricing, CEV models.I corporate equity warrant rappresentano un affascinante metodo di finanziamento “ibrido” disponibile per le imprese. In prima approssimazione, un warrant è assimilabile ad una opzione call e, pertanto, il pricing è spesso effettuato applicando le formule di valutazione sviluppate per tali strumenti dalla teoria finanziaria. Tuttavia, la valutazione dei warrant presenta complicazioni ulteriori rispetto alla determinazione del prezzo di opzioni call, e la ragione risiede principalmente in alcuni elementi distintivi di maggiore complessità, tra cui l’effetto diluitivo del capitale esistente derivante dall’esercizio, ed il c.d. effetto “risk-shifting”, in base al quale si verifica un trasferimento di rischio sistematico dagli azionisti ai possessori di warrant, non appena questi strumenti vengono emessi.
L’obiettivo di questa tesi è di analizzare il tema dell’emissione dei corporate warrant dal punto di vista della finanza d’impresa e derivare un metodo di pricing innovativo per tener conto di un fenomeno (risk-shifting effect) tuttora non considerato dalla letteratura finanziaria. Dopo aver derivato formalmente tale approccio e le formule ad esso conseguenti, il lavoro propone una simulazione teorica ed un test empirico condotto su un campione di warrant quotati sul mercato italiano. Entrambi tali verifiche dimostrano come il modello presentato incorpori una maggiore bontà previsiva del prezzo di mercato rispetto agli approcci esistenti.Corporate equity warrants are one of the more fascinating capital-raising tools available to corporate finance officers. At a first approximation, they are option-like securities and according to this similarity, the pricing is usually performed by application of the standard option pricing theory. However, the theoretical and empirical analysis of warrants still remains an interesting research field within the finance literature. The reason is that warrants are more complex than call options. From an asset pricing point of view, the presence of some specific features (e.g., the equity dilution) prevents from using simple plain-vanilla formulas, while from a corporate finance standpoint, warrants offer several implications, principally because they affect the systematic risk of common stocks and are related to the choice of the firm’s capital structure.
The purpose of this thesis is to analyse corporate warrants and address some of the main open questions about their value. In particular, after reviewing the financial literature about warrant pricing and presenting some commonly accepted formulas, the relationship between warrants and the volatility of the underlying stock return is examined. Contrarily to the classical call options, in fact, warrants affect the capital structure of the issuing firm and produce a risk-shifting effect among equity claimants. We derive an alternative approach to pricing equity warrant, embedding this risk-shifting feature, and we propose both a theoretical simulation and an empirical test based on a sample of Italian warrants proving its accuracy.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOBIGELLI, MARCO2009-03-06Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/463enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/6912014-05-22T09:32:53Zhdl_10280_34hdl_10280_70LA STRUTTURA PROPRIETARIA E LA CREAZIONE DI VALORE NELLE OPERAZIONI DI AGGREGAZIONE DELLE SOCIETA' QUOTATE IN ITALIAPISANO, FRANCESCOSECS-P/09: FINANZA AZIENDALESECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARISECS-P/08: ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESEM&A, fusioni, acquisizioni, corporate governance, car, acquisitions, event study, non-voting shares, gruppi piramidali, benefici privatiL’obiettivo del presente elaborato è verificare se le caratteristiche della struttura proprietaria delle società quotate italiane hanno contribuito a incrementare la creazione di valore per tutti gli azionisti nelle operazioni di fusione e acquisizione effettuate dalle stesse società nel periodo dal 1999 al 2006. In particolare si verifica se, in un contesto che era caratterizzato da un basso livello di corporate governance, con elevata concentrazione della proprietà, con presenza di strutture proprietarie piramidali e azioni senza diritti di voto, esiste una relazione tra la profittabilità delle operazioni di acquisizione per tutti gli azionisti e la struttura proprietaria della società bidder. A tal fine è stato considerato un campione iniziale di 319 eventi di fusione e di acquisizione relativo alle operazioni annunciate dal 1999 al 2006 da società italiane quotate; è stato quindi effettuato uno standard event study per stimarne la profittabilità e sono state inoltre raccolte e classificate le informazioni relative alla struttura proprietaria e all’azionariato della società bidder.The aim of the paper is to verify if the ownership structure of Italian listed firms was able to increase all the shareholders’ wealth in the M&A activity from 1999 to 2006. In particular, notwithstanding the characteristics of the Italian contest (weak level of corporate governance, high ownership concentration, pyramidal structures and the presence of non-voting shares), I investigate the relation between the M&A activity performance for all the shareholders and the ownership structure of the bidders. I consider a sample of 319 M&A operations made by Italian bidders from 1999 until 2006. I use the standard event study approach to estimate the performance which has been investigated in relation to ownership information of the bidder.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOBIGELLI, MARCOGUALTIERI, PAOLO2010-03-15Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/691itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/8672014-05-21T09:45:59Zhdl_10280_34hdl_10280_70Liquidity shocks in the euro interbank market. An investigation of their role in explaning the 2007 credit crunchDI FILIPPO, MARIOSECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIkeyUniversità Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOBAGLIONI, ANGELO STEFANOBRUNETTI, CELSO2010-03-15Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/867enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/10392011-04-07T01:00:20Zhdl_10280_34hdl_10280_70La Struttura Finanziaria Delle BancheBANKS' LEVERAGESAMORI, DOMITILLA FLAVIASECS-P/05: ECONOMETRIASECS-P/09: FINANZA AZIENDALESECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIbanks' leverage, capital requirement, Basel II, signalingQuesta tesi cerca di analizzare le determinanti della struttura finanziaria delle banche. Si ritiene generalmente che il leverage ratio bancario sia determinato indirettamente tramite l’applicazione di requisiti patrimoniali, in particolare requisiti legati al rischio dell’investimento come nello schema di Basilea II. Molti dei recenti contributi empirici criticano questa tesi ed anzi individuano fattori di mercato come principali variabili nella determinazione del leverage. Una collezione dei recenti studi in materia viene raccolta nel primo capitolo.
Nel secondo capitolo, si analizza l’impatto dei requisiti patrimoniali sulla struttura finanziaria delle banche all’interno di un modello di signaling. Viene dimostrata l’esistenza di un equilibrio di separazione, in cui i requisiti patrimoniali non sono vincolanti per ogni tipo di banca; si dimostra inoltre che in equilibrio esiste una relazione negativa tra il leverage bancario e la qualità degli attivi: è infatti la banca di minore qualità ad avere un leverage maggiore. Questo risultato, in contrasto con la tradizionale teoria di finanza aziendale, può aiutare a comprendere alcuni episodi della recente crisi finanziaria ed interroga l’efficacia del sistema di Basilea II.
Infine, nell’ultimo capitolo, viene condotta un’analisi empirica sulle determinanti del leverage bancario . Sono identificate relazioni stabili e negative tra il leverage delle banche incluse nel campione e la qualità dei loro attivi. Questo risultato si conferma al variare degli strumenti utilizzati per identificare la qualità degli attivi. Questa relazione negativa ci suggerisce che le banche si pongano l’obiettivo di targettizzare un certo livello di leverage per dare un segnale al mercato circa la loro qualità intrinseca: migliore la qualità degli attivi, minore è il loro utilizzo di leva finanziaria. Queste banche rinunciano ad intraprendere investimenti profittevoli pur lanciare un messaggio al mercato e ridurre il costo del finanziamento.This thesis analyzes banks’ choices over their leverage ratio targeting. It is commonly believed that the banks’ leverage ratio is implicitly driven by the risk-related regulation set by the Basel Committee. Many recent empirical studies on the subject challenge this presumption and suggest that factors other than regulation drive the banks’ choices on leverage. A review of the recent contributions on the subject is presented in the first chapter.
In the second chapter we study how capital requirements affect banks' capital structure within a standard signaling model. We prove the existence of a separating equilibrium in which capital requirements are not binding for every type of bank, and we show that in equilibrium there exists a negative relationship between bank's leverage and its intrinsic quality: it is the low type bank that takes on more debt. This result, in contrast with the traditional theory of corporate finance, sheds some light on some of the recent financial crises episodes and hence questions the effectiveness of the current regulatory environment.
Finally, in the last chapter, we conduct an empirical analysis on the cross-sectional determinants of banks' leverage. We find a negative and stable relation between banks leverage and the quality of their assets. This result is proved valid under different definition of assets' quality, based on ex-ante and ex-post expectation of the realization of asset quality. The results suggest that banks might target a certain leverage ratio to reveal their true quality to the market: the higher quality banks signal their private information to the market with a lower level of leverage, passing over some profitable opportunities to gain from a lower cost of funding.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTODALLOCCHIO, MAURIZIOBONINI, STEFANO2011-04-06Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1039enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/9372011-02-21T08:26:23Zhdl_10280_35hdl_10280_70MICROFINANCE AND RISK SHARING ARRANGEMENTS: COMPLEMENTS OR SUBSTITUTES? THEORY AND EVIDENCE FROM ETHIOPIACASTELLANI, DAVIDESECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARISECS-P/05: ECONOMETRIASECS-P/01: ECONOMIA POLITICAmicrofinance, risk Sharing Arrangements, limited commitment, Ethiopia, multilogitL’offerta di servizi di microcredito da parte di istituzioni di microfinanza contribuisce ad aumentare l’accesso al credito di una clientela rurale ed accrescere l’efficienza dei mercati locali del credito? Questo studio prova a rispondere alla precedente domanda attraverso lo sviluppo di un modello teorico e l’analisi empirica sulla base di dati raccolti in un villaggio dell’Etiopia.
In un mercato finanziario duale (formale/informale), il modello teorico indica che, nonostante non tutti i membri dell’ accordo informale ottengano un microcredito dall’intermediario formale, ogni membro dell’istituzione informale ne beneficia. Infatti, i membri che si trovano in condizione di deficit finanziario beneficiano direttamente di maggiori risorse derivanti dal prestito mentre gli altri membri godono di vincoli di partecipazione meno stringenti. Inoltre, quando il tasso di interesse sui prestiti formali si riduce, aumenta sia l’utilità dei prenditori di fondi che quella di tutti gli altri membri dell’istituzione informale. Gli intermediari formali sottraggono mercato alle istituzioni informali in una misura che dipende dall’ammontare del microcredito e dal tasso di interesse.
I dati raccolti nel villaggio rurale etiope confermano solo parzialmente le considerazioni teoriche. In primo luogo, a causa di un diverso ammontare e di una diversa scadenza dei prestiti formali rispetto a quelli informali, nel villaggio i due mercati sembrano complementari. In secondo luogo, l’approccio del prestito di gruppo sembra replicare gli stessi processi di monitoraggio e selezione delle istituzioni informali e pertanto le famiglie a basso reddito rimangono vincolate nell’accesso al credito.
In conclusione, se le istituzioni di microfinanza volessero operare con successo nelle aree rurali, dovrebbero, per prima cosa, studiare i processi di selezione dei membri all’interno delle istituzioni informali e, per seconda cosa, offrire una più ampia gamma di prodotti finanziari oltre al credito, come ad esempio prodotti di risparmio e prodotti assicurativi.Does the provision of formal microcredit increase access to credit of rural clients and efficiency of credit markets? This study tackles this question through the development of a theoretical model and an empirical analysis in an Ethiopian village.
In a dual (formal/informal) financial market, the theoretical model suggests that when some members of the informal arrangement get a formal loan, all members benefit from it. The agents who have a current deficit have greater financial resources whereas the agents who have an expected future deficit enjoy looser participation constraints. Furthermore, when the interest rate charged on formal loans decreases, the utility of not only borrowing members but all members in the arrangement increases. Besides, the formal market crowds out the informal market to some extent as long as the formal loan size increases or the interest rate decreases.
Evidence from the rural village in southern Ethiopia only weakly confirms the theoretical results because of two reasons. First, due to different size and maturity of loans, the formal microcredit services and the informal risk sharing arrangements appear to be complements in the local market.
Second, the group lending approach seems to replicate the same selection and monitoring processes of the informal arrangements and the low-income households remain constrained in their access to credit.
Therefore, MFIs that want to operate successfully in rural areas should, first, make an assessment of self-selection processes in the informal arrangements and, second, provide a wider range of financial products besides credit, such as savings and insurance products.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOVIGANO', LAURA2011-02-18Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/937enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/13892013-06-04T13:47:01Zhdl_10280_35hdl_10280_70La struttura del consiglio di amministrazione nel settore bancario europeo: un'indagine empiricaFOTI, GIUSEPPESECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARISECS-P/09: FINANZA AZIENDALEgoverno societario, consiglio di amministrazione, banche, struttura del consiglio di amministrazione, dimensione e composizione del consiglio di amministrazione, diversità di genere, corporate governance, board of directors, banks, board structure, board size and composition, gender diversityLa recente crisi internazionale ha acceso un intenso dibattito sulla composizione degli organi di governo societario delle istituzioni finanziarie. Questo studio si pone l’obiettivo di indagare le determinanti della struttura del consiglio di amministrazione nel settore bancario europeo. Il primo capitolo è dedicato all’analisi dei fattori capaci di condizionare la dimensione del consiglio e la presenza di componenti non esecutivi e di componenti indipendenti. I risultati ottenuti dimostrano l’esistenza di un equilibrio complessivo tra i fattori idiosincratici propri delle singole banche e le caratteristiche dei Paesi in cui esse operano nell’influenzare la dimensione dell’organo amministrativo. Di contro, le peculiarità del contesto di riferimento spiegano la maggior parte della variabilità nelle percentuali di amministratori non esecutivi e di amministratori indipendenti. Con riferimento alle caratteristiche specifiche degli intermediari, vengono identificate relazioni sistematiche tra la struttura del consiglio di amministrazione e l’operatività aziendale o la struttura proprietaria, in funzione del trade-off tra i costi e i benefici associati a configurazioni alternative dell’organo di gestione. Nel secondo capitolo, viene sviluppata l’analisi delle determinanti della presenza di amministratori di genere femminile. Il modello empirico integra le variabili esplicative relative alle caratteristiche delle singole banche con un ampio numero di indicatori della condizione della donna in ciascun Paese, attinenti all’istruzione, alla famiglia, al bilanciamento tra vita privata e lavoro, all’occupazione e al coinvolgimento nella politica e nelle istituzioni pubbliche. Le evidenze dell’analisi fanno emergere con chiarezza che la partecipazione femminile al consiglio delle banche è uno specchio dell’immagine della donna nell’ambiente esterno. In questo senso, i Paesi con costumi più emancipativi e un più efficace sistema di welfare a supporto della parità tra i generi presentano la più elevata partecipazione femminile al consiglio di amministrazione degli intermediari nazionali.The recent financial crisis has brought board of directors of financial institutions into the spotlight. This study investigates the determinants of board structure in the European banking industry. In the first chapter, we analyze factors that can affect the number of board members, the percentage of non executive directors and the percentage of independent directors. We prove the existence of an overall equilibrium between bank-specific and country-specific characteristics in explaining variation in board size. In contrast, country-specific characteristics explain most of the variation in the percentages of non executive directors and independent directors. As regards bank-specific characteristics, we find systematic relationships between board composition and bank’s operating variables or ownership structure variables, according to benefits and costs embedded in different board structures. In the second chapter, we examine the determinants of female participation in the boardroom. In this case, bank-specific characteristics are complemented by country-specific explanatory variables of women’s status covering the areas of education, family life, economic activity and employment, work-life balance, participation in public life and decision making. The results provide evidence that female representation on bank boards is a mirror of the general status of women in the country in which the banks operate. In this sense countries that exhibit more emancipative values, as well as more advanced welfare systems to promote effective equality between women and men, are the ones that present higher percentages of female board directors in their banks.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTODALLA SEGA, FRANCOBELCREDI, MASSIMO2012-03-19Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1389itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/16922014-05-22T08:21:23Zhdl_10280_35hdl_10280_70Le decisioni di capitale delle banche: il ruolo del quadro regolamentare e dei meccanismi di corporate governance in Europa (2006-2010)Banks' capital decisions: the influence of the regulatory framework and corporate governance mechanisms in Europe (2006-2010)TANDA, ALESSANDRASECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIpatrimonializzazione delle banche, patrimonio, esposizione al rischio, regolamentazione, pressione regolamentare, corporate governance, bank capital ratio, risk exposure, regulation, reguatory pressure, corporate governanceLa tesi esamina il tema del capital management nelle banche, con particolare riferimento all’impatto della regolamentazione e della corporate governance sulle decisioni in tema di patrimonializzazione ed esposizione al rischio. La letteratura evidenzia come l’attuale framework regolamentare possa produrre effetti indesiderati, inducendo le banche ad assumere un livello di rischio non coerente con il patrimonio disponibile; anche con riferimento alla corporate governance i contributi empirici evidenziano risultati contrastanti.
Partendo dai risultati di tale review, nella tesi si analizza il comportamento di un vasto campione di banche europee tra il 2006 e il 2010, tenendo conto delle variabili principali che determinano le scelte sul livello di patrimonializzazione e di rischio.
In particolare, nel primo capitolo si valuta l’impatto della pressione regolamentare sulle variazioni di capital ratio ed esposizione al rischio in un vasto campione di banche europee. I risultati suggeriscono che il comportamento delle banche sembra dipendere dalla definizione di patrimonio utilizzata, ossia dalla qualità degli strumenti ricompresi nei coefficienti di solvibilità. Il secondo capitolo si concentra su un campione di grandi banche europee: tale analisi consente di rilevare come la regolamentazione e i meccanismi di corporate governance costituiscano fattori rilevanti e complementari nel determinare alla relazione tra patrimonializzazione e rischio.This thesis examines capital management in banks, with special reference to the impact of regulation and corporate governance on the decisions on capital and risk exposure. Past literature highlights how the present regulatory framework might produce unwanted effects, inducing banks to take a level of risks not consistent with their capital base; also with reference to corporate governance, past empirical contributions present controversial results. On the basis of the review of the literature, this study analyses the behaviour of a wide sample of European banks between 2006 and 2010, taking into consideration the main variables that influence the decisions on capital and risk. In particular, the first chapter evaluates the impact of regulatory pressure on changes in capital ratio and risk for a wide sample of European banks. Results suggest that banks behaviour depends on the capital ratio considered, i.e. on the quality of the instruments included in the capital base. The second chapter focuses on a sample of large European banks: such analysis suggests that regulation and corporate governance mechanisms are crucial and act complementarily in determining the relationship between capital and risk.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOSCHENA, CRISTIANA MARIAGUALANDRI, ELISABETTA2013-02-18Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1692enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/28132015-02-27T01:00:47Zhdl_10280_35hdl_10280_70Il valore dell'informazione contenuta nel credit rating: evidenze dall'evento di rating withdrawalTHE VALUE OF CREDIT RATING INFORMATION: EVIDENCE FROM RATINGWITHDRAWALSSALVADE', FEDERICASECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARISECS-P/08: ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESEagenzie di rating, rating agenciesLe agenzie di rating nascono come intermediari di informazione tra coloro che emettono titoli e gli investitori.
La crisi finanziaria ha generato intense critiche verso l’industria del rating. La conseguenza è un potenziale ridimensionamento dell’utilizzo del rating che avviene per esempio con emittenti che non acquistano più la certificazione.
Nel presente elaborato mi focalizzo sul ruolo delle agenzie di rating studiando la loro influenza sul costo del capitale e sul finanziamento delle imprese.
Il primo capitolo riassume le precedenti evidenze empiriche sul contenuto informativo del rating. Il secondo e il terzo capitolo dell’elaborato offrono un nuovo contributo alla letteratura utilizzando due tipologie di cancellazione di rating avvenute tra il 2001 e il 2011. La prima tipologia avviene nel caso in cui l’azienda cessa di essere monitorata e certificata dall’agenzia. La seconda tipologia avviene per un cambio di policy di Moody’s che modifica il rating in circolazione senza alcun cambiamento nei fondamentali dell’emittente.
L’elaborato mostra che il rating influenza il costo del capitale e il finanziamento delle imprese.Rating agencies exist to assess the creditworthiness of issuers and reduce the adverse effect of information asymmetry. However, the effectiveness of such financial intermediaries in mitigating information asymmetry has been doubted in particular after the financial crisis.
In this thesis, I examine two types of Moody’s' credit rating withdrawals to assess whether rating contains relevant information for investors. The first type of withdrawals occurs when the firm stops being rated. The second type of withdrawals occurs because Moody's implemented a policy to refine the outstanding
rating information without any change in the firms’ fundamentals . I show that the rating withdrawals influence the firms’ credit market access, financing decisions and cost of capital. I conclude that rating information has a value for market participants.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOPETRELLA, GIOVANNI2014-03-28T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/2813enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/28122014-04-01T01:01:31Zhdl_10280_35hdl_10280_70Relazioni di credito, difficoltà finanziarie e rinegoziazione del debitoRELATIONSHIP LENDING, FINANCIAL DISTRESS AND DEBT RENEGOTIATIONROSSI, PAOLASECS-P/01: ECONOMIA POLITICASECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIrelazioni di credito, difficoltà finanziaria, rinegoziazione del debito, relationship lending, financial distress, debt renegotiation,La tesi analizza come le relazioni tra banche e imprese influenzino la capacità di aziende in difficoltà di rinegoziare il loro debito. Dopo una rassegna della teoria, con particolare attenzione ai fallimenti di mercato che ostacolano la rinegoziazione (primo paper), la tesi approfondisce i problemi di coordinamento tra più banche in presenza di multiaffidamento (secondo paper). Un modello a giochi ripetuti viene utilizzato per descrivere la situazione di banche che si incontrano ripetutamente per discutere su numerose imprese in difficoltà. In tale contesto, il coordinamento è raggiunto seguendo una classica ,'trigger strategy', che prevede la punizione dei comportamenti opportunistici. All’aumentare del numero di banche, altre strategie possono essere utilizzate, come l’esclusione dei creditori considerati inaffidabili (‘ostracismo’), migliorando così la probabilità di cooperare. L’ultimo paper affronta questi temi empiricamente: le banche ristrutturano più facilmente aziende il cui debito è prevalentemente di origine bancaria, più grandi e con una migliore situazione economica e finanziaria prima della crisi. Al crescere del numero di banche la probabilità di ristrutturare e il credito concesso dopo la crisi aumentano fino ad una soglia, stimata tra tre e quattro banche, oltre la quale trovare un accordo diventa più difficile. Questo risultato può aiutare a spiegare la diffusione del multiaffidamento.The thesis analyses how bank-firm relationships affect firms facing financial distress and their capability to renegotiate outstanding debt. The first paper reviews the theoretical contributions on this process and the market failures that hinder it. The second paper studies coordination problems among multiple banks. Banks have more than one distressed firm to face and, therefore, they come across repeatedly and behave strategically. This setting is modelled as a repeated game, wherein coordination is improved by following a classical trigger strategy, which threatens a punishment in case of free riding behaviours. As the number of lending banks increases, different strategies can be adopted, such as ostracism against untrustworthy players, thus improving the likelihood of cooperation. The last paper analyses empirically the issue: banks tend to restructure those firms they are more involved in, larger and with a better economic and financial situation before the distress event. A higher number of banks and more dispersed debt increase the restructuring probability, the new credit granted after the distress event and the survival probability, up to a threshold estimated between three and four banks, beyond which reaching an agreement becomes harder. This result gives a new rationale to multiple banking relations.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOBAGLIONI, ANGELO STEFANO2014-03-28T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/2812enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/61262015-03-17T01:01:11Zhdl_10280_35hdl_10280_70L'introduzione dei Big Data nelle organizzazioni ambidestre: evidenze dall'industria bancariaTHE INTRODUCTION OF BIG DATA IN AMBIDEXTROUS ORGANIZATIONS: EVIDENCES FROM THE BANKING INDUSTRYPALAZZESI, ALBERTOSECS-P/10: ORGANIZZAZIONE AZIENDALESECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIBig Data, industria bancaria, ambidestrismo, caso di studio, banking industry, ambidexterity, case studyNel corso degli ultimi anni l'industria finanziaria ha incominciato a identificare nei Big Data una potenziale leva strategica per la relazione banca-cliente.
Tuttavia, come evidenziato in vari contributi, le organizzazioni incontrano alcune difficoltà nell’implementare suddette tecnologie poiché il livello di innovazione richiesto si scontra con quelle prassi e norme ben radicate nelle macchine operative degli intermediari finanziari.
Il presente lavoro, supportato da una rassegna della letteratura sull'implicazione organizzativa dei Big Data, descrive un progetto realizzato da una banca europea che, nell'ultimo anno, ha introdotto nei propri sistemi informativi i Big Data per supportare l’operatività dei gestori corporate nell'ambito della relazione banca-azienda.
Utilizzando “l'ambidestrismo” come framework teorico (basato sul conflitto exploration-exploitation), questa tesi propone alcune soluzioni a livello organizzativo per risolvere le tensioni tra: i soggetti coinvolti in attività di innovazione radicale (exploration activities) e i soggetti coinvolti in attività che mirano alla standardizzazione e all'efficientamento continuo (exploitation activities) delle operation degli intermediari finanziari.
Sei mesi di osservazioni dirette e quarantasei interviste condotte trasversalmente su quattro unità della banca costituiscono la base dati principale del contributo empirico di questo lavoro di tesiIn recent years the financial industry has begun to identify Big Data as a potential strategic leverage in the bank-customer relationship.
According to different contributions, organizations are generally facing some difficulties in introducing these technologies because the degree of innovation required generally clashes with those standards and practices rooted in the operating machine of the financial intermediaries.
This work, supported by a review of the literature on the Big Data organizational implications, describes a project developed by a European bank that, in the last year, introduced these technologies within its information systems to support managers in the bank-corporate relationship.
Using the “ambidexterity” as a theoretical framework (based on the tradeoff between exploration and exploitation), this thesis proposes some organizational solutions to resolve tensions between: those subjects involved in activities regarding radical innovations (exploration activities) and those involved in activities aimed at the standardization and at the continuous efficiency (exploitative activities) of the bank’s operations.
Six months of direct observations and forty six interviews conducted across four units of the bank represent the main basis of the empirical contribution of this thesis.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTORAJOLA, FEDERICOFRIGERIO, CHIARA2015-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6126enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/61282024-01-25T19:04:26Zhdl_10280_35hdl_10280_70PREDICTING CRASHES AND MANAGING PORTFOLIO IN CRISIS PERIODMADONNA, MICHELE MARIASECS-P/06: ECONOMIA APPLICATASECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARICrisi dei mercati finanziari, Term spread yield, BSEYD, contagio, Gestione di portafoglio neutrale, Financial markets crisis, Term spread yield, BSEYD, Contagion, Neutral portfolio managementEventi come l’ultima crisi finanziaria sono una delle principali cause di perdite inattese negli investimenti finanziari. Infatti, durante una crisi finanziaria, la volatilità dei rendimenti azionari aumenta a causa degli shock dei mercati, incrementando la probabilità di perdita. Per fronteggiare gli effetti della crisi gli investitori , sfruttando possibili informazioni provenienti dai mercati, dovrebbero impostare con anticipo le proprie strategie di investimento e gestirli in modo appropriato per limitare gli effetti degli shock. In base a tali considerazioni si è analizzato, con tale studio, la capacità di predizione da parte di alcune variabili finanziarie/economiche ( BSEYD e Term Yield Spread) dell’andamento dei principali mercati europei ( Germania, Francia e Spagna) e si è definita un appropriata strategia di investimento per i periodi di crisi, costruendo un modello di portafoglio neutrale agli shock. I periodi analizzati sono stati rispettivamente : 1994-2013 e 2003-2014. I risultati hanno dimostrato che le variabili analizzate presentano diverso potere di predizione dei mercati considerati e che la perfomance del portafoglio neutrale agli shock di mercato è migliore di quella del portafoglio market neutral nei periodi di crisi.Events like the last financial crisis are one of the principal causes of unexpected loss in investments. During a financial crisis period the stock return volatility increases for effect of internal and external shocks and the probability of reaching the expected return become lower , increasing the probability of loss.
To face crisis effects, international investors should consider possible signals and information present in the market about possible crashes or declining period to set in advance their investment strategies and to manage them properly to limit the shock effects. On the basis of these considerations, with this study, we analyzed the predictive power of 2 economic/ financial variables( BSEYD and Term spread yield) on principal European stock markets (France, Germany and Spain) and defined a proper investment strategy for financial crisis period, building a portfolio model that is neutral to the international market shocks. The study has been conducted in two periods: 1994-2013 ( prediction analysis) and 2003-2014 (shock neutral portfolio mode). Results show different predictive power on the of the variables on the different markets analyzed and a better performance of the shock neutral portfolio than the market neutral portfolio strategy in declining period of the market.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOCERRONE, ROSARIA2015-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6128enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/61272015-03-17T01:01:12Zhdl_10280_35hdl_10280_70L'attività di monitoraggio bancario e il contributo alla crescita economica: Analisi empiriche del Sistema Bancario ItalianoBANK MONITORING ACTIVITY AND THE CONTRIBUTION TO THE ECONOMIC GROWTH: EMPIRICAL ANALYSES OF THE ITALIAN BANKING SYSTEMCINCINELLI, PETERSECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARIqualità dei prestiti, monitoraggio del credito, crescita economica, efficienza, sanzioni Banca d’Italia; loans quality, loan monitoring activity, economic growth, efficiency, economic sanctions Bank of ItalyLa presente Tesi intende rispondere a tre domande di ricerca tra loro legate. La prima domanda ha l’obiettivo di studiare se il contributo dell’attività creditizia delle banche possa contribuire al rafforzamento del tessuto economico del Paese attraverso un impatto positivo sulla crescita del PIL. La seconda domanda ha l’obiettivo di stimare econometricamente una variabile proxy che esprima le risorse dedicate da ciascuna banca al controllo costante dei finanziamenti erogati, analizzandone il potenziale effetto sia sulla qualità del portafoglio prestiti delle banche sia sul grado di efficienza del processo bancario tradizionale stimato attraverso l’approccio parametrico della frontiera stocastica. La terza domanda ha l’obiettivo di studiare se una maggiore attività di monitoraggio bancario possa ridurre la probabilità di incorrere in sanzioni amministrative da parte della Banca d’Italia. Analizzando un panel bilanciato di 436 banche Italiane, nell’arco temporale 2000-2012, i risultati evidenziano: l’attività creditizia della banca, se di qualità, contribuisce alla crescita economica; l’intensità del processo di monitoraggio del credito rafforza la capacità di prevedere con anticipo futuri peggioramenti della qualità dei prestiti; una relazione positiva tra l’attività di monitoraggio e l’efficienza del processo produttivo bancario; una relazione negativa tra l’efficienza del processo produttivo bancario e le sanzioni amministrative comminate dalla Banca d’Italia.The Thesis is based on three research questions. The first research investigates whether the lending growth, in the Italian banking system, could contribute to the economic growth and which banks (commercial, cooperative, mutual) show a more sustainable relationship with the economic environment. The second research develops a proxy based on labour input in the loan monitoring process. The proxy investigates: the resources devoted by banks to their loans monitoring activity; its influence on loans quality, its predictive aptitude in finding out anticipatory signals of credit quality worsening; its efficiency on the bank productive process. The third research analyses the relationship between the effective system of banking supervision (i.e., economic sanctions inflicted by the Bank of Italy) and the efficiency of the bank production process estimated through the stochastic frontier approach. Based on a balanced panel of 436 Italian banks, between 2000-2012, the results show: the lending growth may contribute to the economic environment; superior loan monitoring activity improves both future loan losses experience through the early detection and the management of problem loans; the monitoring activity increases the efficiency of the bank production process; the more economic sanctions are inflicted, the less the efficiency of the production process will be.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOPIATTI, DOMENICOVIGANO', LAURA2015-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6127enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/104022016-03-05T02:02:25Zhdl_10280_35hdl_10280_70ESSAYS ON OPTION IMPLIED VOLATILITY RISK MEASURES FOR BANKSANSELMI, GIULIOSECS-P/09: FINANZA AZIENDALESECS-P/11: ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARISECS-P/05: ECONOMETRIAimplied, volatility, realized, skew, spread, banks, leverage, portfolio, analysis, returns, return, liquidity, ratio, basilea, capital, libor, financial, distress, credit, risk, measures, measure, traders, monetary, policy, finance,La tesi comprende tre saggi sul ruolo della volatilità implicita per le banche. La tesi è organizzata in tre capitoli. Capitolo I - studia il ruolo di skew e spread della volatilità implicita nel determinare i rendimenti delle azioni bancarie. Capitolo II - analizza gli effetti degli skew della volatilità implicita e della realized volatility sulla leva finanziaria delle banche. Capitolo III - si focalizza sul rapporto tra il coefficiente di liquidità delle banche e le misure per il rischio estratte dalla volatilità (skew, spread, realized volatility).The thesis comprehends three essays on option implied volatility risk measures for banks. The thesis is organized in three chapters. Chapter I - studies the informational content for banks' stock returns in option's implied volatilities skews and spread. Chapter II - analyzes the effect of volatility risk measures (volatility skew and realized volatility) on banks' leverage. Chapter III - studies the relationship between banks' liquidity ratio and volatility risk measures.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOBANFI, ALBERTOPETRELLA, GIOVANNI2016-03-03T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/10402enopen