2024-03-28T13:36:29Zhttp://tesionline.unicatt.it/dspace-oai/request
oai:tesionline.unicatt.it:10280/3052013-06-04T09:57:43Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/305POLITICHE AMBIENTALI E INNOVAZIONE: IL CASO DELL'EMISSION TRADING EUROPEOEnvironmental Policy and Innovation: the European Emission Trading SchemePONTOGLIO, SERENASECS-P/02: POLITICA ECONOMICApolitiche ambientali, innovazione ambientale, emission trading, industria cartaria, environmental policy, environmental innovation, emission trading, paper industryQuesto lavoro esamina la relazione tra politiche ambientali ed eco-innovazione, discutendo i contributi teorici sull'argomento e i risultati delle analisi di valutazione ex-post degli effetti di politiche ambientali in contesti diversi. Si applica l'analisi degli effetti indotti d'innovazione ambientale al caso dell'emission trading europeo, il sistema di scambio dei permessi d'emissione d'anidride carbonica introdotto in Europa (Eu ets) con la direttiva 2007/83 nel 2005. Si esamina la configurazione dell'euts, il suo scostamento da un sistema ideale di permessi in grado di fornire il massimo incentivo all'innovazione, la performance del primo biennio di applicazione, confrontando emissioni allocate e verificate. Si analizza la risposta dell'industria cartaria italiana all'emission trading, attraverso lo sviluppo di un caso di studio che utilizza i risultati di un questionario sottoposto agli impianti cartari nel maggio 2007 e una serie d'interviste a operatori del settore.This works examines the effects of environmental policies on the eco-innovation process. The theories analyzing the relationship between environmental policy intervention, the choice of instruments, their role as innovation drivers are discussed and a great number of ex-post empirical analysis of the effects of policy intervention on the environmental innovation process are evaluated. The analysis of the effects of environmental policies and innovation is applied to the case of the European union emission trading scheme (EU ETS). EU ets was introduced by directive 2003/87/ec and is the cornerstone of the European climate policy. The design of EU ets and its application during the period 2005-2007 are examined. The response of the Italian paper industry to the introduction of EU ets and its innovation effects are examined through the development of a case study, based on the results of a questionnaire submitted to the Italian paper plants subjected to EU ets.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOZOBOLI, ROBERTO2008-03-27Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/305itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/3062014-05-26T08:50:55Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/306Il ruolo sociale delle Università
il caso della partnership Boston University-ChelseaTHE SOCIAL ROLE OF UNIVERSITIES THE CASE OF THE BOSTON UNIVERSITY-CHELSEA PARTNERSHIPLABARILE, MISAuniversità, istruzione superiore, società della conoscenza, partnership, riforma del sistema educativo , university, higher education, knowledge society, partnership, educational reformLa mia tesi in questo lavoro di ricerca è che le università possono costituire attori di sviluppo grazie ad un'azione immediata e diretta su un'area problematica locale condotta attraverso partnership e reti con altri attori pubblici e privati. L'obiettivo è di creare due fattori di sviluppo: capitale sociale e capitale umano. Ho contestualizzato questa idea nella letteratura dell'istruzione superiore, relativamente ai termini del dibattito intorno a un ruolo innovativo e attivo dell'università contemporanea nel contesto sociale. Di questo mi occupo nel capitolo 1. Nel capitolo 2 analizzo il problema di secondo livello, ovvero l'aspetto organizzativo che può assumere una forma innovativa di funzione sociale: le partnership pubblico-private. Le ipotesi che emergono nei primi due capitoli vengono testate nel terzo sul caso di studio, la partnership tra Boston University e il distretto scolastico di Chelsea, MA: un esperimento unico nel quale un'università privata ha gestito sistematicamente per due decenni un distretto scolastico pubblico. Benché il caso di studio sia unico nel suo genere, e quindi non comparabile, ho voluto contestualizzarlo nel capitolo 4 attraverso l'analisi di altri due casi relativi a problemi affini: riforme scolastiche per la qualità dell'istruzione, e le politiche e la missione delle istituzioni di istruzione superiore. Tutti i casi presentati in questo lavoro appartengono alla prospettiva statunitense.My thesis in this work is that the universities could be active agents of development, intervening successfully on a local problematic area by networking with public and private actors in order to generate two specific factors of development: social and human capital. I set this idea in the context of the literature on higher education and the debates on innovative and active social functions for the contemporary university. This is the focus of Chapter 1. In Chapter 2 I approach the problem on a deeper level, in its organizational terms: I analyse the public-private partnerships as instruments for the universities to self-assign and re-interpret their local engagement for the creation of human and social capitals. The hypothesis presented in the first two chapters are tested in Chapter 3 on my case study: the Boston University-Chelsea Partnership, a unique example of the day-by-day management of a public district (the Chelsea public schools, MA) by a private university (the Boston University). My case study is set in context in Chapter 4, through the provision of other cases that, albeit not comparably, address similar concerns (quality of education and systems reform, and higher education policies and mission). All these cases are US-focused.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOZOBOLI, ROBERTO2008-03-27Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/306enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/3072013-06-04T09:57:43Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/307COOPERAZIONE INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO: IL RUOLO DELLA SOCIETA' CIVILE NELLE POLITICHE DELLA BANCA MONDIALE E DELL'UNIONE EUROPEAInternational cooperation for Development: the Civil Society's Role in the Policies of World Bank and European UnionBIANCHESSI, ANDREApovertà, sviluppo, aiuto pubblico allo sviluppo, Paesi in via di sviluppo, società civile, ONG, Banca Mondiale, Unione Europea, cooperazione internazionale, organizzazioni internazionali, poverty, development, official development assistance, developing countries, civil society, NGO, world bank, European union, international cooperation, international organizationLa presente tesi di dottorato valuta i rapporti tra le organizzazioni della società civile e le istituzioni internazionali nel sistema della cooperazione per lo sviluppo, attraverso l'analisi delle politiche della Banca Mondiale e dell'Unione Europea, che risultano gli attori multilaterali più rilevanti nell'allocazione e gestione dei finanziamenti dell'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS).
Nel quadro di relazioni cooperative-dialettiche, si verificano le funzioni degli interlocutori della società civile nel rapporto con le due organizzazioni internazionali e i livelli di partnership. Si analizzano alcuni nodi problematici come la valutazione della performance dei progetti delle organizzazioni della società civile (OSC), per verificarne il valore aggiunto; la dicotomia tra un approccio top-down e bottom-up nella pianificazione di processi di sviluppo locale; la rappresentatività e l'efficacia del contributo delle OSC alla global governance per lo sviluppo.
Si presentano anche due casi empirici di progetti realizzati da una stessa OSC, finanziati dalle due istituzioni considerate, al fine di favorire, attraverso l'analisi “micro”, la comprensione di eventuali diversità rispetto al quadro teorico, alle procedure sul “ciclo di progetto” e ai rilevamenti quantitativi presentati. Complessivamente, emerge che la cooperazione tra OSC e le istituzioni internazionali ha maggiori benefici che costi e conduce ad una partnership win-win per entrambi.The present PhD thesis considers the relationships between the organisations of civil society and the international institutions in development cooperation's system through the analysis of the World Bank's and the European Union's policies.
In the frame of cooperative and dialectic relationships will be verified the functions of the interlocutors of the civil society in relationship with the two international organisations and levels of partnership. Some problematic knots will be analysed such as the evaluation of projects' performance of the organisations of the social society (OSC) in order to verify the added value; the dichotomy between a top-down and bottom-up approach in the process planning of the local development; the representation and effectiveness of the OSC's contribution to the global governance for development.
Two empirical cases of projects realised by an OCE will be showed. These are financed by the two above considered institutions in order to favour, through a “micro” analysis, the comprehension of possible differences regard to the theoretical picture, to the procedures of the project cycle and to the quantitative showed survey.
Altogether it appears that the cooperation between the OSC and the international institutions has more benefits than costs and leads to a win-win partnership.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOBERETTA, SIMONA2008-03-27Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/307itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/3082013-06-04T09:57:43Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/308Le Agenzie pubbliche esecutive: il caso "Agenzia delle Entrate". Dal "Government" alla "Governance" del fenomeno tributario italianoExecutive Public Agencies: "The Italian Revenue Agency" Case. From "Government" to "Governance of Italian Fiscal PhenomenonRONDANINI, MARCOSECS-P/02: POLITICA ECONOMICAagenzie pubbliche, agenzie esecutive, agencification, agenzie fiscali, agenzie delle entrate, federalismo fiscale, governance tributaria, public agencies, executive agencies, revenue agencies / administrations, Italian revenue agency, fiscal federalism, revenue governanceIl contributo si propone – attraverso anche l'individuazione di punti di forza e di debolezza, di opportunità e di sfide (c.d. “SWOT Analysis”) – l'esame di una delle principali Agenzie pubbliche (esecutive) italiane, l' “Agenzia delle Entrate”: l'analisi dell'internazionale processo di c.d. “Agencification”, unitamente alla più sensibile dottrina versata nell'argomento, ne costituisce il presupposto teorico e comparato. La considerazione dell'adattamento al contesto italiano della modellistica internazionale (sub specie esecutiva: “structural disaggregation”; “reregulation”; “performance contracting”) e l'esame degli antecedenti storico-istituzionali e giuridici (interni) si palesano importanti linee di ricerca percorse. Lo specifico approfondimento dei profili storici, funzionali, strutturali e comparati – utilizzando lo strumentario euristico della contemporanea Scienza dell'Amministrazione – della recente esperienza istituzionale “Agenzia delle Entrate” mostra una sensibile, ma ancora parziale (specie sotto il profilo della c.d. “reregulation”), attuazione della ricordata modellistica agenziale esecutiva, ed al contempo evidenzia interessanti ipotesi di sviluppo istituzionale, già avvenute od in corso di manifestazione, per un passaggio – nella gestione del fenomeno tributario italiano – da un sistema a “Government” (ovvero verticistico e centralistico-ministeriale) ad un modello a “Governance” (cioè partecipato e qualificato dal principio di “sussidiarietà” istituzionale, verticale ed orizzontale), prima monolivello e stellare (la situazione attuale) e, quindi, multilivello e plurinodale (con l'avvento del c.d. “federalismo fiscale”).The paper proposes - through the identification of strengths and weaknesses, opportunities and threats (so-called “SWOT Analysis”) – the examination of one of the major public (executive) Italian Agencies, the “Agenzia delle Entrate”: the analysis of international process so-called “Agencification”, together with the more sensitive doctrine well-versed in the argument, constitutes the theoretical and compared assumption. The adaptation to the Italian context of international modelling (sub executive specie: “structural disaggregation”, “reregulation” and “performance contracting”) and the exam of the historical-institutional and legal antecedents reveal important covered lines of search. The specific deepening of historical, functional, structural and comparative profiles - using the heuristic tools of contemporary “Science of Administration” – of the recent institutional experience “Agenzia delle Entrate” shows a sensitive, but still partial (especially in terms of s.c. “reregulation”), implementation of the mentioned agencial-executive modeling, and, at the same time, highlights interesting hypothesis of institutional development, already happened or in course of show, toward a transition – managing Italian fiscal phenomenon - from a “Government” system (top - down and centralist - ministerial) to a “Governance” model (participated and qualified by institutional, vertical and horizontal “subsidiarity”), first monolevel and stellar (current situation), therefore, multilevel and networked (with the advent of s.c. “fiscal federalism”).Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOANCARANI, GIOVANNISCAZZOSO, MARIO2008-03-27Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/308itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/3092013-06-04T09:57:43Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/309ENERGIA NEL MERCOSUR. Analisi sulle potenzialità e le probabilità di integrare i suoi mercati energeticiEnergy in Mercosur Analysis about Potentialities and Probabilities of Integrating Its Energy MarketsLARA, IGNACIO FERNANDOSECS-P/02: POLITICA ECONOMICAintegrazione regionale, mercosur, energia, riforma dei mercati energetici, integrazione energetica, regional integration, mercosur, energy, energy markets' reform, energy integrationLo scopo di questo lavoro è di cercar di trovare una risposta alla seguente domanda: Tenendo conto della attuale situazione del Mercosur e la dinamica del suo sviluppo, quanto sarebbe benefico e/o fattibile il raggiungimento di una maggiore intesa in materia energetica, che potenzialmente potrebbe portare all'integrazione dei mercati energetici della sub-regione? Questi interrogativi conducono dunque all'analisi dell'interrelazione attuale e/o potenziale tra il processo d'integrazione regionale conosciuto come Mercosur e quello d'integrazione dei mercati energetici nella sub-regione. Inoltre, quest'analisi consentirà di verificare se il raggiungimento di una possibile intesa in materia energetica possa scatenare un spill-over positivo, rafforzando il processo attuale dell'integrazione regionale coadiuvando lo sviluppo in altre aree. Dall'analisi su queste tematiche emerge l'idea che sarebbe il settore energetico ad avere la possibilità di alterare la presente natura del Mercosur, non solo per il fatto ovvio che l'energia è ancora un settore dove ancora non si è sviluppato un accordo sub-regionale vincolante, ma anche per la possibilità che il raggiungimento di un tale accordo si ripercuota sulle aree adiacenti del settore energetico, incidendo sui cosiddetti functional linkages, che porterebbe al bisogno d'integrazione su altre aree e settori legati all'energia, dando nuovo impulso per approfondire il processo d'integrazione regionale.This research is aimed at finding an accurate answer to the following question: Considering Mercosur's current situation and the dynamics of its development, how beneficial and/or possible is the fulfilment of an accord in the energetic field, which would probably mean sub-regional energy markets integration? This question leads us to the study of current and/or potential interrelation between the regional integration process known as Mercosur and sub-regional energy markets integration. Moreover, the above mentioned analysis will allow us to prove whether an accord in the energetic field might unleash a positive spill-over, strengthening the current regional integration process while assisting other areas of it. The analysis of these issues emerges the idea that it will be the energy sector the one that may alter Mercosur's current nature. Not only is it possible because of the obvious thing that energy is a sector where there's no binding accord in a sub-regional field, but also because of the possibility that the fulfilment of this accord may impact on the adjacent areas of the energy sector, influencing the well know functional linkages. In this way, it will emerge the need of integrating other areas and sector linked to the energy sector, giving a new momentum to deepen the regional integration process.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOZOBOLI, ROBERTOBERETTA, SIMONA2008-03-27Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/309itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/3292013-06-04T09:57:30Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/329ANALISI DELL'AZIONE DIPLOMATICA DELLA SANTA SEDE NELLA RICERCA DI UN NUOVO ORDINE INTERNAZIONALE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RUOLO DELL'ONU E DELLA CSCE - OCSEPapal Diplomacy and the Pursuit of a New International Order: the role of UNO and CSCE/OSCERODEGHIERO, MARCOSECS-P/02: POLITICA ECONOMICASanta Sede, diplomazia, ordine internazionale, ONU, CSCE, OSCE, diritti umani, guerra giusta, Holy See, diplomacy, international order, UNO, CSCE, OSCE, human rights, just warNel corso della sua lunga storia la Santa Sede è sempre stata protagonista attiva delle relazioni tra popoli, regni, Stati e nazioni. Un ruolo importante viene da essa svolto anche nel '900, specialmente a partire dalla Prima Guerra Mondiale, nell'ambito del tentativo di costruire un nuovo ordine internazionale fondato più sulla forza del diritto che sul diritto della forza. L'Enciclica Pacem in Terris ed il Concilio Vaticano II segnano l'inizio di un più deciso appoggio alla diplomazia multilaterale ed alle organizzazioni internazionali, specialmente ONU e CSCE-OSCE, come si può vedere nel caso della Prima Crisi del Golfo (1990-1991) e della dissoluzione della ex Jugoslavia (1991-1999). La Santa Sede elabora così, progressivamente, un proprio concetto di nuovo ordine internazionale, fondato sul diritto, sulla parità giuridica, sulla uguaglianza sostanziale degli Stati, dotato di un'Autorità centrale imparziale, a carattere democratico, in grado di imporre il rispetto di determinati principi fondamentali per una pace duratura, nella piena osservanza del principio di sussidiarietà. Un ideale ancora lontano dall'essere raggiunto.Along his long history the Holy See has always played an important role in the relations between kingdoms, States and nations. This role remains important also in the 20th century, especially from World War One, in the pursuit of a new international order based more on the force of right than on the right of force. The Encyclical Pacem in terris and the II Vatican Council are the beginning of a deeper support to multilateral diplomacy and international organisations, particularly UNO and CSCE-OSCE, as it may be noticed during the First Gulf War (1990-1991) and the dissolution of former Yugoslavia (1991-1999). Thus, the Holy See has gradually developed a concept of new international order based on human rights and international law, juridical equality of all States, and on a central, impartial Authority capable of enforcing the respect of a given set of fundamental principles which are essential for the maintenance of peace, in the respect of the principle of subsidiarity. An ideal still far from reality.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANODE LEONARDIS, MASSIMO2008-03-27Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/329itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/5612013-06-04T09:57:39Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/561L'evoluzione della cooperazione territoriale in Europa: Analisi delle strategie di alcune Regioni italianeANGELERI, ELENASPS/04: SCIENZA POLITICARegioni, cooperazione territoriale, cooperazione transfrontaliera, confini, politica di coesione,paradiplomazia, europeizzazione, regions, territorial cooperation, cross-border cooperation, borders, cohesion policy, paradiplomacy, multi-level governance, Europeanization.L’oggetto della ricerca è costituito dalla cooperazione territoriale tra regioni confinanti e geograficamente non contigue che appartengono a Stati diversi nell’ambito dell’Unione europea. La tematica è studiata come caso specifico dell’internazionalizzazione delle regioni attraverso alcuni approcci disciplinari tipici degli studi europei, la multi-level governance, i policy networks e l’europeizzazione. L’analisi ripercorre le tappe principali dell’evoluzione della cooperazione territoriale in Europa, evidenziando l’impatto sulla stessa dei contesti giuridico-costituzionali nazionali e delle politiche delle istituzioni sopranazionali (Consiglio d’Europa e Unione europea). Lo studio è particolarmente incentrato sul ruolo giocato dalle caratteristiche delle singole regioni nella determinazione delle scelte e delle strategie in materia di cooperazione territoriale. A livello empirico, viene effettuata una comparazione tra le quattro regioni italiane del nord a Statuto ordinario.Object of the research is the territorial cooperation among regions belonging to different States in the context of the European Union. With the term “territorial cooperation”, we refer to both cross-border and interregional cooperation. We deal with the topic as a specific case of the internationalization of the regions from a European studies’ perspective (multi-level governance, policy networks, Europeanization). The analysis is focused on the main stages of the evolution of the territorial cooperation in Europe, highlighting the impact on the issue of the heterogeneous national constitutional contexts and the supranational institutions’ policies (Council of Europe and European Union). In particular, we concentrate on the role of the regions’ features on their choices and strategies about territorial cooperation. The case-study is the comparison of the four Italian regions with ordinary statues.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOPARSI, VITTORIO EMANUELE2009-04-17Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/561itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/8072014-05-26T09:55:07Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/807Il welfare state incontra l’Unione europea: dalla costituzione economica europea ad un modello sociale europeoIL WELFARE STATE INCONTRA L’UNIONE EUROPEA.
DALLA COSTITUZIONE ECONOMICA EUROPEA AD UN MODELLO SOCIALE EUROPEOPORFILIO, AMELIOIUS/14: DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEASECS-P/01: ECONOMIA POLITICAWelfare state, Unione europea, costituzione economica europea, modello sociale europeo, politiche sociali, sicurezza sociale, politica del lavoro, sistemi pensionistici; Welfare State, European Union, European economic constitution, European social model, social policies, social security, employment policy, pension systems.La tesi si snoda lungo tre piani di analisi per esaminare i rapporti fra Unione europea e welfare state. Innanzitutto, essa guarda alla CEE come organizzazione sorta principalmente per perseguire l’integrazione economica degli Stati membri senza interferire sulla loro funzione di welfare. Nel ripercorrere l’evoluzione delle competenze sociali dell’Unione europea, la tesi suggerisce come i sussistenti limiti procedurali e sostanziali evidenzino quella logica.
In secondo luogo, la tesi ricorre alla categoria di costituzione economica europea al fine di spiegare la limitazione di sovranità cui gli Stati membri sono andati incontro per favorire l’attuazione del principio di libertà economica. Su questa base, vengono enucleati taluni effetti prodotti dalla costituzione economica europea sul welfare state. Un’attenzione particolare è dedicata ai riflessi della costituzione economica in materia pensionistica.
Infine, la tesi guarda alle innovazioni apportate dalla Strategia di Lisbona e dal Trattato di Lisbona, con particolare riguardo al rafforzamento del metodo aperto di coordinamento ed all’entrata in vigore della Carta dei diritti fondamentali. In questa luce, si coglie la tendenza all’edificazione di un modello sociale europeo. Avendone discusso genesi e sviluppo, vengono illustrati i suoi tratti distintivi ed i suoi riflessi sulle politiche nazionali di sicurezza sociale e del lavoro.The thesis examines the relationship between European Union and Welfare State under three different perspectives. Firstly, it looks at the EEC as an organization pursuing economic integration of Member States while not interfering with their welfare function. In tracing the evolution of the social competences of the European Union, it is highlighted how the original logic still underlies the existence of procedural and substantive limits to those competences.
Second, the thesis draws on the category of European economic constitution to explain how Member States bounded their sovereignty in order to give full effect to economic freedom. On that basis, the thesis describes some of the inroads made by the European economic constitution into national welfare states, with special attention to its effects on pension systems.
Finally, the thesis looks at some of the innovations introduced by the Lisbon Strategy and the Lisbon Treaty, focusing on the strengthening of the Open Method of Co-ordination and the entry into force of the Charter of Fundamental Rights. In this perspective, the thesis captures the emergence of a European social model. Having discussed origins and development of the European social model, its main distinctive features and reflexes on domestic social policies are spelled out.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOBERETTA, SIMONA2010-05-18Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/807itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/8502013-06-04T09:57:52Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/850Lo Special Operations Executive britannico e la Resistenza italiana (1943 - 1945)British Special Operations Executive britannico and Italian Resistance (1943 - 1945)BERRETTINI, MIRENOSPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALIresistenza italiana, special operations executiveUniversità Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANODE LEONARDIS, MASSIMO2009-04-17Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/850itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/5622013-06-04T09:57:52Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/562Ascesa e declino delle civilità. Elementi per una teoria delle macro-trasformazioni politiche e culturali nell'opera di Arnold Joseph ToynbeeCASTELLIN, LUCA GINOSPS/04: SCIENZA POLITICAToynbee, civiltà, civilization, religione, religion, relazioni internazionali, international relationsCon la fine della Guerra fredda, molti degli schemi interpretativi utilizzati per analizzare la politica internazionale hanno iniziato a essere oggetto di un’approfondita riconsiderazione teorica. Tutti questi elementi – la distinzione tra sistema internazionale e società internazionale (con la potenziale coesistenza di più società o regimi internazionali), il ruolo delle civiltà e quello delle religioni – sono stati quantomeno trascurati dal dibattito teorico successivo alla Seconda guerra mondiale. E, soltanto in parte, sono compresi in quello posteriore alla fine della Guerra fredda. Ognuno di essi è invece presente all’interno della teoria delle macro-trasformazioni politiche e culturali elaborata da Toynbee, fra gli anni Trenta e gli anni Sessanta del secolo scorso.With the end of Cold War, many interpretative schemes used to analyze international politics started to be subjected to a deep theoretical reconsideration. All these elements – the distinction between international system and international society (with the potential co-existence of different societies or international regimes), the role of civilizations and religions – have been neglected by the theoretical debate after the Second World War.
These issues, which have been only partially comprehended by the debate at the end of Cold War, are extensively discussed in the theory of political and cultural macro-transformation Toynbee elaborated between 1930 and 1960.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOPALANO, DAMIANO2009-04-17Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/562itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/5632014-04-07T08:29:11Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/563STUDIO SULLA FUNZIONE AMMINISTRATIVAIACOVELLI, DANILAIUS/08: DIRITTO COSTITUZIONALEIUS/10: DIRITTO AMMINISTRATIVOIUS/09: ISTITUZIONI DI DIRITTO PUBBLICOfunzione, amministrazione, separazione dei poteri, enti pubblici economici, impresa pubblica, responsabilità"Funzione" è un termine di per sé neutro che si carica di significati diversi a seconda dei sistemi in cui è immerso. Nel diritto è un termine ricco di insidie perchè porta alle matrici stesse dell'ordinamento giuridico. Nel testo si analizza il concetto di funzione da un punto di vista storico-ricostruttivo per giungere alla definizione della funzione in senso obiettivo. Sulla base di tali premesse si spiegano gli istituti del diritto pubblico e le loro trasformazioni con particolare riguardo al mondo dell'amministrazione e alla diversità dei soggetti che oggi lo compongono.This thesis analyzes the concept of public function with particular regard to administrative world. It starts by an historical point of view and arrives to a definition of function in an objective sense. This concept is used to explain the transformation of contemporary administration.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOCABIDDU, MARIA AGOSTINA2009-04-17Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/563itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/7992014-05-26T09:56:42Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/799Effettività dell'aiuto pubblico allo sviluppo. Un'analisi istituzionaleAID EFFECTIVENESS REASSESSED: AN INSTITUTIONAL APPROACH TO GENERAL BUDGET SUPPORTQUAGLIETTI, LUCIASECS-P/02: POLITICA ECONOMICAaid effectiveness, efficacia dell'aiuto, general budget support, aid accountability, new institutional economics, institutional analysis for development, analisi istituzionale per lo sviluppoLa ricerca considera il problema dell'effettività dell'aiuto pubblico allo sviluppo secondo una prospettiva istituzionale. Nello specifico,la sostenibilità di accordi cooperativi tra donors and recipients viene considerata con riferimento a modelli istituzionali teorici. Il sistema di incentivi che determina la natura della relazione d'aiuto nel caso del General Budget Support è inoltre considerato con riferimento alla più recente prassi sviluppatasi in Tanzania.The researches considers that issues that are inherently connected with the type of donor-recipient relationship affect the productivity of aid. This is mainly because incentives embodied in the relation shape party behaviours. The basic elements that characterized the aid relationship and the incentives that aid organization face, are in fact altered according to the institutional set in which money flows. Different aid modalities bear in themselves the potential of acting on the aid relationship by changing the basic rules of the game. General Budget Support (GBS), as a new aid modality represents quite an interesting institution. Getting the “incentives” right for cooperation, in such a context, would imply a rethinking of the basic theoretical model and organizational features on the ground of the evolving practices and specific technology of provision. The research aim is opening a route of possible investigation into the dynamics of incentives related to international cooperation at country level. Tanzania has been chosen among a series of possible cases study as in the Sub Saharan Africa panorama it represents one of most successful cases of GBS implementation. The analysis is grounded on a general institutional analysis that puts at the centre of observation the structure of the negotiations between the group of donors and the recipient government. The framework employed represents an adaptation of the Institutional Analysis for Development. The purpose of understanding the set of explicit and hidden motivations is functional to better delineate the contractual set in which the bulk of relations takes place.Results obtained from the empirical analysis are considered in a theoretical fashion with the purpose of generalizing on the main structural change caused by GBS on the donor-recipient relation. Concepts are taken from NIE and organizational theory to study the governance structure of aid relations.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOBERETTA, SIMONA2010-05-18Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/799enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/8002010-06-09T09:17:54Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/800VERSO UN MODELLO DI DEMOCRAZIA "CIVILE": CONSIDERAZIONI TEORICO-NORMATIVE SUL BILANCIO PARTECIPATIVO DI PORTO ALEGRESTORTONE, STEFANOSPS/01: FILOSOFIA POLITICASPS/04: SCIENZA POLITICASPS/11: SOCIOLOGIA DEI FENOMENI POLITICIbilancio partecipativo, participatory budgeting, liberal-democracy, democrazia liberale, participatory democracy, democrazia partecipativa, representative democracy, democrazia rappresentativa, democrazia, democracy, società civile, civil society, organizzazioni della società civile, civil society organizations, democrazia diretta, direct democracy, partecipazione, participation, political representation, rappresentanza politicaIl Bilancio Partecipativo (BP) è probabilmente l’esempio più famoso ed interessante di governance locale per i suoi effetti democratici e redistributivi. Per via del coinvolgimento diretto dei cittadini nel processo decisionale, il BP è considerato una forma di democrazia diretta capace di ovviare agli attuali limiti della democrazia rappresentativa moderna. Tuttavia, ad un’attenta analisi, è possibile identificare nel suo funzionamento anche degli elementi rappresentativi che non sono mai stati presi molto in seria considerazione. Infatti, poiché la partecipazione avviene solitamente attraverso gruppi ed associazioni, nuove forme di rappresentanza e nuovi rappresentanti emergono in competizione con quelli tradizionali politici in termini di consenso, sostegno popolare e dunque legittimità.
Il presente lavoro vuole andare oltre il pensiero corrente e proporre un’interpretazione originale del modello istituzionale del BP come una forma nuova ed alternativa di democrazia rappresentativa, in cui le organizzazioni della società civile assumono un ruolo centrale: dietro al BP vi sarebbe una sorta di democrazia ‘civile’. Questo punto di vista alternativo non solo può stimolare un ulteriore dibattito in letteratura, ma aprire anche degli scenari interessanti in relazione ai temi più generali della crisi delle istituzioni liberal-democratiche e del ruolo e dell’identità della società civile.Participatory Budgeting (PB) is probably the most famous and interesting example of innovative local governance for its redistributive and democratic effects. Due to the direct involvement of citizens in the decision-making process, PB is celebrated as an example of direct democracy which can help to deal with the limits of representative democracy. However, on closer analysis, it is possible to identify elements of representation in its functioning, which are taken into little consideration and which could probably modify the prevalent theoretical belief. In fact, as citizens usually participate through their groups and associations, new representatives emerge challenging the traditional channels of political representation in terms of popular approval, consensus, hence legitimacy.
This work aims to go beyond the prevailing narrative and propose an original interpretation of the PB’s institutional model as a new and alternative representative democracy, where the main political actors become organizations from the civil society: behind PB there seems to lie a sort of ‘civil’ democracy. Hence, introducing this alternative viewpoint can, not only further questions which are never fully considered in the literature, but also open interesting scenarios in the debate over the crisis of liberal-democratic institutions and the role and the identity of civil society.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOPALANO, DAMIANO2010-05-18Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/800itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/8022013-06-04T09:58:04Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/802VERSO UNA SECESSIONE 'CONVENZIONALE'. L'EVOLUZIONE COSTITUZIONALE SUDISTA NEGLI STATI UNITI DELLA PRIMA META' DELL'800Toward a 'conventional' secession. Southern Constitutional Development in the first half of the Nineteenth century.BON, CRISTINASPS/03: STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHEconvenzione, costituzione, convention, constitution, southern statesLa presente ricerca si pone tre obiettivi fondamentali. In primo luogo mira ad introdurre una nuova prospettiva di studio nell’ambito delle indagini storico-istituzionali dedicate alla Federazione americana, recuperando una dimensione, quella statuale, non sempre valorizzata nel contesto scientifico italiano ma ugualmente importante per la comprensione del sistema costituzionale statunitense.
L’esperienza costituzionale dei singoli paesi membri degli Stati Uniti è, fin dalle sue origini, intrinsecamente legata alle convenzioni di revisione costituzionale, una vera e propria innovazione inaugurata dagli Stati ben prima della ratifica dell’articolo V della Costituzione di Philadelphia – che formalizzò a livello federale il principio di riforma costituzionale. Il secondo obiettivo di questa ricerca è quindi quello di indagare il significato profondo assunto dalla Convenzione all’interno del sistema federale americano. La storia delle convenzioni statuali americane affascina peraltro da decenni la produzione teorico-istituzionale statunitense ma, nella maggior parte dei casi, le analisi esistenti adottano prospettive specifiche o si concentrano su un singolo Stato. Il presente lavoro adotta invece una prospettiva comparata che approfondisce il significato delle riforme costituzionali di Virginia e Georgia nella prima metà dell’800.
La scelta dei case studies e, quindi, dello specifico approfondimento delle caratteristiche costituzionali della realtà sudista, è legata al terzo obiettivo della ricerca, ovvero all’inserimento dell’analisi storico-istituzionale nell’ambito degli studi dedicati alla ricostruzione delle dinamiche causali della Guerra di Secessione. Nonostante la presenza di alcune felici eccezioni, nel corso dell’ultimo sessantennio l’interesse per gli studi costituzionali statuali di carattere comparativo ha infatti progressivamente perso terreno a favore della ricerca socioculturale.
Il presente lavoro vuole dunque recuperare e sviluppare alcune tematiche costituzionali della prima metà dell’Ottocento, con l’obiettivo di contribuire alla spiegazione dei fattori causali di lungo periodo della Guerra Civile americana.The present dissertation aims to three main goals. First it wants to analyze the United States’ constitutional system at the State level, an issue not extremely deepened by Italian studies. Beginning from its origins, the State level constitutional system is characterized by a consistent revision process mainly realized through the adoption of constitutional conventions. As the second objective the present dissertation analyzes the idea and meaning of this institutional feature in the U.S. history. Once considered the importance of the ‘Convention’, this study focuses on the constitution revision process in the Southern States during the first half of the Nineteenth century, comparing especially two case studies, Virginia and Georgia. Finally, through the analysis of the constitutional revision process in the antebellum period, this study will attempt to see whether or not is possible to find connections between the constitutional development of the two case studies and a more general movement toward the Civil War.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOCOLOMBO, PAOLO2010-05-18Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/802itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/10782013-06-04T09:58:04Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1078Islam e modernità: dottrine e prassi nella comunità sciita libaneseMAZZUCOTELLI, FRANCESCOSPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIAIslam sciita, Libano, Hezbollah, modernizzazione, religione e politica, postmodernità, movimenti di resistenza, postcolonialismo.La tesi analizza l'impatto di percorsi di reinterpretazione della tradizione religiosa sciita sul tessuto sociale e sulle forme di mobilitazione politica della comunità sciita libanese nel corso del ventesimo secolo.
La creazione di un'identità sciita distinta viene studiata nel quadro della formazione di una "ideologia islamica" e nel contesto del consolidamento del modello istituzionale confessionalista libanese, prima nel periodo mandatario e poi dopo l'indipendenza, in un intreccio fluido di fattori transnazionali e locali e di meccanismi di identità e di alterità.
Le pratiche rituali e i costrutti simbolici connessi alla commemorazione di Ashura sono, in particolare, il sito di una battaglia per la legittimazione e per la definizione dell'identità collettiva: l'interpretazione radicale di Ashura è usata per legittimare forme di dissenso e resistenza.
L'impegno religioso espresso nello spazio pubblico dà vita a numerose forme associative e assistenziali che creano un sistema alternativo di offerta di servizi sociali, rafforzando i legami comunitari e sostenendo stili di vita e modelli di comportamento islamicamente corretti, in ciò che definiamo come la sfera pubblica islamica. Questo progetto di modernità alternativa comprende anche l’assimilazione selettiva di pratiche e modelli della globalizzazione e di forme di mercificazione.
I discorsi e i documenti analizzati mostrano infine la formazione di una metanarrazione della resistenza, in cui, reinterpretando temi del paradigma di Karbala', la comunità sciita viene descritta come prima linea della resistenza contro la tirannia e l’oppressione, in una visione teleologica della storia.This dissertation investigates the impact of patterns of reinvention and reinterpretation of Shi'a religious tradition on the social fabric and the politics of the Shi'a community of Lebanon during the twentieth century.
We firstly explore the theorization of doctrines that discharge "Western"-oriented modernizing projects as the only legitimate patterns of development and governance for Muslim societies. This theoretical framework is conceived and conveyed mainly by a transnational Shi'i clerical milieu. We examine how a distinct Shi'a collective identity is formed, partly as a result of the formation of an "Islamic ideology", and partly as a collateral effect of the confessionalist system that is implemented in Lebanon during the Mandate and after the independence. We observe a fluid, complex interplay of transnational, domestic, and parochial factors, and how they shape mechanisms of identity and otherness.
In particular, we analyze how the ritual practices and symbolic constructs related to the commemoration of Ashura and the battle of Karbala' become a site of ideological dispute for legitimacy and self-identity. In particular, we see how a radical reading of Ashura is used to legitimize forms of political dissent and resistance.
We then explore how religious commitment and forms of public piety are related to social activism and the provision of multiple services through a vast network of charitable institutions. This alternative system of social welfare and assistance strengthens communal relations and pious lifestyles, envisaging a religiously-inspired society that we define as Islamic public sphere.
We also question how this project of alternative modernity is shaped by a selective assimilation of practices and models marked by globalization and commodification, where scientific and technical development is accepted but a vast array of values and behaviors are discharged as un-Islamic.
We finally examine the tropes of a metanarrative of resistance through a reading of major documents of Hezbollah and public speeches. We analyze a narrative construct where the Shi’a community, as part of the disinherited and the injustly oppressed of the world, is pitted – along the same lines of Ashura and the battle of Karbala' – against the forces of oppression and tyranny, in a teleological view of human history. We evaluate how this discourse is framed in the public sphere and how it is productive of symbolic capital and legitimacy at a political and social level.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOPIACENTINI FIORANI, VALERIA2011-05-05Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1078itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/7982014-05-21T12:46:45Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/798ARABI CRISTIANI DI TRANSGIORDANIA DALLO STATO OTTOMANO ALL'EMIRATO HASHEMITA. SPAZIO POLITICO E CULTURA TRIBALEArab Christians in Transjordan from the Ottoman state to the Hashemite Emirate. Political space and Tribal culture.MAGGIOLINI, PAOLO MARIA LEO CESARESPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIAL-OR/10: STORIA DEI PAESIISLAMICIcristianesimo orientale, tribù, tribù cristiane, Emirato Hashemita di Transgiordania, Regno Hashemita di Giordania, Transgiordania, cultura tribale, tribes, tribalism, Hashemite Emirate of Transjordan, Hashemite Kingdom of Jordan, missionary, Oriental Christianity, christian communities, Near EastIl percorso di ricerca si propone di studiare la Transgiordania, le sue tribù arabe, cristiane e musulmane, e le sue unità spazio-ecologiche in cui presero forma ambienti socio-politici differenti. La tesi si propone lo studio delle differenti fasi di transizione – dalla tribù allo stato e dalla tribù alla comunità – in cui gli spazi politici e sociali vennero riconfigurandosi secondo logiche di potere antiche e nuove al tempo stesso. L’obiettivo è individuare un itinerario storico che, attraversando i differenti distretti della Transgiordania durante il XIX secolo, la Grande guerra e il Mandato britannico, racconti la realtà del cristianesimo locale, le caratteristiche dei suoi micro-cosmi politici e la nascita dell’Emirato Hashemita di Transgiordania.The thesis aims at studying Transjordan, its Arab Christian and Muslim tribes, and its spatial-ecological units in which different socio-political dynamics took place. The thesis analyzes different transition stages, from tribes to state and from tribe to community, in which political and social spaces have been reconfigured according to power logics, which were old and new at the same time. The objective is to identify a historical journey that deals with the reality of local Christianity, the characteristics of its political micro-cosmos and the birth of the Hashemite Emirate of Transjordan. This would be done by looking at the micro-history of the Transjordanian districts during the nineteenth century, the Great War and the British Mandate.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOPIACENTINI FIORANI, VALERIA2010-05-18Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/798itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/8032013-06-04T09:58:04Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/803LE AMMINISTRAZIONI INTERNAZIONALI DELLA BOSNIA ERZEGOVINA E DEL KOSOVO. LA NOZIONE DI SOVRANITA' NEL CASO DI ENTITA' TERRITORIALI CON PERSONALITA' GIURIDICA INTERNAZIONALE PARZIALECATTANEO, MARIA CHIARAIUS/13: DIRITTO INTERNAZIONALEAmministrazioni internazionali, Internazionalizzazione di territori, Bosnia Erzegovina, Kosovo,Dopo aver delineato nel primo capitolo i necessari fondamenti teorici della disciplina relativa all’acquisto della sovranità e dunque della personalità giuridica internazionale anche nel caso di entità territoriali non statuali, è presentata una descrizione delle caratteristiche principali dell’amministrazione internazionale della Bosnia Erzegovina (capitolo 2) e del Kosovo (capitolo 3). Per fornire un quadro il più possibile chiaro, si rende anzitutto necessario indagare l’applicabilità della nozione di Stato a ciascuna delle due entità territoriali prese in esame le quali, sebbene sotto profili istituzionali differenti, sono state parte della Federazione delle Repubbliche socialiste iugoslave. Se per la Bosnia Erzegovina prassi e dottrina si sono dimostrate concordi nel riconoscere lo status di Stato indipendente, nel caso del Kosovo tale sintonia di posizioni non è ad oggi riscontrabile a causa del peculiare e incompiuto percorso di acquisizione della personalità giuridica internazionale.Legal scholars have increasingly considered the phenomenon of international territorial administrations as a governance device which challenges some of the fundamental patterns of international law. Indeed, international territorial administrations have created normative problems by shaping both concepts of State and sovereignty. In several cases international administrators have exercised full legislative and executive authority in the administered territories, placing them in the role of governmental institutions of a State. This is the case of Bosnia and Herzegovina and Kosovo which have been ruled international administrations vested with the power to adopt acts with direct effect on the legal order of those territories. After briefly examining previous experiments in internationalized territories, this thesis applies this category to Bosnia and Herzegovina and Kosovo and describes how sovereignty was dealt with by international actors.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOSANTINI, ANDREADRAETTA, UGO2010-05-18Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/803itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/8012010-06-09T09:18:04Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/801Processi di Integrazione Regionale: il Partenariato Euro-Mediterraneo ed il MaghrebProcesses of Regional Integration: the Euro-Mediterranean Partnership and the MaghrebMALLIA, LIVIOSECS-P/01: ECONOMIA POLITICASPS/04: SCIENZA POLITICARegionalismo, processi di integrazione regionale, Partenariato Euro-Mediterraneo, MaghrebA partire dai primi anni Novanta il mondo ha assistito allo sviluppo ed al consolidamento di importanti organizzazioni e/o accordi a carattere regionale. Da allora il fenomeno dell' integrazione regionale si è notevolmente consolidato contribuendo allo sviluppo di un rinnovato interesse teorico verso il Regionalismo e, più in generale, verso i processi di integrazione regionale. Oggigiorno il Regionalismo è un tema centrale in diverse scienze sociali, ed in particolar modo nell’ambito dell’Economia Internazionale e delle Relazioni Internazionali.
Concentrandosi su un ampio gruppo di accordi regionali caratterizzati dallo stretto rapporto tra il perseguimento dell’integrazione economica, da una parte, ed il raggiungimento di importanti fini geo-politici e nell’ambito della sicurezza dall'altra, lo scopo di questa ricerca è di dimostrare che un approccio multi-disciplinare è utile per un’analisi più completa ed approfondita di tali accordi, e nel caso specifico del Partenariato Euro-Mediterraneo. A tal proposito, i principali obiettivi del presente lavoro sono due: da una parte, analizzare se il Partenariato Euro-Mediterraneo ha effettivamente favorito lo sviluppo di un processo di integrazione regionale tra i Paesi del Bacino Mediterraneo; dall’altra, analizzare questa iniziativa alla luce dei principali contributi teorici dell’Economia Internazionale e delle Relazioni Internazionali.Starting in the early 1990s the world witnessed the development and the strengthening of important regional organizations and arrangements. Since then many changes have occurred and the phenomenon of regional integration has strengthened. The recent upsurge in regional agreements has led to a renewed theoretical interest in Regionalism and regional integration processes. As a matter of fact, today Regionalism is a relevant issue for many social sciences; in particular, in the field of International Economics and International Relations.
By focusing on a large group of regional agreements, which are characterised by a strong binomial relationship between economic integration and the achievement of geo-political and security goals, the purpose of the research is to demonstrate that a multi-disciplinary approach drawing from both International Economics and International Relations is necessary for a deeper understanding of such agreements. In order to test this line of reasoning, the present research will analyse a recent regional agreement: the Euro-Mediterranean Partnership. On the basis of the theoretical contributions on Regionalism and RIAs, the research will have two main aims: the first one is to analyse whether the Partnership has effectively contributed to the establishment of an integration process in the Mediterranean Basin, both in the political and in the economic spheres; the second one is to analyse the same initiative according to International Relations and the International Economics theories.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOZOBOLI, ROBERTO2010-05-18Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/801enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/10792014-05-21T09:06:01Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1079L'adesione dell'Unione Europea alla Convenzione Europea dei diritti dell'uomo: problemi e prospettiveEuropea Union accession to European Convention on Human Rights: problems and prospectsCAMPAGNA, VITTORIAIUS/14: DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEAIUS/13: DIRITTO INTERNAZIONALEUnione europea, adesione, Convenzione, diritti dell'uomo, diritti fondamentali, European Union, accession, Convention, human rights, fundamental rightsL’Unione europea ha mosso i primi concreti passi verso l’adesione alla CEDU grazie al Trattato di Lisbona che la prevede esplicitamente.
La ricerca esplora il tema dell’adesione, considerando gli elementi che lo caratterizzano e indagandone gli aspetti problematici.
Nel percorso di ricerca si esaminano dapprima autonomamente i due sistemi, Unione e Convenzione, rivelandone gli aspetti di interrelazione e reciproca influenza, e si prosegue individuando nodi problematici da sciogliere ai fini della convergenza tra essi.
Nella prima parte del lavoro è analizzata, innanzitutto, l’evoluzione dell’opera di tutela della Corte di giustizia, attraverso l’esame della giurisprudenza, al fine di constatare come abbia impiegato i principi sanciti nella CEDU e la prassi giurisprudenziale della Corte di Strasburgo. Successivamente, è esaminato il rapporto tra Convenzione e Carta dei diritti fondamentali dell’UE, alla luce dell’adesione.
Nella seconda parte è presa in esame l’attività di monitoraggio della Corte di Strasburgo, per verificare l’estensione del suo controllo indiretto sul diritto, primario e derivato, dell’Unione.
Nella terza parte sono analizzate diverse ipotesi di soluzione a questioni tecnico-giuridiche legate all’adesione, relative all’interazione tra le due Corti, alle modalità di coinvolgimento dell’Unione nei meccanismi di controllo convenzionali e alle forme di partecipazione dell’UE ai procedimenti innanzi alla Corte di Strasburgo.The European Union took the first steps towards the accession to ECHR, thanks to the Lisbon Treaty that expressly envisages it.
The research explores the accession issue, examining its peculiar elements and investigating its problematic aspects.
The research path begins with the analyses of EU system and Convention system, considering both of them autonomously and revealing interrelation and mutual influence aspects. It continues with an investigation of problematic knots to be solved to the purpose of convergence.
In the first part, the evolution of Luxembourg Court’s protection activity is examined through case law analysis, so as to establish how the Court itself used ECHR’s rights and Strasbourg Court’s case law. Then, the relationship between ECHR and EU Charter of fundamental rights is investigated in the light of accession.
In the second part, Strasbourg Court’s monitoring action is taken into consideration in order to verify the extent of its indirect control above EU primary and secondary law.
In the third part, different solutions for accession’s technical and legal issues are taken into consideration, concerning the interaction between the two Courts, the ways of the EU participation in ECHR’s monitoring activities and the involvement of the EU in proceedings before Strasbourg Court.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOSANTINI, ANDREADRAETTA, UGO2011-05-05Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1079itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/10832014-05-21T09:25:24Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1083PROSPETTIVE DI MODERNIZZAZIONE DEL DIRITTO DI FAMIGLIA NELL'ISLAM. IL CASO PAKISTANOPerspectives on Modernization of Islamic Family Law. The Case PakistanCENTINARO, VALERIASPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIAIslam, diritto di famiglia, tradizione, modernità, Pakistan, Muslim Family Law, Tradition, ModernityQuesto lavoro intende analizzare il processo di evoluzione giuridica e sociale che ha operato nel mondo musulmano, con particolare riguardo alla condizione femminile e al diritto di famiglia nell’Islam. Date le connotazioni di specificità della giuridicità in ambito islamico, l’analisi delle modalità e degli strumenti con cui sono state portate avanti di volta in volta riforme e istituzionalizzazione di determinati ambiti giuridici consente di leggere l’Oggi con interessanti prospettive. Dopo una parte generale dedicata allo studio del diritto islamico e, in particolare, del diritto di famiglia, si è inteso analizzare il caso della Repubblica Islamica del Pakistan. Un caso oltremodo significativo nell’alternare Tradizione e Modernità e nelle peculiari evoluzioni istituzionali, sociali e politiche. È nella sua storia che si rintraccia sempre questa oscillazione, ma è soprattutto nella produzione normativa e nelle dinamiche sociali che si scopre quanto operino al suo interno meccanismi e movimenti di riforma che non esulano dai riferimenti islamici. Attraverso il periodo di fieldwork in loco, emerge l’immagine di un Paese non solo oggetto di un recente e contemporaneo processo di riforme legislative in materia penale e di diritto di famiglia, ma anche luogo di interessanti evoluzioni interpretative della giurisprudenza e di una società civile attiva e determinata verso l’affermazione di una “via musulmana alla modernità”.This research aims to highlight the perspectives of reform within Islamic Family Law and in the field of women’s rights, focusing especially on the case of Pakistan. The study is structured in two main parts in the attempt to underline the dialectic between Tradition and Modernity. The first part is an analysis of the sources of Islamic Law, aimed to delineate, on one hand, the instruments of classical and reformist interpretation and the legal procedures which make possible an evolution of the Islamic law and, on the other hand, the influences of the customary practices, with special reference to Islamic Family Law. The second part focuses on the case of Pakistan. The purposes of this section are to analyze the reforms in the field of family law and women’s rights and to examine the significant trends and the debate addressing family law and the related eventual challenges and opportunities. As emerged during my fieldwork I spent in Pakistan, Islam per se cannot be considered the obstacle to modernization since many factors are affecting this process as patriarchal customary practices, poverty, lack of education and awareness, bureaucratic and judiciary inefficiencies. In this view, an effective reformation process could be started from social reforms, especially in the field of education, even the religious one, in order to produce an “attitudinal modernization” and a change in people’s mindset towards a culture of gender equity and respect.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOPIACENTINI FIORANI, VALERIA2011-05-05Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1083itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/9362013-06-04T09:58:42Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/936SBAGLIANDO SI SPARA: LA CONTESTAZIONE DEL 1977 IN ITALIA E LA REAZIONE DELLO STATOFALCIOLA, LUCASPS/02: STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHEM-STO/04: STORIA CONTEMPORANEASPS/03: STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHEMovimento del '77, Contestazione, Anni di piombo, 1977, Ordine pubblico, Cossiga, Estrema sinistra, Autonomia operaia, Radio Alice, Compromesso storico, Sessantotto, Marcellin, Gauchisme, Policing of protest, Political protest, Movement of 1977, Extreme left, Public order, May 68Questa ricerca si propone di contribuire ad una prima analisi storiografica del ciclo di protesta esploso in Italia nel 1977. A nove anni dal ’68, la contestazione tornò ad agitare le università e le piazze, lottando sul terreno della creatività e dell’ironia, ma esprimendo contestualmente una forte carica violenta. L’illegalità di massa e la guerriglia diffusa finirono infatti per ingrossare le fila del «partito armato» e del terrorismo. Il ‘movimento’ degli indiani metropolitani e delle P38, proprio in ragione di questa ambiguità, fatica ancora a trovare una descrizione esaustiva, mentre la sua escalation violenta è ancora in attesa di un’eziologia convincente. Questo studio tenta quindi, in primo luogo, di ricostruire un’immagine unitaria e realistica di quel fenomeno socio-politico, a partire dalle fonti del ‘movimento’ e dalle cronache. In secondo luogo, integra la variabile istituzionale nello studio della protesta, al fine di verificare quale grado di influenza ebbe lo Stato sui processi di riattivazione della mobilitazione e, soprattutto, sulla radicalizzazione dello scontro. Il focus dell’analisi è rappresentato dall’azione assai controversa del ministero dell’Interno, allora guidato da Francesco Cossiga, che viene qui ricostruita sulla base di documenti provenienti dagli archivi di Stato. Il policing of protest è infine messo a confronto con quello della Francia dei primi anni dopo il maggio ’68, quando l’estrema sinistra minacciò una deriva violenta ma si arrestò prima di passare all’atto.his research aims to contribute to a first preliminary historiographical analysis of the cycle of protest which spread out in Italy in 1977. Nine years after 1968, revolts started again on in the streets and inside universities. This new wave of protest was characterized by the use of creativity and humour but also by the acceptance of the violence: illegal action and urban guerrilla warfare became quite common and contributed to the expansion of the red terrorism. As a matter of fact, this ‘movement’ shows an inherent ambiguity: it put together political emulators of Dadaism with old-styled armed revolutionaries. Therefore, it is still hard and an open challenge to find an inclusive description of it and the escalation of political violence is still waiting for a convincing aetiology. The objective of this is research is twofold. On the one hand, it tries to rebuild a coherent and realistic picture of this phenomenon under analysis, adopting insider sources of the ‘movement’ and chronicles. On the other hand, it aims at integrating the institutional variable in the study of the protest, in order to verify to which extent the State was can be held responsible for the mobilization processes and, especially, for the radicalization of the social conflict. The analysis is centred on the action of the ministry of Interior and based on records from State archives. The Italian policing of protest is finally compared with to the case study of France during the first years after May 68. At that time, extreme-left activists threatened a similar escalation of violence, but they came to a halt before shooting.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOLAZAR, MARCCOLOMBO, PAOLO2011-02-17Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/936itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/10822013-06-04T09:58:07Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1082L'ADALET VE KALKINMA PARTISI (AKP) E IL SUO PROGRAMMA DI CONSERVATIVE DEMOCRACYGIANNOTTA, VALERIASPS/04: SCIENZA POLITICATurchia,sistema partitico, AKP, Conservative Democracy, Turkey, Party systemOggi la Turchia occupa oggi una posizione cruciale nello scenario internazionale grazie al processo di profonda trasformazione politica, economica e sociale che è in corso da tempo ed è promosso dall’attuale amministrazione conservatrice-democratica dell’AKP -Adalet ve Kalkınma Partisi. (Partito della Giustizia e dello Sviluppo). La sua recente affermazione come partito di centro-destra con radici ideologiche religiose è un esempio di trasformazione politica, anche se, rifiutando ufficialmente ogni riferimento all’Islam e definendosi un movimento politico “democratico conservatore” è stato più volte accusato di minare i fondamentali principi kemalisti su cui si erge la Turchia moderna. Dalla sua peculiarità e dai trionfi elettorali che hanno sancito il suo incontrastato successo nasce l’interesse verso questo partito, volto a far luce sulla particolarità del progetto di “Conservative Democracy” e a esplorare non solo i diversi aspetti sottesi a questo concetto- finora inesistente nella letteratura politica-, ma anche gli effetti sulla vita sociale e sulla politica turca. In altre parole, il successo dell’AKP e i dinamici cambiamenti riflessi dal sistema partitico sono la principale ragione per condurre un’analisi sulla sua organizzazione e strategia e rappresentano anche un interessante caso di studio riguardo il grado di compatibilità tra Islam (moderato) e democrazia liberale.Nowadays, in the international context Turkey is in a crucial position because of its political, economic and social transformation process. This is the extent of the current conservative –democratic administration. The recent rise of AKP - Adalet ve Kalkınma Partisi- ( Party oF Justice and Development) as center-right party with an Islamic background is a clear example of political transformation. However, even if it doesn’t refer to Islam and define itself as an conservative-democratic party there is suspicious that its performance aims to mine the kemalist principles of the Country. From its peculiarity and its electoral triumphs arises the interest towards this party and its idea of Conservative Democracy- a new concept in political literature-aiming to explore the effects on political and social life in Turkey. This big success and the change inside of Turkish party system are the main reason to explore AKP’s strategy and organization. Moreover, this is an interesting case study about the compatibility between moderate Islam and liberal democracyUniversità Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOPARSI, VITTORIO EMANUELE2011-05-05Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1082itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/10802014-05-26T09:52:19Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1080Produttivita' e Allocazione dei Fattori di Produzione: Evidenza Empirica a Livello Macro e Micro.Productivity Differences and Factors' Allocation: Empirical Evidence from Macro and Micro DataPONTICELLI, JACOPOSECS-P/01: ECONOMIA POLITICAInternational Capital flows, TFP, Allocation of factors of production, Firm Heterogeneity, Chile, Mexico, Movimenti Internazionali di Capitale, Produttivita' Totale dei Fattori, Allocazione dei Fattori di Produzione, Cile, Messico.Questa tesi presenta nuova evidenza empirica sulla relazione tra allocazione dei fattori di produzione e differenze di produttivita' tra paesi (primo capitolo) e tra imprese (secondo capitolo). Il primo capitolo analizza la questione degli scarsi movimenti di capitale tra paesi ricchi e paesi poveri (Lucas' paradox). Una calibrazione del modello neoclassico applicata a nuovi dati mostra come, una volta tenuto conto delle differenze nello stock di capitale umano e nella remunerazione del fattore capitale, i rendimenti da capitale fisico sono molti simili tra paesi ricchi e paesi poveri. Il secondo capitolo studia la relazione tra l'allocazione dei fattori fra imprese e la produttivita' totale dei fattori (TFP). Applicando il modello di Hsieh e Klenow (2009) a dati di imprese manifatturiere di Cile e Messico negli anni '80, si nota una minore presenza di distorsioni nell'allocazione dei fattori in Cile. Questa piu' efficiente allocazione dei fattori di produzione tra imprese potrebbe aiutare a capire perche' l'economia cilena, diversamente da quella messicana, recupero' velocemente dopo la crisi dei primi anni '80.This Thesis provides new empirical evidence on the relationship between the allocation of factors of production and differences in productivity across countries (first chapter) and across firms (second chapter). In the first chapter I address the issue of small capital flows between rich and poor countries (the so-called Lucas' paradox) observed in data. Applying a calibration approach to new data I show that, taking into account differences in human capital and in the capital share on output, returns to physical capital in rich and poor countries are fairly close. In the second chapter I investigate the relationship between the allocation of factors across firms within a country and TFP. Applying the model proposed by Hsieh and Klenow (2009) to firm level data of Chile and Mexico during 1980s I find that there are less distortions operating on average in the Chilean manufacturing sector with respect to the Mexican one. I argue that the more efficient allocation of factors across firms could help explain why Chile recovered rapidly while Mexico stagnated after the crisis of the early 1980s.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOMAGGIONI, MARIO AGOSTINO2011-05-05Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1080enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/10812013-06-04T09:58:13Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1081Capitale sociale e innovazione nelle imprese: analisi empirica con un confronto tra Italia e UKSOCIAL CAPITAL AND FIRMS' INNOVATION: EMPIRICAL ANALYSIS WITH A COMPARISON OF ITALY AND UKORTECA, MARIA KATIASECS-P/06: ECONOMIA APPLICATASECS-P/01: ECONOMIA POLITICASocial capital Innovation informal firms small medium enterprises SMEs Research and Development R&D Community Innovation Survey Italy UK England Multipurpose Index of Deprivation corporate entrepreneurial comparison Capital sociale innovazione informale imprese piccole medie PMI Ricerca e Sviluppo R&S community innovation survey Italia UK Regno Unito Inghilterra Indagine Multiscopo Indice di Deprivazione aziendale confronto imprenditorialeQuesto lavoro intende analizzare la correlazione tra innovazione delle imprese e capital sociale, misurato da indicatori classici (come la partecipazione politica e le attività nel tempo libero) e da indicatori maggiormente legati alla dimensione aziendale (come accordi e cooperazioni). L’analisi viene fatta sia per l’Italia che per il Regno Unito attraverso l’uso della Community Innovation Survey 4, la survey europea sull’innovazione e la R&S nelle imprese per i dati su innovazione e capital sociale aziendale. Inoltre vengono utilizzate l’Indagine Multiscopo 2000 per l’Italia e l’Indice di Deprivazione per l’Inghilterra come misure di capitale sociale classico. Infine viene proposta una comparazione dei risultati per i due paesi per l’analisi sul capitale sociale aziendale. Questa comparazione è riletta alla luce di più generali considerazioni sui due differenti sistemi produttivi ed economici.This work would try to test the correlation between innovation in firms and social capital, measured by classic indicators (like political participation, leisure and activities) and more corporate indicators (like agreements and collaborations). The analysis is carried out for Italy and UK and we use the Community Innovation Survey 4, the European survey on innovation and R&D in the firms, for the data on innovation and corporate social capital. We use the Multipurpose Survey 2000 for Italy and the Index of Deprivation for England like measures of classic social capital. We further try a comparison of the results between the two countries for the analysis on corporate social capital. This comparison is finally referred to more general issues like the two different productive and economic systems.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOMARSEGUERRA, GIOVANNI2011-05-05Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1081enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/13902014-05-26T08:43:22Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1390Formare i significati, influenzare la politica: I Think Tank, struttura ed azioneFormare i significati, influenzare la politica.
I Think Tank, struttura ed azioneShaping meanings, influencing policy: Think Tanks, structure and actionFORNACIARI, MATTEOSPS/04: SCIENZA POLITICAThink Tank, Policy process, Advocacy Coalition, Comunità Epistemiche, Relazioni InternazionaliLa questione portante della mia ricerca è la verifica dell'eventuale appartenenza dei think tank a modelli di Comunità Epistemiche o Advocacy Coalition.
La struttura della tesi rispecchia quindi parte del percorso che ho sviluppato, partendo da una analisi della definizione dell'oggetto di ricerca Think Tank, della sua struttura ed azione, con la finalità di influenzare il processo di policy making.
La seconda sezione analizza gli approcci metodologici principali all'analisi del processo di formazione delle politiche pubbliche, mentre il terzo capitolo affronta la ricerca sui casi di studio selezionati: l'Istituto Affari Internazionali (IAI), l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e lo European Council on Foreign Relations (ECFR).The fundamental question supporting my research is to verify the membership of the think tank to the Epistemic Communities or Advocacy Coalition model.
The structure of the thesis, therefore, reflects the path that I developed, starting from an analysis of the definition of the research think tank, its structure and action, with the objective of influencing the policy making process.
The second section discusses the main methodological approaches to the analysis of the formation of public policy, while the third chapter discusses research on selected case studies: the Institute of International Affairs (IAI), the Institute for the Study of International Politics (ISPI) and the European Council on Foreign Relations (ECFR).Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOPALANO, DAMIANO2012-03-21Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1390itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/13912013-06-04T13:50:20Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1391NATURAL RESOURCES AND CIVIL CONFLICT INTENSITY: EVIDENCE FROM A SPATIALLY DISAGGREGATED ANALYSISBALESTRI, SARASECS-P/02: POLITICA ECONOMICAconflitto civile, intensità del conflitto, risorse naturali, oro, civil conflict, conflict intensity, natural resources, goldUtilizzando un modello ZTNB, questa analisi verifica empiricamente come la presenza di oro, pietre preziose, droghe e idrocarburi possa interagire con l'intensità di un conflitto civile. Si propone un'analisi disaggregata a livello spaziale che permette di esplorare la presenza di tali risorse naturali all'interno delle zone coinvolte da conflitti. I dati sui depositi di oro sono stati estratti da un dataset originale che codifica la presenza globale della risorsa attraverso coordinate geografiche. I risultati ottenuti suggeriscono che le produzioni di oro, pietre preziose e idrocarburi tendono ad aumentare la durata del conflitto così come la sua intensità, mentre la coltivazione di droghe riduce il numero totale di morti. I risultati sono considerevolmente distorti quando la presenza di risorse naturali è codificata a livello paese e non più a livello delle aree di conflitto, a conferma della validità dell'approccio disaggregato applicato. Il risultato generale è che la collocazione e la tipologia delle risorse sono elementi fondamentali per definire l'impatto sull'intensità dei conflitti, poiché l'essere depredabili ed effettivamente accessibili può determinare in quale misura i ricavi delle stesse risorse possano essere deviati a sostegno dei costi militari o a fini privati. Infine, questa analisi conferma che la disponibilità di risorse naturali influenza l'intensità di un conflitto civile modificando gli incentivi dei combattenti, e che le tipologie di risorse e la loro posizione geografica sono elementi critici nel determinare la violenza dei conflitti.By using a ZTNB model, this analysis empirically tests whether the presence of gold, gemstones, drugs and hydrocarbons interact with civil conflict intensity. I propose a spatially disaggregated analysis which allows to explore the presence of such natural resources within the zones involved by conflicts. Data on gold deposits are extracted from an original dataset which codes the global presence of gold resource through geographic coordinates. The results obtained suggest that gold, gemstones and hydrocarbons productions tend to increase conflict duration as well as its intensity, whereas drug cultivation reduces the number of total conflict deaths. Conversely, the outcomes are seriously affected when I shift natural resources variables from conflict level data to country level data, confirming the validity of the spatially disaggregated approach applied. The general finding is that the location and type of resources are crucial to define their impact on conflict intensity, since their lootability and accessibility can largely determine to what extent natural resource revenues can be diverted and misused during wartime. Above all, this analysis confirms that the availability of natural resources affects civil conflict intensity by altering fighters incentives, and that resources types and geographical location matter in determining conflict violence.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOMAGGIONI, MARIO AGOSTINOBERETTA, SIMONA2012-03-21Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1391enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/13922013-06-04T13:50:25Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1392Federale, indipendente e democratica? La complessità istituzionale ed etno-politica della repubblica irachena: una prospettiva storico-politica.PLEBANI, ANDREAL-OR/10: STORIA DEI PAESIISLAMICISPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIAstoria, Iraq, 2003,Iraqi freedom,La caduta di Baghdad per mano delle forze della Coalizione nell’aprile del 2003 ha segnato un momento di cesura fortissima nella storia della moderna sintesi statuale irachena, ponendo le basi per la creazione di un “nuovo Iraq” federale, unito e democratico, chiamato a risorgere dalle ceneri di una tra le più sanguinarie dittature della storia, per dar vita ad un nuovo ordine in grado di divenire un punto di riferimento per l’intero scenario regionale.
A distanza di pochi anni, però, lo iato esistente tra l’Iraq “immaginato” dai sostenitori dell’operazione Iraqi Freedom e quello emerso dopo anni di fortissima instabilità interna si è palesato in tutta la sua eccezionale profondità, mettendo in dubbio le capacità di sopravvivenza stesse dello stato iracheno e la sua coerenza intrinseca.
Il presente progetto di ricerca si pone l’obiettivo di contribuire al dibattito sviluppatosi negli ultimi anni attraverso l’adozione di un approccio storico-politico volto a prendere in esame le linee di continuità e discontinuità palesatesi lungo tutto il corso della storia della moderna sintesi statuale irachena.The fall of Saddam Hussein’s regime in 2003 has represented an exceptional turning point in the history of the modern Iraqi State. The creation of a federal, united and democratic Iraq should have marked the beginning of a new era for the Iraqi people as well as for the whole region.
A few years later, widespread violence and continuous political instability seemed to have swept away the above-mentioned scenario, sparking serious doubts about the very survivability of the Iraqi state, as well as its coherence. This thesis aims to contribute to the ongoing debate adopting an historical-political approach in order to delineate the continuities and discontinuities emerged during the modern history of Iraq and to match them with the current situation on the ground.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOREDAELLI, RICCARDO2012-03-21Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1392itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/13962013-06-04T13:48:47Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1396Regolazione Globale e Ordine Internazionale : Prospettive Teoriche sulla normatività nel sistema internazionaleGlobal regulation and international order. Theorical Perspectives on normativity in the contemporary international systemZOTTI, ANTONIOSPS/01: FILOSOFIA POLITICASPS/02: STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHESPS/04: SCIENZA POLITICAREGOLAZIONE GLOBALE, ORDINE INTERNAZIONALELa tesi si propone di individuare un nesso significativo fra regolazione globale e ordine internazionale, così da raccordare il dominio tendenzialmente tecnocratico delle attività di standardizzazione, ottimizzazione e controllo delle pratiche alle questioni politicamente determinate della giustizia internazionale. A tal fine, prendiamo in esame le logiche liberali che sottendono l'azione di tre soggetti che partecipano al regime regolativo del mercato finanziario globale (OECD, IASB, Credit Rating Agencies). La tesi conclude che tale nesso non può essere fornito né dalle soluzioni normative del liberalismo progressista né da quelle del neoliberalismo, bensì dalla tensione concettuale fra le due tradizioni, che genera a sua volta uno spazio internazionale di autentica “pratica politica”.The thesis sets out to identify a connection between global regulation and international order, so as to relate the quasi-technocratic realm of standardization, optimization and audit to to the politically determined issues of international justice. For this purpose, we consider the rationales underlying the activity of three subjects participating to the regulatory regime of the global financial market .(OECD, IASB, Credit Rating Agencies). The thesis infers that such nexus cannot be provided either by progressive liberalism's normative solutions, nor by neoliberalim's, but rather by the conceptual and practical tension between the two traditions of thought, which in turn generates a international locus of authentic "political practice"Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPARSI, VITTORIO EMANUELE2012-03-21Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1396itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/13932014-05-26T08:31:05Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1393Credibilità delle politiche ambientali ed eco-innovazioneENVIRONMENTAL POLICY CREDIBILITY AND ECO-INNOVATIONDI DIO, DENISESECS-P/04: STORIA DEL PENSIERO ECONOMICOSECS-P/02: POLITICA ECONOMICARegulatory credibility, eco-innovation, environmental policyQuesto lavoro esamina se e a che livello la credibilità dell’assetto istituzionale e delle azioni dei policy-maker influenzano la produzione di eco-innovazione. Dopo una revisione della letteratura che incrocia ambiti teorici diversi, si evidenzia una caratteristica trasversale agli strumenti di politica ambientale, in particolare quella della credibilità, e se ne testa l’effetto sull’eco-innovazione. L’ipotesi centrale di questa tesi, che la credibilità impatti positivamente sulla produzione di eco-innovazione nel sistema economico, viene testata con un’analisi qualitativa e quantitativa sul caso studio della regolamentazione europea sulle emissioni automobilistiche (1980-2007).
I risultati confermano l’ipotesi, evidenziando un percorso parallelo tra la produzione di eco-innovazione, misurata in termini di brevetti, e le variazioni nella credibilità della regolamentazione conseguenti a specifiche azioni intraprese a livello comunitario. L’ipotesi è confermata anche dallo studio quantitativo che evidenzia un impatto statisticamente significativo e positivo per l’indice di credibilità proposto.
Si conclude suggerendo che UE e paesi membri trarrebbero benefici da una rinnovata attenzione alla credibilità delle politiche ambientali, fondata sull’indipendenza dagli attori economici coinvolti e, in particolare, su una migliore qualità della regolamentazione stessa. Si stima che la conseguente percezione di stabilità ed efficienza migliorerebbe il risultato delle politiche ambientali in termini di eco-innovazioni prodotte dalle imprese.This thesis investigates whether and to what extent regulatory credibility influences the production of eco-innovation. After a selective literature review that analyzes the concept of eco-innovation through the principles of environmental economics, innovation economics, and regulatory economics, we contribute to the current literature by highlighting the role of a specific regulatory feature, that of credibility.
Our hypothesis of a positive impact of regulatory credibility on eco-innovation is confirmed by a case study on the European car emissions regulation (1980-2007), which has been carried out by combining a qualitative and a quantitative approach.
The findings indicate a common pattern of eco-innovation, which is measured by patent count, and of the credibility of the EU as car emissions regulator. The quantitative analysis estimates a statistically significant and positive impact of our credibility index on eco-innovation.
Our conclusion is that the EU and each Member State would benefit from a new focus on building credible regulatory regimes, based on increasing independence from the industry pressure and on high regulatory quality. The consequently perceived stability and efficiency of the regulation is expected to improve the outcome of environmental policies in terms of eco-innovations produced by industry itself.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOMERZONI, GUIDO STEFANOZOBOLI, ROBERTO2012-03-21Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1393enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/18742013-07-03T00:01:16Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1874L'opera di Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, visitatore e delegato apostolico in Bulgaria (1925-1934), alla luce delle nuove fonti archivistiche. Studio Storico-diplomatico e silloge documentariaThe mission of the Apostolic Visitor and Delegate Monseigneur Angelo Giuseppe Roncalli in Bulgaria (1925-1934). Historical and diplomatic study based on the newly unearthed archival documents.KARTALOFF, KIRIL PLAMENSPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALIdiplomazia pontificia, storia delle relazioni internazionaliIl decennio bulgaro di Mons. Angelo Giuseppe Roncalli (1925-1934) è un capitolo importante nella vicenda biografica di un uomo che, eletto Papa nel 1958, avrebbe segnato una svolta importante nel cammino verso l’unità delle Chiese cristiane: lo sviluppo della sensibilità ecumenica.
In Bulgaria egli fu Visitatore apostolico con il compito soprattutto di provvedere ai gravi bisogni della piccola e disastrata comunità cattolica. L’incarico, inizialmente a termine, si trasformò in una permanenza decennale durante la quale il rappresentante della Santa Sede pose le basi per la fondazione di una Delegazione apostolica; egli stesso, infatti, ne fu nominato primo rappresentante.
Scopo di questa tesi di dottorato è offrire una ricostruzione della missione di Mons. Roncalli in Bulgaria nell’ottica storico-diplomatica, basata, grazie all’apertura degli Archivi Vaticani dei fondi del Pontificato di Pio XI (6 febbraio 1922 - 10 febbraio 1939), su un lungo e attento studio archivistico.Monseigneur Angelo Giuseppe Roncalli’s Bulgarian decade (1925-1934) is an important chapter of the men who, elected Pope in 1958, was able to lead the first steps of change in bringing together Christian churches: the transformation of ecumenical sensibility.
He was Apostolic Visitor in Bulgaria and his important mission was focused on looking after the problematic catholic community. At the beginning, Mons. Roncalli’s permanence was supposed to be temporary, but it easily was transformed in ten very important years of catholic mission. The Holy See’s representative indeed established the Apostolic Delegation in Bulgaria becoming himself the first representative on charge.
The hereby presented purpose is offering to wide audience a specific reconstruction of Monseigneur Angelo Roncalli’s operation in Bulgaria through a historical and diplomatic look. The accomplishment of this study is completely based on the newly unearthed documents of Pope Pius XI treasured in the Vatican Secret Archives.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLODE LEONARDIS, MASSIMO2013-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1874itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/18032014-03-10T13:30:27Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1803L'UNIONE EUROPEA E LA GESTIONE DELLE CRISI DOPO LISBONA: UN NUOVO MODELLO PER AFFRONTARE LE SFIDE ALLA SICUREZZA NEL XXI SECOLO?THE EUROPEAN UNION AND CRISIS MANAGEMENT AFTER LISBON A NEW MODEL TO ADDRESS SECURITY CHALLENGES IN THE 21ST CENTURY?PIROZZI, NICOLETTAIUS/14: DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEASPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALISPS/04: SCIENZA POLITICAUnione Europea, gestione delle crisi, security governance, Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), Trattato di Lisbona, European Union, crisis management, security governance, Common Foreign and Security Policy (CFSP), Common Security and Defence Policy (CSDP), Lisbon TreatyL’obiettivo di questa tesi è di valutare che tipo di modello per la gestione delle crisi l’Unione Europea (UE) ha elaborato attraverso l’adozione e l’attuazione del Trattato di Lisbona, ma anche di capire che impatto ha prodotto la sua interazione con lo scenario internazionale di sicurezza. L’analisi è condotta a tre livelli: (1) strategico – elaborazione o revisione di concetti, politiche e documenti quadro; (2) istituzionale – creazione e riorganizzazione delle strutture di riferimento e dei processi decisionali; (3) operativo – pianificazione e gestione delle missioni civili e militari sul terreno. Lo scopo finale è quello di verificare se l’approccio dell’UE alla gestione delle crisi può considerarsi efficace per affrontare i possibili scenari futuri e come possa essere migliorato sulla base delle esperienze più recenti.The objective of this thesis is to assess what kind of crisis management model the European Union (EU) has elaborated through the adoption and implementation of the Treaty of Lisbon and what is the impact produced by its interaction with the international security context. The analysis is conducted at three different levels: (1) strategic – elaboration or review of concepts, policies and framework documents; (2) institutional – establishment or reorganization of structures and decision-making process; (3) operational – planning and conduct of civilian and military missions on the ground. The final aim is to evaluate whether the EU’s approach to crisis management will be able to face up possible future scenarios and how this model might be improved on the basis of most recent experiences.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPARSI, VITTORIO EMANUELE2013-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1803enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/18702014-05-26T10:56:34Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1870DEMOCRACY, INSTITUTIONS AND GROWTH: EXPLORING THE BLACK BOXROSSIGNOLI, DOMENICOSECS-P/01: ECONOMIA POLITICASPS/04: SCIENZA POLITICASECS-P/02: POLITICA ECONOMICAdemocracy, institutions, growth, development, econometric analysis, stylized facts, democrazia, istituzioni, crescita, sviluppo, fatti stilizzati, analisi econometrica, rule of law, stato di diritto, diritti di proprietà, property rightsLa letteratura economica e politologica evidenzia un ampio consenso sull’esistenza di un effetto positivo sulla crescita di lungo periodo da parte di diritti di proprietà, stato di diritto e, in generale, istituzioni economiche. Contestualmente, il rapporto tra democrazia e crescita rimane teoricamente poco chiaro mentre l'evidenza empirica è in gran parte inconcludente. Questo studio cerca di riconciliare i fatti stilizzati su crescita e democrazia qui evidenziati, che dimostrano l'esistenza di un "successo sinergico" negli ultimi trent'anni, con la teoria esistente e l’evidenza empirica. Dopo aver dettagliatamente scandagliato la letteratura esistente, questo studio suggerisce che l’effetto della democrazia sulla crescita di lungo periodo sia indiretto, mediato dalle istituzioni. Per testare questa ipotesi si propone un modello di analisi originale, applicato ad un panel di 194 paesi osservati nel periodo 1961-2010, utilizzando lo stimatore System-GMM e una vasta gamma di controlli. I risultati dell’analisi suggeriscono che la democrazia è positivamente correlata a istituzioni “più favorevoli” alla crescita economica, in particolare diritti di proprietà e stato di diritto. Inoltre, l’evidenza empirica supporta la tesi di un effetto indiretto complessivamente positivo della democrazia sulla crescita. Infine, si propone uno sviluppo ulteriore dell’analisi, concentrato sulle determinanti della democrazia, ricercando possibili concause nell’interazione con i processi economici.Economic and political science literature show a wide consensus about the positive effect of property rights, contract enforcing arrangements and, more generally, economic institutions to long-run growth. Conversely, the linkage between democracy and growth remains unclear and not conclusively supported by empirical research. This work is an attempt to reconcile the stylized facts about democracy and growth –evidencing a long-run “synergic success” between the two terms – with theoretical and empirical literature. After thoroughly surveying the relevant literature on the topic, this study claims that the effect of democracy on long-run growth is indirect, channeled by the means of institutions. To test this hypothesis, the thesis provides an original analytical framework which is applied to a panel of 194 countries over the period 1961-2010, adopting a System-GMM estimation technique and a wide range of robustness controls. The results suggest that democracy is positively related to “better” (namely more growth-enhancing) institutions, especially with respect to economic institutions and rule of law. Hence, the findings suggest that the overall effect on growth is positive, indirect and channeled by institutions. However, since the results are not completely conclusive, a further investigation is suggested, on further determinants of democracy, potentially affecting its pro-growth effect.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOBERETTA, SIMONA2013-04-16Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1870enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/18712013-06-04T13:54:40Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1871Il programma nucleare iraniano: analisi, motivazioni, prospettiveGAIETTA, MICHELESPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIASPS/04: SCIENZA POLITICAIran, energia atomica, armi nucleari, proliferazione, teorie delle Relazioni internazionali, nuclear weapons, atomic energy, proliferation, theories of International RelationsLa tesi si ripropone di dare un contributo allo studio della “questione nucleare iraniana”. Partendo da una meticolosa ricostruzione storica del programma nucleare dell’Iran, si affronta il caso in rapporto alle teorie elaborate dai differenti approcci delle Relazioni internazionali per analizzare la proliferazione di armi nucleari. Oltre a testare e comparare le capacità esplicative di queste teorie, vengono sottolineati alcuni fattori utili a comprendere le motivazioni alla base delle decisioni prese dall’Iran in ambito nucleare. In particolare, la tesi approfondisce il ruolo di variabili attinenti il quadro politico interno all’Iran, che sono state spesso sottovalutate in studi precedenti, a favore di condizionamenti strategici esterni al paese. Variabili che permettono di spiegare la continuità e persistenza degli investimenti iraniani in campo nucleare, pur in un contesto politico-strategico mutevole. Nonostante questo, l’approccio dell’intero lavoro rimane comunque incentrato sulla molteplicità delle dimensioni politiche, strategiche e simboliche che devono essere tenute in considerazione per tentare di comprendere le potenziali ambizioni dell’Iran, nonché l'attuale situazione di stallo e indeterminatezza sulle finalità del programma nucleare di questo paese. Nelle conclusioni vengono infine prospettate ipotesi tecnico-negoziali su cui sviluppare future iniziative diplomatiche e di ricerca.This thesis aims at giving a contribution to the study of the “Iranian nuclear question”. Starting from a detailed historical reconstruction of the nuclear program of Iran, we address this case in connection with several theoretical approaches to International Relations that try to explain the proliferation of nuclear weapons. This analysis allows us to compare and test the explanatory capabilities of these theories and to focus on some leading factors underlying Iranian nuclear decisions. In particular, we highlight the role of domestic variables, which were underestimated in previous studies on this issue, mainly focused on external strategic constraints. These variables are helpful in explaining the continuity and the persistence of the Teheran’s investment in the nuclear field, notwithstanding the many changes affecting the regional political and strategic framework. Besides this aspect, the approach to the entire thesis continues to be focused on the plurality of dimensions that should be considered in trying to understand the potential ambitions of Iran as well as the current stalemate and uncertainty related to the purposes of the nuclear program of this country. The thesis eventually elaborates some perspectives regarding technical and bargaining hypothesis on which to develop future diplomatic initiatives and researches.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOZOBOLI, ROBERTO2013-04-16Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1871itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/18752014-05-22T08:22:23Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1875Le reti nel mondo della scienza: tre elaborati sulla collaborazione scientifica.Networks in Sciences: Three Essays on Scientific CollaborationTOGNI, LARASECS-P/06: ECONOMIA APPLICATASECS-P/01: ECONOMIA POLITICASECS-P/02: POLITICA ECONOMICAnetwork analysis, scientific collaboration, scientific productivity, behavioural economics, experimental economics, laboratory experiment, economics of science, geographers, Italian economists, impact factor, scientific Journals, analisi dei reticoli, collaborazione scientifica, produttività scientifica, economia sperimentale, esperimento in laboratorio, economia della scienza, geografi, economisti italiani, riviste scientificheQuesta tesi di dottorato si pone come scopo lo studio della relazione complessa tra produttività e collaborazione scientifica sia di tipo formale sia informale. L’approccio che è adottato cerca di superare il classico trade-off che emerge dalla letteratura sulle reti e sulla teoria dei giochi; infatti, questa tesi rappresenta il tentativo di sviluppare una sintesi dell’approccio micro e macro allo studio delle collaborazioni scientifiche. A tal fine, il classico bagaglio metodologico è stato arricchito utilizzando tecniche di analisi complementari, quali l’analisi delle reti (e.g.: indici di centralità delle reti e coefficienti di clustering), l’econometria (e.g.: modelli di regressione ZIP e modelli di regressione troncati) ed infine l’economia sperimentale (e.g.: esperimenti in laboratorio). In particolare, sono state prese in considerazione due diverse comunità scientifiche con lo scopo di porre in evidenza le caratteristiche che le contraddistinguono: la comunità dei Geografi Top e la comunità degli Economisti italiani. Questa tesi è strutturata con il fine ultimo di porre in evidenza il ruolo che gli incentivi individuali degli scienziati parte della rete giocano nel modellare le strutture di collaborazione all’interno della rete stessa; ma, allo stesso tempo, nell’influenzare la propria produttività scientifica. Questa tesi è composta da tre diversi elaborati, ciascuno dei quali guarda al fenomeno della collaborazione e della produzione scientifica seguendo prospettive differenti, per permettermi di mettere in evidenza il ruolo giocato da quattro pilastri (i.e.: reti, comunità scientifiche, comportamenti collaborativi, incentivi individuali e conseguenze collettive) sulla base dei quali si fondano le strutture e la dinamica del “mondo della scienza”.The aim of this thesis is to study the complex relationship between scientific productivity and (formal and informal) scientific collaborations. We follow an approach which goes beyond the classical trade-off that emerged from the literature around networks studies and game theory, in the attempt of developing a synthesis between a micro and a macro approach. In doing so, we enrich the toolset of available methodologies by adopting instruments which are typical of Network Analysis (e.g.: networks’ indices of centrality and clustering), Econometrics (e.g.: ZIP and Censored regressions), and Experimental Economics (e.g.: Laboratory experiments). In particular, we look at two different scientific communities, in order to capture different characteristics of the networks: the community of Top geographers, and the community of Italian economists. This thesis is structured with a view to emphasising the role that the incentives which move scientists within their network of collaboration play on shaping the network itself, but also on influencing their scientific productivity. The thesis is composed of three different essays, each of which approaches the phenomena of scientific production and collaboration from different perspectives, allowing me to highlight the role played by four basic components (i.e.: networks, scientific communities, collaborative behaviours, individual incentives and collective outcomes) in shaping the structure and dynamics of the “world of science”.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOMAGGIONI, MARIO AGOSTINO2013-04-16Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1875enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/18762013-06-04T13:55:48Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1876Elementi per uno studio dell'istituzione monarchica britannica: l'attività pubblica all'estero di Elizabeth II tra il 1952 e il 1972VILLA, VALENTINA GIORGIA MARIASPS/03: STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHEStoria delle istituzioni, Monarchia, Gran Bretagna, 1950-1970, Elizabeth II, Commonwealth, Relazioni internazionali, History of Institutions, Monarchy, Great Britain, International relationsLa monarchia britannica – soprattutto quando viene considerata nella sua evo-luzione istituzionale contemporanea – rappresenta un oggetto di studio poco affermato sia in Italia sia, sorprendentemente, nei paesi di stampo anglosassone;il presente studio si pone l'obiettivo di analizzare la figura di Elizabeth II dal punto di vista dello svolgimento dell’attività di rappresentanza all’estero e nei paesi membri del Commonwealth durante il primo ventennio del suo lunghissimo regno. L’attività pubblica della Regina – i viaggi e le visite che compie e riceve ogni anno all’estero su suggerimento del Governo e con l’aiuto organizzativo del Foreign Office e nei paesi del Commonwealth su invito dei paesi stessi – rappresenta, infatti, una lente di ingrandimento particolarmente significativa e mai utilizzata prima per l’analisi della Monarchia.This research project wants to give a meaningful account of the role of the Queen in the foreign policy from the beginning of Her Majesty's reign in 1952 to 1972 (date of the United Kingdom's entry in the European Community). The shape of the Monarchy has often been outlined describing Her Majesty's biographical events, but in this way a research following an institutional point of view has always been left out. Instead, this type of research could enable to understand with more clarity the real contribution of the Crown in the British constitutional system. The necessity to investigate the role of the Queen does not come only from the absence of adequate and comprehensive studies about it, but derives from the belief that Elizabeth II — despite her full respect of the constitutional practices — had effectively guided Her realms through those difficult years which have seen the dismantlement of the Empire, the birth of the New Commonwealth, the tortuous path towards the European integration and the terrible and dangerous tensions caused by the Cold War. The role of Her Majesty as Head of State and as Head of the Commonwealth, as well the tenacious practice of the three fundamental rights enunciated by Bagehot — the right to be consulted, the right to encourage, the right to warn —, make this research more than motivated. Moreover, the particular attention dedicated to the trips and the visits of the Queen shows that these moments have more than a symbolical value in the international relations. As the nature of this project is purely innovative, this research has been carried out using mainly archives sources.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOCOLOMBO, PAOLO2013-04-16Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1876itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/18772014-05-21T08:55:26Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1877Neo-patrimonialismo e fragilità del sistema inter-statale arabo. Struttura del potere e state-building in Egitto e in Siria (1970-2011)NEO-PATRIMONIALISM AND THE WEAKNESS OF THE ARAB INTER-STATE SYSTEM Power structure and state-building in Egypt and Syria (1970-2011)CALCULLI, MARINASPS/04: SCIENZA POLITICASyria, Egypt, authoritarianism, neo-patrimonialism, Arab world, Middle Eastern StudiesLo studio analizza la relazione tra la struttura del potere neo-patrimoniale (fondata sullo scambio tra distribuzione arbitraria di opportunità economiche e lealtà politica) e la debolezza del sistema inter-statale arabo. Combinando un approccio storico-istituzionalista e un approccio intermestic, lo studio considera il neo-patrimonialismo arabo prodotto della contraddizione irrisolta tra la cristallizzazione delle sovranità statali imposte dalle ex-potenze coloniali e il progetto politico mancato della ‘Grande Nazione Araba’. Questa dinamica ha prodotto l’illegittimità strutturale dell’ordine inter-statale arabo, che investe lo stato nella dimensione territoriale e nella dimensione del potere. A cavallo degli anni 70’, nei regimi arabi si osserva una transizione dall’autoritarismo populista ad un sistema neo-patrimoniale. Esaminando i casi-studio di Egitto e Siria, questa tesi si propone di analizzare il divario tra lo state-building ‘weberiano’(legale-razionale) e ‘neo-patrimoniale’: in quest’ultimo, la mancanza di istituzionalizzazione legale-razionale impedisce la formazione di un legame di cittadinanza e asseconda la persistenza di identificazioni sociali tradizionali. In riferimento all’Egitto e alla Siria ,l’analisi mira a mettere in evidenza la relazione tra l’indebolimento (o il crollo) del regime e il collasso istituzionale dello stato. Questo fenomeno in Siria, a differenza dell’Egitto, si accompagna ad una ibridazione della sovranità statale, in virtù della frammentazione politicizzata della società siriana.This thesis investigates the relation between Arab neo-patrimonial power structures (based on the arbitrary distribution of economic opportunities in exchange of political loyalty) and the weakness of the Arab inter-state system. Combining a historic institutional and an intermestic approach, this study considers neo-patrimonialism as the outcome of the unsolved contradiction between the crystallization of western-imposed sovereignties and the missed political project of the ‘Greater Arab Nation’ (contesting colonial borders). This has, in turn, produced the structural illegitimacy of the inter-state order, affecting both the territorial and the authority dimensions of the state. In dealing with this ‘legitimacy problem’, post-1970 Arab regimes have tended to replace populist authoritarian (ideological-grounded) with neo-patrimonial (material-based) power strategies. Through the cases of Egypt and Syria, the study aims at analysing the gap between a ‘Weberian’ (legal-rational) and a ‘neo-patrimonial’ state-building: in the latter case, the missing legal-rational institutionalization hinders a social identification based on citizenship, seconding the persistence of traditional identities. By examining Egypt and Syria’s power structures, this study enlightens the relation between regime collapse and institutional collapse. Unlike Egypt, which enjoys a substantial societal homogeneity, in Syria we witness the hybridization of state’s sovereignty, stemming from the politicized fragmented character of Syria’s society.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPARSI, VITTORIO EMANUELE2013-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1877enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/18732014-05-21T13:28:26Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1873STATO E TRIBU' NEL MEDIO ORIENTE CONTEMPORANEO: DINAMICHE DI POTERE NELL'IRAQ DI OGGITribes and State in contemporary Middle East. Dynamics of power in today's IraqPARIGI, GIOVANNIL-OR/10: STORIA DEI PAESIISLAMICISPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIAIraq; tribalismo; ruolo dello shaykh; rapporto fra tribalismo e Islam; consociativismo; settarismo; sistemi elettorali; dittatura; transizione democratica; Ba’th; power sharing; state building, identità irachena e società; partiti politici iracheni; milizie; Sahwa; forze armate; Saddam Hussein; Nouri al Maliki; Dhi Qar.Il tribalismo costituisce una caratteristica intrinseca delle società mediorientali, concorrendo insieme a cultura araba e religione islamica a comporne l’identità. In Iraq, da sempre, il tribalismo ha costituito sia una struttura organizzativa ed una modalità di relazione sociale, che una dinamica di potere. Durante il Mandato britannico e la monarchia, la manipolazione politica di cultura e strutture tribali ha rafforzato la legittimazione del governo; nella fase repubblicana, con l’emergere delle forze armate quale principale attore politico e l’impatto con la modernità, il tribalismo si è trasformato pur rimanendo radicato nella società. Nella fase iniziale del regime ba’thista, la cultura tribale è stata combattuta essendo considerata un retaggio arcaico. Senonchè, con le difficoltà legate alla guerra con l’Iran, l’invasione del Kuwait e il successivo embargo, il regime di Saddam Hussein sfruttò proprio il tribalismo sia come dinamica di presa e controllo del potere che come collante propagandistico e sociale. Nel vuoto politico seguito al crollo del regime, le tribù riemersero come “campo di battaglia” tra insurgency e forze della Coalizione. Con il Surge americano e la nascita della Sahwa quale reazione allo stragismo jihadista, le tribù hanno impresso una svolta che ha salvato il paese dalla guerra settaria. Anche al Maliki ha saputo abilmente avvantaggiarsi del fenomeno tribale. Oggi le tribù continuano a rappresentare sia una constituency imprescindibile per ogni partito politico, che una diversificata e trasversale forza politica attiva.Tribalism is an intrinsic character of Middle Eastern’s societies, as it contributes, together with Arab culture and Islamic religion, to shape their identity. In Iraq, since ever, tribalism constituted an organizational structure and a pattern of social relations, as well as dynamic of power’s exercise. Under the British Mandate and the Monarchy, politic manipulation of tribal’s culture and structures strengthened government’s legitimation; during the Republican period, as the Army emerged as main political driver and the influence of Modernity, tribalism transformed itself even if its presence into the society was still very strong. In the initial phase of Ba’thist’s regime, tribal culture was opposed, since it was considered as an obsolete heritage. But, facing the difficulties stemming from the war with Iran, the invasion of Kuwait and the embargo, the regime of Saddam Hussein exploited tribalism as a dynamic of power’s control, as well as propaganda and social bond. In the political void ensuing to the collapse of the regime, the tribes surfaced as “battlefield” between insurgency and Coalition’s Forces. American Surge and the tribes’ intervention in the Sahwa, as a reaction to jihadist’s bloodbath, avoided a sectarian civil war. Also al Maliki was able to exploit the tribal system. Nowadays, tribes are still an invaluable constituency for every political party, as well as diversified and a cross-parties political force.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPASTORI, GIANLUCA2013-04-16Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1873itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/18722014-05-21T07:57:42Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/1872L'AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO IN TAJIKISTAN 1992 - 2012The Official Development Assistance in Tajikistan 1992 - 2012AMATO, STEFANIASPS/04: SCIENZA POLITICASPS/03: STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHEAiuto Pubblico allo Sviluppo (APS), cooperazione allo sviluppo, coordinamento degli aiuti, efficacia degli aiuti, Nazioni Unite, UNDP, Consiglio di Sicurezza, Tajikistan, rendite, reti, warlords. Official Development Assistance (ODA), aid industry, aid coordination, aid effectiveness, United Nations (UN), United Nations Development Fund (UNDP), Security Council, Tajikistan, rent-seeking, networks, warlords.Il coordinamento dell’aiuto pubblico allo sviluppo, evocato negli ultimi anni da più parti come la soluzione alla deludente efficacia degli aiuti è in realtà un argomento che nasce quasi contemporaneamente alle prime organizzazioni internazionali dedicate allo sviluppo . La funzione ambivalente delle Nazioni Unite, agente di mediazione diplomatica da un lato (mediazione tra stati e tra gruppi di potere all’interno dello stesso stato), e agente di sviluppo dall’altro, garantisce all’organizzazione un ruolo preminente nel coordinamento degli aiuti nei contesti di guerra e di post-conflitto. E’ questa stessa ambivalenza che impone all’organizzazione un rapporto ufficiale con i territori sottosviluppati, incardinato nella relazione con i governi centrali degli stati.
La critica radicale all’aiuto pubblico allo sviluppo individua tutte le distorsioni politiche ed economiche legate all’afflusso dei fondi, sottolineandone le aggravanti possibili laddove esista una discrasia tra gli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite e quelli dell’élite che occupa le posizioni apicali dello stato. Questa ricerca attraverso un’analisi storica del contesto, mette in luce l’interazione tra il sistema degli aiuti e il sistema-paese in Tajikistan dall’ingresso delle organizzazioni ai giorni nostri. L’analisi dimostra infine che la struttura politico-economica radicata sul territorio, pur conservando i tratti di uno “stato predatorio” (tratti non alleviati bensì aggravati dalle distorsioni legate all’afflusso dei fondi per lo sviluppo), sfugge in realtà alla definizione stessa di “Stato”. Questo dato rivela una debolezza insita nell’approccio metodologico del sistema degli aiuti che si fonda proprio sull’archetipo dello “Stato”.The Official Development Assistance (ODA) coordination has been recently launched as a genuine mean to increase aid effectiveness. Actually, the “aid coordination” paradigm was born almost contemporaneously to the first international organizations dedicated to “development”. The ambivalent function of the United Nation that acts both as an agent of diplomatic mediation (among states and among different lobbies within the borders of the same state), and as a development agent, guarantees to United Nations a preeminent role in the field of aid coordination in conflict and post-conflict contexts. It’s this real ambivalence that compels the United Nations to deal with development countries through official relations with the central governments.
The radical critique to development aid shows different political and economic distortions related to the incidence of foreign funds. At the same time, it underlines that wherever the goals of the official governments diverge from the development goals of the aid community these distortions might be even more burdensome for the country. This research, through an historical analysis, draws attention on the interaction among the development industry and the country-system in Tajikistan from the arrival of the international organizations to our days. The analysis demonstrates that the political and economic structure of the country, while maintaining the features of a “predatory state” (features which are not alleviated but worsened by the distortions brought about by the aid industry), simply do not comply with the definition of a “State”. This result highlights an innate weakness of the aid industry methodological approach that is in fact, fully based on the political archetype of the “State”.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLONERI, ENRICA PATRIZIA2013-04-16Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/1872itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/24512014-03-14T02:00:56Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/2451"Volver": il tango dell'Argentina tra integrazione ed isolamento economico"VOLVER": ARGENTINA'S TANGO BETWEEN ECONOMIC INTEGRATION AND ISOLATIONTENTORI, DAVIDESPS/04: SCIENZA POLITICASECS-P/02: POLITICA ECONOMICAargentina, economic development, economic integration, regional integration, international trade, gravity model, south americaQuesta tesi offre un’analisi complessiva della posizione e del ruolo giocato dall’Argentina nell’economia globale durante l’ultimo decennio, attraverso l’uso di diverse metodologie tipiche dell’analisi economica. La ricerca parte dall’analisi della dimensione economica interna del Paese, fornendo uno studio della struttura produttiva dell’Argentina e del suo sviluppo economico. In seguito l’analisi si focalizza sullo studio delle variabili determinanti dei flussi commerciali dell’Argentina con i suoi partners regionali tramite un’applicazione econometrica del modello gravitazionale. Infine, si concentra sull’analisi del ruolo dell’Argentina nella gestione dell’economia globale studiandone il ruolo nel Fondo Monetario Internazionale, nel G20 e nel MERCOSUR attraverso un approccio di International Political Economy. Il risultato principale è la scoperta dell’esistenza di un collegamento tra la dimensione interna e quella esterna. Infatti la persistente instabilità macroeconomica e inappropriate politiche economiche adottate a livello nazionale provocano una perdita di competitività globale che potrebbe danneggiare nel lungo periodo la performance economica dell’Argentina, ostacolandone il raggiungimento dello status di Paese completamente sviluppato. Inoltre, populismo e nazionalismo economico stanno isolando l’Argentina dal resto della regione sudamericana e dal mondo, portando il Paese verso la condizione di ‘pariah’ nelle relazioni internazionali.This thesis offers a comprehensive analysis of Argentina’s position and role within the global economy during the last decade, adopting different methodologies of the economic analysis. The focus of the research starts from the analysis of the domestic economic dimension of the country, providing a study of Argentina’s economic structure and development pattern. It then examines the study of the determinants of Argentina’s trading flows with its regional partners with an econometric application of the gravity model of international trade. It finally focuses on the analysis of Argentina’s global inclusion in the management of the global economy through the description of Argentina’s behavior in the IMF, the G20 and MERCOSUR with an approach taken from International Political Economy. The main finding is that there is a link from the internal to the external dimension, since persistent macroeconomic instability and inappropriate economic policies result into a lack of global competitiveness which might affect in the long run the economic performance of Argentina, preventing it from achieving the status of a completely developed country. Moreover, populism and economic nationalism are isolating Argentina from the rest of South America and the world, driving the country to the status of a ‘pariah’ in international relations.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOBERETTA, SIMONA2014-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/2451enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/24652014-05-21T09:36:09Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/2465Sostenibilità applicata: esplorando le strategie di Business Inclusivo attraverso le dimensioni spaziali ed istituzionali.APPLIED SUSTAINABILITY: EXPLORING INCLUSIVE BUSINESS STRATEGIES ALONG SPATIAL AND INSTITUTIONAL DIMENSIONSDAL NEGRO, LUCIASECS-P/02: POLITICA ECONOMICASPS/10: SOCIOLOGIA DELL'AMBIENTE E DEL TERRITORIOSECS-P/10: ORGANIZZAZIONE AZIENDALEKeywords: Inclusive Business, BOP theory, development aid, sustainable development, business diffusion, supporting institutional landscape. Parole chiave: Inclusive Business, Teoria BOP, aiuto allo sviluppo, indicatori di sostenibilità, replicabilità, supporto istituzionaleQuesto studio analizza i meccanismi di diffusione di iniziative di Inclusive Business secondo i principi della Teoria Base della Piramide (BOP). La ragione è quella di approfondire l’ipotesi che tali iniziative possano rappresentare un modello di policies a favore dello Sviluppo Sostenibile e Umano, a livello globale.
Due variabili sono state analizzate: la replicabilità geografica dei modelli di inclusive Business e la presenza di un contesto istituzionale di supporto. Lo studio ha verificato l’ipotesi attraverso un’analisi qualitativa di due aziende (per la variabile geografica), quindici laboratori appartenenti al BOP Learning Lab Network (per la variabile istituzionale) e novantasei casi-studio del database UNDP Growing Inclusive Markets (per entrambe le variabili).
I risultati indicano la presenza di barriere culturali, politiche, normative ed economiche che impediscono la replicabilità/diffusione di iniziative BOP. Dal punto di vista istituzionale, appare una scarsa integrazione dei rappresentanti delle comunità BOP all’interno delle istituzioni a loro supporto. Tuttavia, sono emersi due driver per la diffusione di iniziative BOP: reti migratorie e organizzazioni settoriali. Questi sono stati analizzati evidenziandone le potenzialità relativamente alla domanda di ricerca.
Infine, sono state presentate questioni aperte derivanti dalla diffusione di meccanismi di Inclusive Business a livello globale, contestualizzandole in rapporto alla Teoria BOP.This study wants to investigate the process of diffusion of Inclusive Businesses according to the principles of the Bottom of the Pyramid (BOP) theory. The rationale is to investigate whether the Inclusive Business approach may lead to a new policy framework addressing Sustainability needs and Human Development, at a global level.
Two diffusion-related variables were tested: the geographical replication of Inclusive Business models and the presence of a supporting institutional landscape. The study verified the hypothesis through a qualitative analysis of two firms (geographical replication variable), sixteen labs from the BOP Learning Lab Network (supporting institutional landscape variable) and ninety-six case-studies of the UNDP Growing Inclusive Markets database (both variables).
Results showed cultural, policy, regulatory and economic barriers hampering the geographical replication of BOP ventures. From the institutional point of view, results showed a poor integration of actors from the BOP within the supporting institutions. Yet, two drivers to diffuse the Inclusive Businesses emerged: migrant networks and sector-level organizations. Both were investigated highlighting their potentialities in relation to the research question.
Finally, open issues on the diffusion of Inclusive Business models were presented, explaining their contribution in advancing the state of the art of the BOP theory.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOZOBOLI, ROBERTO2014-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/2465enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/62232015-04-03T01:02:30Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/6223AN EMPIRICAL INVESTIGATION OF THE COMMON AGRICULTURAL REFORM PROCESSFINO, CARLOSECS-P/02: POLITICA ECONOMICASECS-P/06: ECONOMIA APPLICATACAP PACla tesi si divide in tre parti. La prima parte ripercorre l'evoluzione storica della PAC. La seconda è un'analisi econometrica delle riforme McSharry e Fischler mentre la terza è un'analisi del processo di riforma attualeThesis is divided in three parts. The first one is an historical illustration of the CAP in its "price support" period. The second is an econometric analysis of the effectiveness of the McSharry and Fischler's reforms. The third is an anakys of the current reform processUniversità Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOMAGGIONI, MARIO AGOSTINOPELLIZZARI, FAUSTA2015-03-31T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6223enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/24642015-12-14T13:13:11Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/2464L’origine ed evoluzione della dimensione esterna della politica migratoria dell’Unione Europea: modi di governance, attori, istituzioni.THE ORIGIN AND EVOLUTION OF THE EXTERNAL DIMENSION OF EU MIGRATION POLICY: MODES OF GOVERNANCE, ACTORS, AND INSTITUTIONSCORTINOVIS, ROBERTOSPS/04: SCIENZA POLITICAEU migration policy, new modes of governance, rational-choice institutionalism, readmission agreements, external border controls, FRONTEX, legal migration, Mobility PartnershipsL’obiettivo principale di questa tesi è di analizzare l’origine ed evoluzione della dimensione esterna della politica migratoria dell’Unione Europea. Attraverso un framework teorico che coniuga la letteratura sui ‘new modes of governance’ con quella riguardante il ‘rational-choice institutionalism’, questa tesi si propone di analizzare il sistema di governance in tre settori politici che rientrano nell’ambito della dimensione esterna: politica di riammissione, controlli esterni alle frontiere, e cooperazione con Paesi terzi concernente la gestione della migrazione legale. Sulla base delle premesse teoriche sopra indicate, questa tesi avanza due conclusioni principali. In primo luogo, si sostiene che l’evoluzione del sistema di governance nei tre casi presi in considerazione, lungi dal seguire un percorso lineare verso una sempre maggiore comunitarizzazione, ha al contrario dato luogo a sistemi di governance ‘ibridi’, che combinano cioè elementi vincolanti tipici del metodo comunitario con elementi caratteristici dei “new modes of governance”, incentrati sull’uso di soft law. In secondo luogo, si evidenzia il ruolo centrale rivestito dagli Stati Membri nello sviluppare tali sistemi di governance in accordo con due obiettivi prioritari: limitare l’autonomia delle istituzioni sovranazionali all’interno del processo decisionale e plasmare i risultati di tali politiche in accordo con le preferenze degli stessi Stati Membri.The central aim of this thesis is to provide an account of the origin and evolution of the external dimension of EU migration policy. By means of a theoretical framework that combines new modes of governance and rational-choice institutionalism, this thesis analyses the systems of governance of three policy areas falling within the external dimension: readmission policy, external border controls and cooperation with third countries in the field of legal migration. On the basis of such theoretical premises, two central arguments are advanced. First of all, it is argued that the evolution of the system of governance in the three cases, far from following a linear path towards communitarization, has resulted in the adoption of mixed systems featuring both 'old' modes of governance in line with the traditional Community Method and 'new’ modes based on soft-law and non-binding commitments. Secondly, this thesis underlines the central role played by the Member States in devising those governance mechanisms in order to fulfil two main objectives: limiting the discretion of EU supranational institutions in the decision-making process and shaping policy outcomes according to their preferred policy options.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOMAZZOLENI, MARTINO2014-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/2464enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/24632014-03-14T02:01:50Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/2463LA SELEZIONE DEI MIGLIORI. ANALISI SULLA QUALITA' NELLA RAPPRESENTANZA POLITICACAMPATI, ANTONIOSPS/04: SCIENZA POLITICASPS/02: STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHESPS/01: FILOSOFIA POLITICAclasse politica, qualità, political representation, élites, democracy, co-optation, ruling class, selezione, politicsLe recenti trasformazioni dei sistemi politici suggeriscono la necessità di ripensare il rapporto fra l’ideale democratico e il concetto di qualità. I mutamenti e le pretese della rappresentanza politica, infatti, appaiono sempre più inconciliabili con le teorie che, fino a pochi decenni fa, apparivano granitiche e (quasi) immodificabili. L’obiettivo di questa tesi è quello di argomentare tali assunti, non senza prima soffermarsi su alcune questioni preliminari: a livello teorico, cosa si deve intendere per qualità? Quale rapporto può realisticamente intrattenere con il sistema democratico? E, quindi, la qualità può essere selezionata? Le risposte a simili quesiti passano attraverso un approfondimento del rapporto (inevitabile) fra i governanti e i governati, considerato il canale più affidabile per osservare la ‘qualità’ come idea-concetto e per percepire gli effettivi cambiamenti che proietta sulla rappresentanza politica.The recent transformations of political systems suggest the need to rethink the relationship between the democratic ideal and the concept of quality. Indeed, changes and demands in political representation look increasingly incompatible with the theories that seemed lasting and (almost) immutable until a few decades ago. The aim of this dissertation is to discuss these assumptions, after dwelling on some preliminary questions. At the theoretical level, what is quality? Which relationship can it realistically have with the democratic system? And, therefore, can quality be selected? To answers such questions, the dissertation goes through an in-depth analysis of the (inevitable) relationship between rulers and the ruled. This relationship is considered the most reliable channel both to observe ‘quality’ as an idea-concept and to perceive the actual changes that it projects on political representation.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPALANO, DAMIANO2014-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/2463itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/24662014-03-14T02:01:52Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/2466Potere e governo in Cina: l'idea di potere come fondamento del sistema politico.POWER AND GOVERNMENT IN CHINA: THE IDEA OF POWER AS FOUNDATION OF THE POLITICAL SYSTEMFASULO, FILIPPOSPS/04: SCIENZA POLITICASPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIASPS/02: STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHEChina, power, government, political system, Chinese politics, political institutions, Cina, potere, sistema politico, politica cinese, istituzioni politicheL’obiettivo di questa tesi è comprendere il sistema politico cinese. Tale intendimento è perseguito attraverso la definizione di uno schema interpretativo fondato sull’idea di potere. In questa tesi si assume che l’idea di potere sia funzionale alla definizione della forma di governo e viene analizzata l’evoluzione del sistema politico cinese attraverso modifiche dell’idea di potere. Il Potere è inteso come potere di governare e l’idea di potere viene definita sulla base di sei elementi comparabili: sovranità, esercizio, legittimità, obiettivo, limite e confine. Lo schema così delineato viene poi applicato alle principali teorie politiche cinesi con l’obiettivo di individuarne continuità e discontinuità. Pertanto le domande di ricerca vertono su quale sia l’idea di potere in Cina e quale sia la sua variazione diacronica. Infine vengono analizzati i risultati dell’applicazione dello schema interpretativo per comprendere l’attuale sistema politico. L’attenzione è rivolta soprattutto agli elementi del pluralismo, della relazione fra popolo ed esercizio di governo e sullo stato. Elemento centrale è il ruolo del pluralismo valoriale in rapporto al sistema politico.The aim of this dissertation is to understand Chinese political system. This task is pursued trough the development of an interpretative schema based on the idea of power. This dissertation assumes the idea of power is functional in shaping the form of government and tries to analyze the evolution of Chinese political system via changes within the idea of power. Power is intended as power to govern and the idea of power is set trough six comparable items: sovereignty, exercise, objective, legitimacy, limit and border. This schema is then applied to China’s main political philosophy in order to trace continuities and discontinuities. Therefore Research questions are what the idea of power is and what its evolution was. Finally this dissertation analyzes outcomes from interpretative schema’s application to understand current political system. This dissertation focuses mainly on the element of pluralism, relation between the people and the exercise of the government and the state. This dissertation concentrates on the role of value pluralism in relation to the political system.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPALANO, DAMIANO2014-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/2466enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/24502015-02-04T09:39:08Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/2450L'universalità della giurisdizione penale. Spunti ricostruttivi e ipotesi di sviluppoUniversal Criminal Jurisdiction. Current status and future development.LA MANNA, MARIANGELAIUS/13: DIRITTO INTERNAZIONALEgiurisdizione statale, crimini internazionali, impunità, complementarità, sovranitàLa tesi si articola in 4 capitoli. Il primo descrive i fondamenti dell’universalità
della giurisdizione e ripercorre il processo di emersione del criterio da un punto di vista
storico, ne individua l’ambito di applicazione ratione materiae, ed esamina le principali
teorie a supporto e fondamento del ricorso a questo criterio.Il secondo capitolo ricostruisce, al termine di una ricognizione della prassi, i
più delicati problemi applicativi del criterio, che nel corso degli anni ’90 ne hanno
determinato il parziale abbandono. Individua, infatti, alcuni istituti che possono rendere
più difficoltoso il ricorso al criterio universale, quali le immunità dalla giurisdizione di
alcune figure statali e i provvedimenti di amnistia. Infine, mostra che anche il mancato o
insufficiente adattamento degli ordinamenti nazionali all’ordinamento internazionale
può risultare problematico.Il terzo capitolo descrive la rivitalizzazione del criterio alla quale si assiste da
almeno 10 anni e individua i fattori principali di tale fenomeno nell’adozione dello
Statuto di Roma che istituisce la Corte Penale Internazionale (CPI) e nella conseguente
adozione delle legislazioni nazionali attuative dello Statuto, nonché nel susseguirsi di
proposte accademiche e intergovernative circa la regolazione dell’impiego del criterio
universale.Il quarto e ultimo capitolo tenta di individuare lo “stato dell’arte” del criterio e
cioè di chiarirne la natura e la portata, soprattutto alla luce della prassi dei giudici
nazionali esaminata nei capitoli precedenti. Il capitolo si interroga circa la natura
permissiva o obbligatoria della giurisdizione universale, circa la sua matrice,
consuetudinaria oppure convenzionale, e sulla possibilità che l’esercizio della
giurisdizione universale possa essere subordinato al rispetto di alcuni requisiti.
Si indaga altresì il rapporto tra la giurisdizione universale e l’obbligo “aut
dedere aut iudicare” contenuto in numerosi trattati internazionali in materia di
repressione dei crimini internazionali e transnazionaliThe thesis aims at enquiring the current status of universal criminal jurisdiction. Therefore, it examines conventional and customary international law to figure out the scope and application of this principle of jurisdiction.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOSANTINI, ANDREA2014-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/2450itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/62282015-04-07T09:12:42Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/6228IL CONTRIBUTO DELLA SOCIETA' CIVILE AL PROCESSO DI DEMOCRATIZZAZIONE IN BOSNIA ERZEGOVINA: ESEMPI DI COOPERAZIONE AL FEMMINILEGRECO, CAROLINA GIOVANNASPS/08: SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVIM-STO/04: STORIA CONTEMPORANEASPS/03: STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHECooperazione allo sviluppo, peace-building, ex Jugoslavia, società civile, movimento femminista, democratizzazione, rinconciliazioneIl tema della vivacità della società civile nelle regioni della ex Jugoslavia rappresenta - soprattutto se considerato in relazione con le numerose iniziative di pace intraprese negli anni '90 di fronte all'imminenza del conflitto - un tema ancora poco indagato dalla letteratura sia in Italia e nel mondo anglosassone sia, soprendentemente, nei Paesi dell'area balcanica. Il presente lavoro di ricerca si pone invece come obiettivo quello di dimostrare l'esistenza di una radicata tradizione di attivismo civico nelle ex Repubbliche jugoslave e in Bosnia Erzegovina in particolare, dimostrando come soprattutto l'attivismo femminile, dagli anni Settanta sino ad oggi, abbia notevolmente contribuito all'emergere di un nuovo soggetto politico che ha preso attivamente parte ai processi di democratizzazione e riconciliazione della società nel contesto postbellico. Lo studio delle forme e dei metodi di lotta del Neofeminizam rappresenta infatti una lente di ingrandimento privilegiata e poco utilizzata per la comprensione di più ampie dinamiche inerenti il complesso processo di transizione che la Bosnia oggi è costretta ad affrontare.The theme of the vibrancy of civil society in the regions of the former Yugoslavia represents – especially when considered in connection with the many peace initiatives undertaken in the ‘90s – a topic that has been little studied in the literature both in Italy and in the Anglo-Saxon world, but also surprisingly, in the Balkans countries. This research work aims to demonstrate the existence of a strong tradition of civic activism in all former Yugoslavia Republics and in particular in Bosnia and Herzegovina. Especially female activism, from the ‘70s until today, has greatly contributed to the emergence of a new political subject that has taken an active part in the democratization and reconciliation processes in the context of post-war Bosnia and Herzegovina. The analysis of the forms and struggle methods of Neofeminizam represents a privileged and little used key for the understanding of broader dynamics inherent in the complex process of transition that Bosnia Herzegovina is forced to face today.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOCOLOMBO, PAOLO2015-03-31T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6228itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/62252015-04-03T01:00:33Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/6225LE RELAZIONI DIPLOMATICHE TRA IL REGNO UNITO E LA SANTA SEDE DURANTE IL PONTIFICATO DI PIO XI (1922 - 1939)The Diplomatic Relations between the United Kingdom and the Holy See during the pontificate of Pius XI (1922-1939)BOTRUGNO, LORENZOSPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALIdiplomazia pontificia, relazioni anglo-vaticane, archivi vaticani, papal diplomacy, anglo-vatican relations, vatican archivesI rapporti anglo-vaticani, storicamente segnati da reciproche diffidenze, si distinsero per cordialità nel corso della prima parte del pontificato di Papa Achille Ratti - Pio XI (1922-1939). Tra il 1927 e il 1932 un doloroso conflitto tra Chiesa e Stato a Malta, cattolicissima colonia britannica, si trasformò gradualmente in un aspro scontro diplomatico tra la Segreteria di Stato di Sua Santità ed il Foreign Office. I legami tra Regno Unito e Santa Sede si indebolirono ulteriormente nel biennio 1935-1936, durante la Guerra d’Etiopia: a torto, Londra interpretò l’iniziativa di pace della diplomazia pontificia come funzionale a sostenere le rivendicazioni imperiali dell’Italia fascista. Nel 1937, a seguito della pubblicazione dell’enciclica “Mit Brennender Sorge”, ebbe principio un effettivo riavvicinamento: gli inglesi percepirono il Papato allineato alle democrazie e contrapposto ai totalitarismi, ovverosia Germania e Italia. L’istituzione della Delegazione apostolica in Gran Bretagna (novembre 1938) costituiva sintomo e manifestazione concreta di tale nuova e profonda armonia.Anglo-vatican relations, historically marked by reciprocal diffidences, were characterized by cordiality during the first part of the pontificate of Pope Achille Ratti - Pius XI (1922-1939). From 1927 to 1932 a painful conflict between Church and State in Malta, the Roman Catholic British colony, gradually turned into a bitter diplomatic confrontation between the Secretariat of State of His Holiness and the Foreign Office. The ties between United Kingdom and Holy See weakened further in the years 1935-1936, during the Ethiopian War: wrongly, London interpreted Papal Diplomacy’s peace initiative as conceived to support the imperial claims of Fascist Italy. In 1937, following the publication of the Encyclical “Mit Brennender Sorge”, a factual rapprochement started: the British perceived the Papacy as lined up with democracies and opposed to Totalitarian States, that is to say Germany and Italy. The institution of the Apostolic Delegation to Great Britain (November 1938) constituted symptom and concrete manifestation of a new and deep harmony.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLODE LEONARDIS, MASSIMO2015-03-31T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6225itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/62212015-04-07T09:02:19Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/6221STORIA E NARRAZIONE: ORIGINE, SVILUPPO E PROSPETTIVE DEL NARRATIVISMO DA ERODOTO A HAYDEN WHITEROSSIGNOLI, MARCOM-FIL/05: FILOSOFIA E TEORIA DEI LINGUAGGIM-STO/04: STORIA CONTEMPORANEANarrazione, Narrativismo, Narration Narrativism,storytelling, Metahistory, Hayden WhiteIl presente lavoro vuole indagare le teorie di quegli autori che, negli ultimi ottant’anni, hanno studiato e approfondito il rapporto che lega la storia e la narrazione. Nonostante si possa parlare di narrativismo, inteso come filone di studio, solo a partire dalla seconda metà del ‘900, tutta la storia e tutti gli storici di ogni epoca, più o meno volontariamente, hanno ragionato sul concetto di storia e sul modo di raccontarla.
La mia tesi quindi, se da un lato si concentrerà sugli esponenti del narrativismo novecentesco, dall’altro partirà dai greci, per ripercorrere, seppur brevemente, i contributi degli autori più significativi.This paper aims to investigate the theories of those authors who, in the last eighty years, have studied and explored the relationship between history and its narration. Although we can talk about narrativism, considered as branch of study, only from the second half of XX century, all the history and all the historians of all time, more or less voluntarily, have reasoned about the concept of the story and how to tell it.
My thesis, on the one hand, while it will focus on members of narrativism of the last century, on the other hand it will start by the Greeks, to analyse the contributions of the most significant authors of each age.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOCOLOMBO, PAOLO2015-04-01T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6221itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/62242015-04-03T01:00:41Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/6224MODELLING THE EFFECTS OF ECONOMIC CRISIS ON THE TYPE OF GOVERNMENTTROMBETTA, FEDERICOSECS-P/01: ECONOMIA POLITICAEconomia politica, teoria dei giochi, populismo, tecnocrazia, crisi economica, Political Economy, Game Theory, Populism, Technocracy, Economic CrisisQuesta tesi contribuisce alla letteratura di economia politica attraverso l’analisi degli effetti di una crisi economica sulla tipologia di governo. In particolare, ci si concentra su due tipologie di governo che possono essere viste come anomalie empiricamente correlate a fenomeni di crisi economica e finanziaria: il populismo e la tecnocrazia.
Dopo una rassegna critica della letteratura esistente, si sviluppano due distinti modelli di teoria dei giochi. Il primo analizza il populismo nel contesto di una relazione principale-agente tra l’elettore e il politico. Concentrandosi su come la probabilità che si affermi un governo populista è influenzata dai parametri che catturano la situazione economica del Paese, si dimostra che, in un contesto di crisi economica, è più probabile che il governo attui provvedimenti populisti.
Il secondo modello spiega la comparsa di un governo tecnocratico (e in parte anche la sua stabilità) in un sistema politico in cui gli agenti principali sono due partiti e, in alcuni casi, un gruppo di tecnocrati. Qui si prova che il governo tecnocratico ha più probabilità di emergere in un contesto di crisi economica, quando il parlamento è equamente diviso e quando la distanza ideologica tra i due partiti è sufficientemente grande.This thesis contributes to the literature on theoretical political economy analyzing the effects of economic crisis on the types of government. In particular, we focus on two types of government that can be seen as anomalies empirically related with the emergence of financial and economic crisis: populism and technocracy.
After a critical survey of the existing literature on those topics, we develop two different game-theoretical models. The first one studies populism in the context of a standard political-agency relationship between a voter and a politician. We see how the likelihood of the emergence of a populist government is affected by parameters representing the economic conditions of a country, and we find that, in a context of economic crisis, the government is more likely to make populist decisions.
The second model explains the emergence of a technocratic government (and captures some issues related to its stability) in a post-election partisan politics setting where the main players are two parties and possibly a group of technocrats. We prove that the technocratic government is more likely to emerge in a context of economic crisis, when the parliament is evenly split and the ideological distance between the two parties is big enough.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOMERZONI, GUIDO STEFANO2015-04-01T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6224enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/62222015-04-03T01:00:49Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/6222POTERE POLITICO E SPAZIO URBANO. ELEMENTI DI GEOGRAFIA CULTURALE PER UNA STORIA DELLA MILANO COMUNALE E SIGNORILECUOMO, PIETROM-GGR/01: GEOGRAFIASPS/03: STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHEGeografia culturale, Milano, comune, signoria, mappa, cartografia, Sforza, Visconti, potere, città ideale, città, istituzioni, broletto, castello sforzescoLo scopo di questo lavoro è realizzare uno studio interdisciplinare sul rapporto tra Milano e i regimi succedutisi alla sua guida nel basso medioevo. Il punto di partenza è il principio, largamente diffuso nella storiografia, che sistemi di governo diversi plasmino lo spazio in maniera differente. L’analisi dello spazio urbano così ottenuta, però, può essere arricchita dall’uso di strumenti della geografia culturale. La città, tema tra i più importanti e complessi della cultura occidentale, è infatti il luogo di incontro naturale tra storia e geografia culturale: è il luogo in cui si svolge la storia, ma più di un semplice palcoscenico. Le caratteristiche del fenomeno urbano trovano massima espressione nel caso di Milano, che presenta una storia di primissimo piano tradottasi in una struttura urbana dalle forme assolutamente peculiari. Sia al suo interno sia verso l’esterno (per la sua capacità di plasmare il territorio, agendo sull’ambiente naturale e modellandolo in base alle proprie necessità, ribaltando le logiche del determinismo ambientale). Combinando gli strumenti propri della geografia culturale con quelli della ricerca storica, si ottiene la possibilità di usare la città stessa e le sue rappresentazioni come documento, affiancando all’analisi degli eventi storici lo studio della valenza simbolica di tali realizzazioni.This work is aimed to create an interdisciplinary study on the relationship between Milan and its polical regimes in the late Middle Ages. The starting point is the principle, widely used in historiography, that different systems of government produce space differently. The analysis of urban space thus obtained, however, can be improved using instruments from cultural geography. The city - one of the most important and complex topics in Western culture - is the meeting place of the natural history and cultural geography: it is the place where the story takes place, but more than just a stage. Milan is the perfect example of city: it has a history of the first order which turned into an urban structure of absolutely peculiar shape. Both internally and externally (for its ability to shape the territory, by acting on the natural and modeling it to suit your needs, reversing the logic of environmental determinism). Combining the tools of cultural geography with those of historical research, you get the opportunity to use the city itself and its representations as a document, supporting the analysis of historical events, the study of the symbolic value of such achievements.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOCOLOMBO, PAOLONERI, ENRICA PATRIZIA2015-03-31T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6222itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/62262015-04-07T09:10:43Zhdl_10280_63hdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/6226LA "RELAZIONE SPECIALE" ANGLO-AMERICANA E LA GUERRA DELLA FALKLAND (1982)The Anglo-American "special relationship" and the Falklands war (1982)BORSANI, DAVIDESPS/04: SCIENZA POLITICASPS/05: STORIA E ISTITUZIONI DELLE AMERICHESPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALIFalkland, Falklands, isole Falkland, Malvinas, Gran Bretagna, Stati Uniti, special relationship, relazione anglo-americana, Guerra Fredda, NATO, Alleanza Atlantica, Americhe, guerra delle Falkland, Falklands war, Argentina, Margaret Thatcher, Ronald Reagan, Emisfero occidentale, seconda Guerra Fredda, Unione SovieticaNell’aprile 1982, l’Argentina – un Paese alleato degli Stati Uniti attraverso il Patto di Rio – invase le isole Falkland, un Territorio d’Oltremare del Regno Unito, rivendicato da Buenos Aires sin dal XIX secolo. Margaret Thatcher, l’allora Primo Ministro britannico, rispose con vigore. Alla fine la Gran Bretagna – alleato NATO degli USA – riuscì a riconquistare le isole e a ristabilire lo status quo ante. Il conflitto va inquadrato nel framework della ‘seconda Guerra Fredda’. Il confronto tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica fu particolarmente aspro nei primi anni Ottanta e la logica bipolare influenzò le dinamiche diplomatiche della guerra del 1982. Da un lato, l’Emisfero occidentale era al centro della rinnovata strategia americana anti-comunista e l’Argentina era il principale pilastro nel Cono Sud. Dall’altro lato, il rafforzamento della ‘speciale relazione’ anglo-americana costituiva la pietra angolare della grand strategy statunitense nel teatro europeo. Con questo sfondo, è naturale domandarsi quale ruolo Washington scelse di giocare nella guerra delle Falkland tra due dei suoi alleati. A causa di interessi divergenti, la ‘relazione speciale’ non fu infatti del tutto speciale.In April 1982, Argentina – a country allied with the United States through the Rio Pact – suddenly invaded the Falkland Islands, a long-time Overseas Territory of the United Kingdom, disputed by Buenos Aires since the XIXth century. Margaret Thatcher, the then British Prime Minister, vigorously responded and finally Britain – a US NATO ally – was able to regain the Islands and re-establish the status quo ante. The conflict needs to be contextualized in the ‘second Cold War’ framework. The struggle between the United States and the Soviet Union was particularly tough in the first years of the 1980s and the bipolar logic strongly influenced the diplomatic course of the 1982 war. On the one hand, the Western hemisphere was at the core of the renewed anti-communist US strategy and Argentina was the main pillar in the Southern Cone. On the other hand, the strengthening of the Anglo-American ‘special relationship’ was the European cornerstone of the US grand strategy. Against this background, what kind of role the US chose to play in the Falklands war between two of their allies instinctively arises as the main question. Affected by diverging interests, the ‘special relationship’ was not indeed entirely special.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLODE LEONARDIS, MASSIMO2015-03-31T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6226itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/62272015-04-03T01:00:59Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/6227PER MISSIONE E PER INTERESSE. IL DISCORSO COLONIALE IN FRANCIA DURANTE LA TERZA REPUBBLICAPINCHETTI, ANNA LISASPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALISPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIASPS/13: STORIA E ISTITUZIONI DELL'AFRICAFrancia, impero coloniale, imperialismo, colonialismo, idea coloniale, discorso coloniale, Terza Repubblica, insegnamento, parti colonial, mission civilisatrice, Jules Ferry, Paul Leroy-Beaulieu, Ecole coloniale, France, imperialism, colonialism, colonial idea, Third RepublicLa tesi intende analizzare l’idea coloniale in Francia durante la Terza Repubblica, le modalità attraverso cui essa veniva veicolata e gli argomenti con cui l’espansione veniva giustificata. Dopo un’introduzione storica, la ricerca si concentra sulle diverse “voci” che concorsero alla promozione e propaganda coloniale. Vengono analizzati il contributo dei diversi attori – primo fra tutti il “parti colonial” - che parteciparono a sostenere le motivazioni dell’espansione, oltre alle modalità e ai canali utilizzati, in un contesto in cui l’opinione pubblica era restia ad affezionarsi e a comprendere la necessità di un impero. La parte successiva si concentra sui contenuti del discorso di giustificazione e motivazione dell’imperialismo francese, tramite il richiamo di alcuni teorici e politici del periodo e dei principali temi -economici, politici e umanitari (la cd. “mission civilisatrice”) - evocati in tale contesto. L’ultimo capitolo è dedicato in modo particolare alla diffusione della cosiddette “scienze coloniali” e alla creazione, influenzata dall’esigenza di formare i futuri amministratori coloniali, di cattedre o sezioni coloniali negli istituti di studi superiori. E’ possibile in tal modo individuare un collegamento tra diversi gruppi ed entità operanti nel campo politico, economico e scientifico e, attraverso l’analisi degli appunti dei corsi, esaminare in che modo l’idea coloniale fosse trasmessa in tale ambito.The research aims at analyzing the colonial idea in France during the Third Republic, the different ways it was conveyed and the main themes adopted to justify the colonial expansion. After a first historical overview, the second chapter focuses on the different actors that contributed in promoting the colonies and the colonial propaganda (above all the “parti colonial”), in a context in which the majority of the French citizens seemed not really interested in supporting the colonial empire nor in understanding its needs and methods. Subsequently, the research analyzes the different themes the supporters of the French colonial movement adopted to justify the need of a colonial empire at the economic, political and “humanitarian” levels. The last chapter is focused on the diffusion of the “colonial sciences” and the creation of ad hoc colonial sections or schools aimed at training the future colonial administrators. The analysis highlights the links between the different actors of the political, economic and scientific circles. Also, thanks to the exam of the student’s notes it is possible to see how the colonial idea was conveyed in this field.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOREDAELLI, RICCARDO2015-04-01T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/6227itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/179442017-04-08T01:07:16Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/17944POTERE E LOGICA POLITICA DELL'INTEGRAZIONE EUROPEA: IL CASO DELL'UNIONE BANCARIADE CRISTOFARO, SOSSIO MARIOSECS-P/03: SCIENZA DELLE FINANZESECS-P/04: STORIA DEL PENSIERO ECONOMICOSECS-P/01: ECONOMIA POLITICASingle Supervisory Mechanism; Single Resolution Mechanism; Banking Union; Sovereignty; Functional Spillover.La tesi indaga la logica dell'integrazione europea prendendo in esame il caso dell'Unione Bancaria. Due sono gli argomenti che vengono sostenuti. Il primo é che l'Unione Bancaria é la soluzione imperfetta ad uno spillover funzionale che emerge dalla moneta unica. Il secondo é che l'integrazione europea é un processo di centralizzazione duale i cui fuochi sono le istituzioni sovranazionali e gli stati più potenti.The dissertation inquiries into the logic of European integration by employing the newly established Banking Union as a case study. Two arguments are developed. First, the Banking Union is the imperfect solution to a functional spillover emerging from the common currency. Second, European integration is best understood as a process of centralisation around supranational institutions and powerful states.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPARSI, VITTORIO EMANUELEBERETTA, CARLO LUIGI2017-04-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/17944itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/113742016-04-19T01:02:29Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/11374LA COOPERAZIONE RAFFORZATA COME MODALITA' D'ISTITUZIONE DELLA PROCURA EUROPEAFIDELBO, MIRANDAIUS/16: DIRITTO PROCESSUALE PENALEIUS/17: DIRITTO PENALEIUS/14: DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEAProcura europea, cooperazione rafforzata, cooperazione giudiziaria in materia penale, reati lesivi degli interessi finanziari dell'UE, European Public Prosecutor’s Office, enhanced cooperation, Judicial cooperation in criminal matters, offences affecting the financial interests of the EUIl Trattato di Lisbona contiene la base giuridica per l’istituzione della Procura europea, tramite regolamento da adottare con il voto unanime in seno al Consiglio. Essa avrà il compito di «individuare, perseguire e rinviare a giudizio gli autori di reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione» (art. 86 TFUE). Il 17 luglio 2013 la Commissione ha adottato una proposta di regolamento a riguardo. Tuttavia, i negoziati fino ad ora condotti fanno ritenere che sarà difficile adottarlo all’unanimità, motivo per cui si è deciso di indagare il tema dalla prospettiva della cooperazione rafforzata.
L’obiettivo della tesi consiste nel dimostrare la concreta esistenza di un valore aggiunto dell’istituzione della Procura europea da parte di un numero ristretto di Stati rispetto all’abbandono di un tale progetto per assenza di unanimità. La tesi mira a dimostrare la sua fattibilità, costruendo un sistema capace di funzionare in un contesto d’integrazione diseguale.
L’elemento di novità consiste nella riscrittura della proposta di regolamento per adattarla al diverso contenuto (non più l’istituzione della Procura europea, ma l’attuazione di una cooperazione rafforzata ai fini di una tale istituzione) e nella predisposizione di modelli degli accordi disciplinanti la cooperazione tra gli Stati membri non partecipanti e l’organo di accusa europeo.The Treaty of Lisbon contains the legal basis for the institution - by means of a regulation to be adopted by the Council acting unanimously - of the European Public Prosecutor’s Office (EPPO), which shall be «responsible for investigating, prosecuting and bringing to judgment the perpetrators of offences against the Union's financial interests» (art. 86 TFEU). In July 2013 the Commission adopted a proposal for a regulation on this matter. However, the ongoing negotiations lead to retain that it will be difficult to reach unanimity. This is the reason why this dissertation analyses the theme from the perspective of enhanced cooperation.
The purpose of this thesis consists in demonstrating the concrete existence of an added value deriving from the institution of the EPPO by only some States rather than neglecting this project. Thus, it aims at proving the feasibility of this project, by constructing a functioning system, even in a context of unequal integration.
The redrafting of the regulation in order to adapt it to the new object (the implementation of the enhanced cooperation for the institution of the EPPO) and the provision of the text of the agreements between non participating States and the EPPO constitute its originality.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPARISI, NICOLETTASANTINI, ANDREA2016-04-18T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/11374itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/113712016-07-22T12:10:17Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/11371LA RAPPRESENTANZA DEGLI INTERESSI IMPRENDITORIALI IN ITALIA: UN'ANALISI GENERALETHE ENTREPRENEURIAL REPRESENTATION OF INTERESTS IN ITALY: A GENERAL ANALYSISFAVERO, GIULIASPS/04: SCIENZA POLITICAinteresse, rappresentanza, associazioni imprenditoriali, camere di commercioLa tesi si occupa della rappresentanza degli interessi imprenditoriali in Italia, con un focus particolare sulle crisi 1989-1994 e 2007-2014, analizzando il mondo delle associazioni imprenditoriali private e delle Camere di commercio.This work is about the representation of entrepreneurs interests in Italy, with a specific focus on 1989-1994 and 2007-2014 crisis, analyzing business associations and Chambers of commerce as institutions.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPALANO, DAMIANO2016-04-18T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/11371itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/113722024-01-25T17:53:26Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/11372Trasferimenti di sovranità nell'Unione Economica e Monetaria alla luce della crisi del debitoTRANSFERS OF SOVEREIGNITY IN THE ECONOMIC AND MONETARY UNIONIN THE LIGHT OF THE DEBT CRISISLIONELLO, LUCAIUS/14: DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEAEconomic and Monetary Union, sovereign debt crisis, Banking Union, Economic governanceLa tesi intende fornire un’analisi critica dello sviluppo dell’Unione Economica e Monetaria (UEM) alla luce della crisi del debito sovrano. A partire dal 2009 sono state progressivamente attuate diverse riforme che hanno limitato l’autonomia degli Stati Membri nell’esercizio delle loro prerogative sovrane ed hanno fornito alle istituzione europee nuovi poteri nell’ambito di diverse politiche. La ricerca investiga i trasferimenti di sovranità in corso dal livello nazionale a quello europeo focalizzandosi sulle trasformazioni sia dell’Unione Economica che di quella Monetaria. Nel primo capitolo la tesi analizza i carattere originali dell’UEM dalla sua creazione fino alla ratifica del trattato di Lisbona. Il secondo capitolo considera la creazione dei meccanismi di stabilizzazione introdotti per salvare i paesi a rischio default e garantire la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso. Il terzo capitolo studia gli interventi della Banca Centrale Europea durante la crisi, analizzando in che modo la necessità di proteggere la moneta unica abbia sviluppato il ruolo della BCE ed esteso il suo mandato. Il quarto capitolo studia la riforma della governance economica tramite il rafforzamento della disciplina fiscale degli Stati Membri. Il quinto capitolo analizza la riforma della governance bancaria e la creazione dell’Unione Bancaria, che è stata finalmente introdotta per interrompere il circolo vizioso tra crisi del debito e crisi bancaria. Nello sviluppo della tesi le diverse riforme verranno analizzate dal punto di visto della loro legalità, efficacia e legittimità democratica.The thesis aims to provide a critical analysis of the development of the Economic and Monetary Union (EMU) in the light of the sovereign debt crisis. Since 2009 a number of measures have been progressively implemented, which have limited the autonomy of Member States in exercising their sovereign prerogatives and have granted EU institutions new powers in key policy areas. The research will investigate the ongoing transfers of sovereignty from national to European level focusing on the transformation of both the Economic and the Monetary Union. In the first chapter, it will consider the original features of the EMU, from its introduction at the intergovernmental conference of Maastricht until the ratification of the Lisbon Treaty. The second chapter will focus on the creation of rescue and stabilization mechanisms put in place to save Member States from imminent default and to ensure the financial stability of the Eurozone as a whole. The third chapter will study the interventions of the European Central Bank during the crisis considering how the necessity to protect the single currency has developed its role and extended its mandate. The fourth chapter will focus on the reform of the economic governance through the fiscal discipline of Member States. The fifth chapter will take into consideration the reform of the banking governance and the establishment of the European Banking Union, which was finally introduced to stop the vicious cycle between the debt and banking crisis. By developing the thesis, the analysis will consider each reform from the point of view of its legality, effectiveness and democratic legitimacy.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOSANTINI, ANDREAMEGLIANI, MAURO ANGELO2016-04-18T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/11372enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/113732016-04-19T01:05:27Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/11373LA TRASFORMAZIONE DELL'AUTORITA' POLITICO-RELIGIOSA IN IRAN DA KHOMEINI A KHAMENEIThe evolution of political-religious authority in Iran from Khomeini to KhameneiPERTEGHELLA, ANNALISASPS/03: STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHESPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIASPS/04: SCIENZA POLITICAautorità, legittimità, autorità carismatica, Iran, rivoluzione khomeinista, repubblica islamicaLo studio analizza la relazione tra diversi principi di legittimazione dell’autorità in Iran dopo la rivoluzione del 1979. La tripartizione weberiana dei tre idealtipi di autorità legittima (carismatica, tradizionale, razionale-legale) viene utilizzata come strumento di indagine per analizzare la fase rivoluzionaria, con l’emergere del suo leader carismatico, ayatollah Khomeini, e la successiva fase di istituzionalizzazione della rivoluzione concretizzatasi nell’edificazione della Repubblica islamica. Dopo una riflessione preliminare sul concetto di autorità nel pensiero politico occidentale, utile a individuare le categorie che vengono spesso utilizzate quando si analizza la Repubblica islamica, il fuoco dell’indagine si sposta sul contesto iraniano, nella sua doppia componente identitaria pre-islamica e islamica sciita, utile a individuare e comprendere che cosa si possa intendere per autorità religiosa tradizionale. La ricerca prosegue poi con l’analisi del momento rivoluzionario; l’ayatollah Khomeini viene studiato come leader religioso e politico e come portatore di un messaggio rivoluzionario, di rottura non solamente con l’ordine politico precedente ma anche e soprattutto con la tradizione religiosa sciita. Si analizza poi la fase di istituzionalizzazione del decennio 1979-1989, a partire da una riflessione sulla Costituzione del 1979 e sui suoi emendamenti del 1989. Il capitolo conclusivo muove proprio da questi emendamenti: le difficoltà dell’istituzionalizzazione – identificata come dissonant institutionalization – emergono durante il mandato di Ali Khamenei, attuale Guida suprema, aprendo un dibattito circa il futuro dell’autorità religiosa sciita tradizionale, marjayat, e circa il futuro del principio dell’autorità così come reinterpretato da Khomeini, velayat-e faqih.This thesis investigates the relation between different principles of legitimate authority in Iran after the 1979 revolution. Weber’s tripartite classification of authority (charismatic, traditional, rational-legal) is used as a tool for investigating ayatollah Khomeini’s charismatic revolution and the ensuing phase of institutionalization which culminated in the establishment of an Islamic republic. The first part of the thesis deals with the concept of authority, both in the Western and in the Iranian tradition. With specific reference to the Iranian context, the two elements that make up Iranian doctrine of authority, pre-Islamic and Shiite, are analyzed. The research then focuses on the analysis of the revolution: ayatollah Khomeini’s authority, in both its political and religious elements, is investigated. The dissonant institutionalization of the 1979-1989 decade is then examined, leading to a reflection on the difficulties of the Khamenei era. Among these, the growing concern about the future of Shiite traditional religious authority, marjayat, and, though indirectly, the growing doubts about the future of the Khomeinist doctrine of velayat-e faqih.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPALANO, DAMIANO2016-04-18T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/11373itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/113762016-04-19T09:47:45Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/11376LA GEOPOLITICA DELL'ENERGIA IN ASIA CENTRALE DOPO IL DISSOLVIMENTO DELL'UNIONE SOVIETICAThe Geopolitics of Energy in Central Asia after the Dissolution of the Soviet UnionCANCARINI, DAVIDESPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIASPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALIasia centrale, turkmenistan, gas naturale, geopolitica, energia, unione sovietica, central asia, natural gas, geopolitics, energy, soviet unionIl dissolvimento dell'Unione Sovietica, alla fine del 1991, ha avuto un impatto di straordinaria rilevanza sull'Asia Centrale. Se il controllo di Mosca sull'area portò alla formazione di entità statuali con confini artificiali e caratterizzate dalla presenza al loro interno di un intricatissimo melting pot etnico, il crollo dell'Urss ha fatto sorgere un inedito scenario geopolitico. Il vuoto di potere registrato nel centro asiatico, infatti, ha generato una serrata competizione diplomatica tra i principali attori del sistema internazionale, ansiosi di accrescere la propria influenza sulla regione. Ciò sulla base dei principali fattori della sua rilevanza strategica, primo fra tutti quello energetico. Prendendo le mosse da tali considerazioni, il progetto di ricerca – utilizzando un approccio storico-politico – mira ad analizzare la geopolitica dell'energia relativamente al Turkmenistan, paese che dispone delle quarte riserve mondiali di gas naturale. Sulla base, da un lato, delle peculiari caratteristiche di tale risorsa e, dall'altro, dell'impatto del suo possesso sulla sfera politica interna e la proiezione internazionale della Repubblica centro asiatica, ci si propone di stabilire se quest'ultima abbia la possibilità di accrescere in futuro il proprio ruolo geopolitico, diventando un attore al centro delle dinamiche strategiche regionali e globali.The crumbling of the Soviet Union at the end of 1991 has represented a decisive moment for Central Asia. Moscow's control over the area favoured the formation of state actors characterized by artificial frontiers and an extraordinary ethnic mix. On the other hand, the soviet dissolution has led to a new geopolitical situation. The lack of power experimented in the region has generated an international diplomatic race, with the main state actors eager to increase their influence over Central Asia. This mainly due to the strategic relevance of the area, especially related to the energy dimension. By starting from these assumptions, the research project aims to analyze – by adopting an historical-political approach – the geopolitics of energy with reference to Turkmenistan, a country that has at its disposal the fourth biggest reserves of natural gas globally. On the basis of the specific properties of this raw material on the one hand, and of the impact of its possession on the turkmen political sphere, on the other, the issue is defined. The goal is to establish whether Turkmenistan has the chance to increase its future geopolitical role, becoming an actor at the heart of regional and global strategic dynamics.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOREDAELLI, RICCARDO2016-04-18T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/11376itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/179472017-04-08T01:05:54Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/17947IL NEOREALISMO RIVISITATO. IL RUOLO DELLA CONCENTRAZIONE, DELLA GEOGRAFIA E DELLA SOCIALIZZAZIONE IN UN MODELLO AMPLIATO DELLA TEORIA DELL'EQUILIBRIO DI POTENZANeorealism Revisited. The role of power concentration, geography and socialization in an enriched model of the Balance of Power TheoryBARBIERI, GIOVANNISPS/04: SCIENZA POLITICANeorealismo, realismo strutturale, equilibrio di potenza, polarità, stabilità, instabilità, concentrazione del potere, geografia, socializzazione, motivazioni, comportamenti, neorealism, structural realism, balance of power, polarity, stability, instability, power concentration, geography, socialization, motivations, behavioursCosa determina la stabilità di un sistema politico internazionale? L’anarchia sistemica determina sempre una minaccia alla sopravvivenza? Il modello strutturale qui proposto integra le variabili della concentrazione del potere e della localizzazione geografica delle Grandi Potenze, per dimostrare come specifiche configurazioni strutturali contribuiscano a plasmare le motivazioni che stanno alla base dei comportamenti statali, condizionando i risultati sistemici osservabili.
Viene, inoltre, inquadrato il processo di socializzazione come variabile interveniente, attivata da specifiche condizioni strutturali, in grado di inibire la ricorrenza della tendenza sistemica al bilanciamento attraverso la riduzione delle opzioni di politica estera a disposizione degli Stati.
Dal punto di vista teorico, concentrandosi sul ruolo svolto dal potere e dalla geografia nell’orientare le motivazioni di base degli attori, il modello modifica l’assunto realista di incentivi strutturali costanti all’azione degli Stati, ipotizzando che questi varino al variare dei livelli di concentrazione del potere. Inoltre, mitiga il carattere meccanicistico del realismo strutturale, considerando il bilanciamento come una tra tante opzioni disponibili.
Dal punto di vista empirico, il modello viene applicato a tre casi di studio, nel tentativo di evidenziare come la stabilità o l’instabilità sistemica siano determinate dall’esistenza di strutture di potere diffuse o concentrate.What does effectively determine systemic stability? Does international anarchy always determine a threat to survival? The structural model introduced in this work focuses on two main variables, power concentration and geography, to demonstrate how structural constraints shape States’ base motivations to action, and how the resulting behaviors condition the observable systemic outcomes.
Furthermore, I introduce the socialization process as an intervening variable, enabled by specific structural conditions. Socialization could inhibit the systemic balancing tendency by narrowing States’ foreign policy options.
From the theoretical point of view, the model modifies the realist assumption towards constant structural incentives to action. By focusing on the role played by power concentration and geography in shaping States’ motivations, it is possible to link together the shifts in international power distribution with shifts in structural incentives. Nonetheless, the model loses the rather mechanistic character of structural realism, making balancing one among many viable options.
From the empirical point of view, I apply the model against three case studies, trying to demonstrate how the existence of concentrated or diffused power structures determines systemic stability or instability.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPARSI, VITTORIO EMANUELE2017-04-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/17947itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/113752016-04-19T01:04:50Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/11375Le relazioni euro-mediterranee dell'energia: un'analisi economica ed istituzionaleTHE EURO-MEDITERRANEAN ENERGY RELATIONS: AN ECONOMIC AND INSTITUTIONAL ANALYSISTAGLIAPIETRA, SIMONESPS/04: SCIENZA POLITICASECS-P/02: POLITICA ECONOMICAenergia, mediterraneo, sviluppo economico, cooperazione regionale, energy, mediterranean, economic development, regional integrationL'energia rappresenta un elemento fondamentale dell'architettura economica della regione euro-mediterranea. Tuttavia, le relazioni energetiche regionali non sono mai state analizzate all'interno di un comprensivo quadro analitico capace valutare il potenziale ruolo dell'energia come catalizzatore di nuove forme di cooperazione economica e politica a livello regionale. Questa tesi aspira a colmare questa lacuna della letteratura esistente, fornendo un'analisi basata sulla seguente domanda di ricerca: può un nuovo schema di relazioni energetiche euro-mediterranee rafforzare l'integrazione economica e politica della regione? Questa domanda di ricerca viene esplorata applicando gli strumenti analitici forniti da International Political Economy e funzionalismo a due casi studio rappresentanti i più importanti progetti di cooperazione energetica mai tentati nella regione: Nabucco e Desertec. Questa analisi non solo consente di trovare una risposta precisa alla suddetta domanda di ricerca, ma permette altresì di definire una serie di policy recommendations disegnate per aprire la strada ad un nuovo schema di cooperazione energetica euro-mediterranea finalizzato a rafforzare la più ampia integrazione economica e politica della regione.Energy represents a cornerstone in the Euro-Mediterranean economic architecture. However, the regional energy relations have never been framed into a comprehensive analytical framework able to assess the actual potential role of energy in acting as a catalyst for the overall regional economic and political cooperation. This thesis aspires to fill this research gap by providing an analysis based on the following research question: could a new Euro-Mediterranean energy relations scheme strengthen the economic and political integration of the overall region? This research question is explored by applying the analytical tools provided by International Political Economy and Functionalism to two empirical case studies representing the most important energy cooperation projects ever attempted in the region: Nabucco and Desertec. This analysis not only allows to find an accurate answer to the research question, but it also permits to define a set of policy recommendations aimed at paving the way for a new Euro-Mediterranean energy cooperation scheme designed to strengthen the economic integration of the overall region.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOZOBOLI, ROBERTO2016-04-18T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/11375enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/179482017-05-10T08:03:44Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/17948IL RUOLO DEI PARLAMENTI NAZIONALI NEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE GIURIDICA EUROPEA DOPO IL TRATTATO DI LISBONATHE ROLE OF NATIONAL PARLIAMENTS IN THE EUROPEAN LEGAL INTEGRATION PROCESS AFTER THE TREATY OF LISBONIANNI, PIERPAOLOIUS/21: DIRITTO PUBBLICO COMPARATOIUS/14: DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEAIUS/13: DIRITTO INTERNAZIONALEparlamenti nazionali, principio di sussidiarietà, legislazione, Trattato di Lisbona, sistema di allarme preventivo, national parliaments, principle of subsidiarity, legislation, the Lisbon Treaty, early warning systemQuesta tesi di ricerca si occupa del ruolo rivestito dai parlamenti nazionali italiano, britannico e tedesco. Analizza il modo in cui questi parlamenti partecipano al processo decisionale ed implementano il diritto dell'Unione europea dopo il Trattato di Lisbona. La ricerca si concentra su un'analisi comparata delle leggi, delle procedure e consuetudini parlamentari al fine di esaminare il ruolo rivestito dai parlamenti nazionali nel contesto europeo. Il nuovo quadro giuridico previsto dal Trattato di Lisbona promuove la creazione di un sistema parlamentare integrato, basato sulle istituzioni europee e sui parlamenti nazionali cui è attribuito un ruolo più incisivo nel processo decisionale europeo, nella convinzione che un loro maggiore coinvolgimento possa contribuire a garantire un livello più efficace di democrazia nel funzionamento complessivo dell'Unione. I parlamenti nazionali possono contribuire a rendere l'U.E. più o meno efficiente. Essi sono chiamati a svolgere un ruolo rilevante nel processo legislativo europeo, in particolare nella fase di formazione delle politiche e del diritto dell’Unione europea (c.d. fase ascendente) e nel monitoraggio dell'esecuzione del principio di sussidiarietà. Il Trattato di Lisbona introduce norme di partecipazione diretta dei parlamenti nazionali nel processo legislativo europeo, trasformandoli in "guardians of subsidiarity". Il Trattato di Lisbona e i relativi Protocolli riconoscono il ruolo della cooperazione interparlamentare, affidando ai parlamenti nazionali il compito di promuovere e organizzare la sua realizzazione all'interno dell'Unione europea. In questa prospettiva le competenze delle commissioni specializzate in affari europei e della COSAC (Conference of Parliamentary Committees for Union Affairs of Parliaments of the European Union) sono ulteriormente potenziate.This research thesis deals with the role of national parliaments in Italy, United Kingdom and Germany. It analyses the way in which these Parliaments participate in the European Union and implement the Law of the European Union after the Treaty of Lisbon. The research focuses on a comparative analysis of parliamentary procedures, instruments, and practices in order to examine the respective roles of the European Institutions and the national parliaments within the European framework. The new legal framework laid down the Treaty of Lisbon encourages the creation of an integrated parliamentary system, based on the European Parliament and on the national parliaments which are assigned a more incisive role in the European decision-making process, in the belief that these innovations may contribute to guaranteeing a more effective level of democracy in the overall functioning of the Union. The national parliaments can contribute to making Europe more or less effective. They will be called on to play a more important role in the European law-making process, specifically in the pre-legislative dialogue with European institutions and particularly in the monitoring of the enforcement of the subsidiarity principle in European legislation proposals. The Treaty of Lisbon regulations introduce direct participation of national parliaments in the European law-making process, transforming them into the "guardians of subsidiarity". The Treaty of Lisbon and the related protocols recognise and encourage interparliamentary cooperation, entrusting national parliaments with the task of promoting and organising its achievement within the European Union. In this perspective, the competences of the Conference of Community and European Affairs Committees of Parliaments of the European Union (COSAC) are further enhanced. In this thesis, the reasons for overall inclusion of national parliaments in the European Union activities are analysed. The role of national parliaments in the EU according to the specific provisions of the EU treaties is also discussed and the largest part of the work is devoted to the ex ante subsidiarity principle control mechanism (the Early Warning System), which gives the right for the national parliaments to influence the EU legislative process.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOSANTINI, ANDREABOSCHETTI, BARBARA2017-04-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/17948itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/195752017-07-12T01:02:16Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/19575DISPERSIONE SCOLASTICA: POLITICA EUROPEA E CONTESTI NAZIONALI. LE POLITICHE PUBBLICHE DI ITALIA, FRANCIA E SPAGNA.School dropout: European policy and member States contexts.
Public policy in Italy, France and Spain.DE FEUDIS, ELISABETTASPS/04: SCIENZA POLITICADispersione scolastica, politiche pubbliche europee, educazione scolastica, school dropout, european public policiesIl presente lavoro di ricerca analizza il fenomeno della dispersione scolastica come oggetto del policy making di stati e regioni: in particolare e in chiave comparata si analizzano le politiche di tre Stati membri, Italia, Francia e Spagna e di due regioni per ognuno di essi, la Regione Lombardia, la Regione Puglia; la Région Aquitaine, la Région Rhone-Alpes, la Comunidad de Andalucía e la Comunidad de Madrid. Pur condividendo i tratti fondamentali del sistema di istruzione europeo meridionale, esse sono caratterizzate da un diverso sistema di attribuzione delle competenze legislative e amministrative in materia di istruzione ed un differente grado di decentramento in relazione all’applicazione delle policy di contrasto alla dispersione scolastica, degli strumenti implementati e dei risultati raggiunti.
A partire dall’analisi dei documenti europei Strategia di Lisbona ET2010 e Strategia Europa ET2020 , il presente lavoro si concentra sul secondo dei due documenti e su uno dei cinque obiettivi indicati, ovvero la riduzione al 10% del tasso di dispersione scolastica per i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Si fa riferimento al periodo di tempo compreso tra l’anno scolastico 2008-2009 e il 2015-2016, ovvero tra la fine della Strategia di Lisbona, rilanciata a seguito della grave crisi del 2008 per il triennio 2008-2010, la nuova fase decennale delle politiche comunitarie avviata con la Strategia Europa 2020, gli ultimi due cicli di programmazione comunitaria, mediante i fondi strutturali 2007-2013 e 2014-2020 e il biennio 2013-2015, quando i tre Stati considerati avviano, sia pur in modo molto diverso delle riforme del sistema scolastico.The present work analyses the phenomenon of school dropout and the policy making of states and regions: particularly and in a comparative key, the policies of three Member States, Italy, France and Spain, involved with different reforms of the school system, and two regions for each of them, Lombardy Region, Puglia Region; Aquitaine Region, Rhone-Alpes Region, Andalucia Region and Region of Madrid.
Starting from the analysis of European documents ET2010 Lisbon Strategy and ET2020 Europe Strategy, this work focuses on the second of the two documents and one of the five objectives indicated, especially the 10% reduction in the school dropout rate for young people aged between 18 and 24 years. Reference is made to the time period between the academic year 2008-2009 and 2015-2016, between the end of the Lisbon Strategy, the new ten-year phase of the Community policies launched with the Europe 2020 Strategy.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOMAZZOLENI, MARTINO2017-06-20T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/19575itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/195722018-03-13T01:01:51Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/19572LA PRIMA LEGGE ITALIANA "CONTRO LA VIOLENZA SESSUALE". UN DIBATTITO LUNGO VENT'ANNI (1976 - 1996)BOSSINI, LAURA ELISABETTASPS/03: STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHEM-STO/04: STORIA CONTEMPORANEAdonne, femminismo, violenza di genere, Parlamento italiano, iter legislativo, legge, reati sessuali, Italian Parliament, femminismo, gender violence, sexual offenses, law, legislative debateLa presente ricerca indaga il dibattito sociale, culturale e politico che ha anticipato la legge n. 66
Norme penali contro la violenza sessuale, licenziata dal Parlamento italiano nel febbraio 1996 e che,
a quasi settant’anni dall’entrata in vigore del Codice penale Rocco, modificò la normativa vigente in
materia di reati sessuali. Quel risultato arrivò a conclusione di un dibattito ventennale che visse due
fasi principali: la prima coincise con il decennio degli anni Settanta ed ebbe come protagonista
il movimento femminista, la seconda prese avvio all’inizio degli anni Ottanta e spostò il baricentro della discussione all’interno delle aule parlamentari. Nel lavoro di analisi proposto sono state seguite tre direttrici principali. Innanzitutto si è indagato il ruolo giocato dal movimento femminista nell’accendere i riflettori sul tema dello stupro e nel rompere il muro di silenzio che lo aveva relegato a questione privata. In secondo luogo si è tentato di fotografare il fermento sociale e culturale che accompagnò l’iniziativa femminista contribuendo a diffondere nella società civile italiana una nuova consapevolezza sul tema della violenza e degli abusi sessuali. L’attenzione si è infine soffermata sulla pluralità di approcci, punti di vista ed interpretazioni che animarono il dibattito parlamentare sulla riforma in materia di reati sessuali con l’intento di portare alla luce le ragioni più o meno nascoste che per cinque legislature impedirono alle forze politiche di approdare ad una soluzione condivisa.This research aims to investigate the social, cultural and political debate that has anticipated law no. 66 Norme penali contro la violenza sessuale, dismissed by the Italian Parliament in February 1996. That result amended the current law in sex offenses and it was the final step of a twenty-year debate during which the Italian feminist movement played a crucial role. This research has three principle objectives. Firstly, it investigates the role played by the Italian feminist movement in bringing to light the subject of rape and breaking the wall of silence that had relegated it to a private sphere. Secondly, it aims to photograph the social and cultural turmoil raised by the feminist initiative which spread a new awareness about violence and sexual abuses in the Italian civil society. Thirdly, the research analyses the plurality of opinions and points of view that animated the parliamentary debate and prevented political forces from reaching a shared approach on the reform of criminal sex offenses.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOCOLOMBO, PAOLO2017-06-20T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/19572itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/179462017-04-08T01:05:16Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/17946IL RUOLO EUROPEO DELLA GERMANIA DALLA CRISI ECONOMICA AL 2015: L'INFLUENZA REGIONALE TRA EGEMONIA RILUTTANTE E CAPACITA'DI LEADERSHIPThe European Role of Germany after the Economic Crisis until 2015: Regional Influence between Reluctant Hegemony and Leadership CapacityBRUNO, VALERIO ALFONSOSPS/04: SCIENZA POLITICAEgemonia, leadership, ruolo regionale, influenza regionale, crisi economica, Germania, Germany, hegemony, regional role, regional influence, economic crisis.La ricerca indaga qual sia stato il ruolo regionale della Germania nel periodo che va dalla crisi economica del 2008 al 2015 basandosi su tre elementi in particolare:
1)Tipologia/stile di potere regionale. Il potere esercitato dalla Germania a livello regionale di tipo egemonico coercitivo o benevolente e multilaterale.
2)Guida/conduzione della regione. L'efficacia complessiva della guida/conduzione regionale della Germania nel periodo post-crisi.
3)Influenza complessiva. L’influenza complessiva del potere della Germania a livello regionale tra il 2008 ed il 2015.
La ricerca sostiene che la Germania, successivamente alla crisi economica globale, abbia disposto nell’arco temporale 2008-2015 di un potere molto efficace, sia a livello deliberato che non-intenzionale, sviluppando un ruolo regionale non sempre ben definito, esibendo tuttavia tratti caratteristici più assimilabili alla leadership in senso stretto e dimostrandosi spesso molto capace nel condurre la regione europea attraverso situazioni critiche.The research investigates what has been the particular role of Germany in the period from the 2008 economic crisis up to 2015, based on three elements in particular:
1) Type/style of regional power. The power exercised by Germany, on a continuum from a regional hegemonic type to a benevolent and multilateral leadership.
2) Guide/conduct of region. The overall effectiveness of Germany's regional guide role in the post-crisis period.
3) Overall influence or "power over outcomes". The influence excercised by Germany at the regional level between 2008 and 2015.
The research supports eventually that Germany, following the global economic crisis, has disposed during the period 2008-2015 of a very effective power (both intentional and non-intentional) developing a particular regional role not always in a clear and defined way, exhibiting indeed traits similar to a leadership and being often capable of leading the European region through critical situations.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPARSI, VITTORIO EMANUELE2017-04-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/17946itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/406782018-04-20T01:03:28Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/40678BUSINESS AND HUMAN RIGHTS: TOWARDS GREATER RESPONSIBILITY OF BUSINESS ENTERPRISES AND ACCESS TO REMEDIES IN A LEGALLY BINDING TREATY?Business and Human Rights:
Towards Greater Responsibility of Business Enterprises and Access to Remedies in a Legally Binding Treaty?CONCONI, MARTAIUS/13: DIRITTO INTERNAZIONALEdiritti umani, imprese multinazionali, human rights, access to justice, business and human rightsLa tesi esamina questioni relative alla responsabilità delle imprese e all'accesso alla giustizia per vittime di violazioni dei diritti umani, commesse da imprese, per suggerire misure e proposte da inserire in un trattato giuridicamente vincolante in materia di imprese e diritti umani, la cui negoziazione è attualmente in corso sotto l'egida del Consiglio per i Diritti Umani. Conformemente alla Risoluzione 26/9 del Consiglio per i diritti umani, un gruppo di lavoro intergovernativo è stato incaricato di elaborare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per regolamentare, nel diritto internazionale dei diritti umani, le attività delle imprese multinazionali e altre imprese.
Ricostruendo il background storico (Capitolo 1) e il percorso che ha condotto all’adozione della Risoluzione 26/9 (Capitolo 2), la tesi analizza alcune delle questioni ancora aperte in materia, partendo dalla responsabilità delle imprese e se queste possiedano personalità giuridica internazionale e di conseguenza se le imprese possono essere considerate duty-bearers nel futuro trattato (Capitolo 3). In secondo luogo, la tesi analizza la questione di come migliorare l'accesso alla giustizia per le vittime di violazioni dei diritti umani e superare ostacoli esistenti (Capitolo 4). Infine, sono proposte alcune alcune misure e modelli di riferimento da considerare nel futuro trattato, al fine di colmare alcune delle lacune ancora esistenti in materia.The thesis examines key issues relating to the responsibility of business entities and access to justice for victims of business-related human rights violations, to suggest measures and proposals to be incorporated in a prospective legally binding treaty on business and human rights, whose negotiation and drafting is in progress under the aegis of the UN Human Rights Council. Under the terms of Human Rights Council Resolution 26/9, an Open-Ended Intergovernmental Working Group was mandated to elaborate an international legally binding instrument to regulate, in international human rights law, the activities of transnational corporations and other business enterprises.
After recalling the historical background (Chapter 1) and the process leading to the adoption of Resolution 26/9 (Chapter 2), the thesis analyses the outstanding issues regarding the responsibility of business enterprises and whether corporations may potentially be considered as duty-bearers in the prospective binding treaty (Chapter 3). The thesis turns to the question about how to overcome existing barriers and improve access to justice and judicial remedies for victims of business-related human rights abuses (Chapter 4). The thesis concludes with measures and models of reference to be considered in the prospective treaty, to close the so called “accountability and governance” gaps.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOSANTINI, ANDREASPATTI, MONICA2018-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/40678enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/196972017-06-27T01:02:53Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/19697META-ANALYSIS AND META-REGRESSION ANALYSIS IN ECONOMICS: METHODOLOGY AND APPLICATIONSCOLAGROSSI, MARCOSECS-P/05: ECONOMETRIASECS-P/02: POLITICA ECONOMICASECS-P/01: ECONOMIA POLITICAMeta-analysis, Publication Bias, Multilevel Models, Relationship Banking, Democracy, Economic GrowthA partire dagli anni ’80, la diffusione dei metodi statistici, abbinata ai progressi nelle capacità computazionali dei personal computers, ha progressivamente facilitato i ricercatori nel testare empiricamente le proprie teorie. Gli economisti sono diventati in grado di eseguire milioni di regressioni prima di pranzo senza abbandonare le proprie scrivanie. Purtroppo, ciò ha portato ad un accumulo di evidenze spesso eterogenee, quando non contradditorie se non esplicitamente in conflitto. Per affrontare il problema, questa tesi fornirà una panoramica dei metodi meta-analitici disponibili in economia. Nella prima parte verranno introdotte le intuizioni alla base dei modelli gerarchici a fattori fissi e casuali capaci di risolvere le problematicità derivanti dalla presenza di osservazioni non indipendenti. Verrà inoltre affrontato il tema dell’errore sistematico di pubblicazione in presenza di elevata eterogeneità tra gli studi. La metodologia verrà successivamente applicata, nella seconda e terza parte, a due diverse aree della letteratura economica: l’impatto del rapporto banca-impresa sulle prestazioni aziendali e il dibattito sulla relazione fra democrazia e crescita. Mentre nel primo caso la correlazione negativa non è influenzata da fattori specifici ai singoli paesi, il contrario è vero per spiegare l’impatto (statisticamente non significativo) delle istituzioni democratiche sullo sviluppo economico. Quali siano questi fattori è però meno chiaro; gli studiosi non hanno ancora individuato le co-variate – o la corretta misurazione di esse – capaci di spiegare questa discussa relazione.Starting in the late 1980s, improved computing performances and spread knowledge of statistical methods allowed researchers to put their theories to test. Formerly constrained economists became able [to] run millions of regressions before lunch without leaving their desks. Unfortunately, this led to an accumulation of often conflicting evidences. To address such issue, this thesis will provide an overview of the meta-analysis methods available in economics. The first paper will explain the intuitions behind fixed and random effects models in such a framework. It will then detail how multilevel modelling can help overcome hierarchical dependence issues. Finally, it will address the problem of publication bias in presence of high between-studies heterogeneity. Such methods will be then applied, in the second and third papers, to two different areas of the economics literature: the effect of relationship banking on firm performances and the democracy and growth conundrum. Results are far-reaching. While in the first case the documented negative relation is not driven by country-specific characteristics the opposite is true for the (statistically insignificant) impact of democratic institutions on economic growth. What these characteristics are is, however, less clear. Scholars have not yet found the covariates - or their suitable proxies - that matter to explain such much-debated relationship.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOMAGGIONI, MARIO AGOSTINOBERETTA, SIMONA2017-06-20T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/19697enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/179452017-04-08T01:06:44Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/17945IDE ed esportazioni: complementi o sostituti? Evidenze empiriche dal 2001 al 2012FDI AND TRADE: COMPLEMENTS OR SUBSTITUTES? EMPIRICAL EVIDENCES FROM 2001 TO 2012BARONCHELLI, ADELAIDESECS-P/02: POLITICA ECONOMICAFDI, SNA, Gravity ModelIl mio lavoro analizza empiricamente la relazione fra IDE (stock e flussi in uscita) ed esportazioni per 75 paesi fra il 2001 e il 2012. Nel primo capitolo vengono esaminate la letteratura economica sulle determinanti degli IDE e la questione della complementarità o sostituibilità fra IDE e commercio internazionale; nel secondo capitolo vengono descritti alcuni elementi di Analisi Reticolare (AR) e, infine, il terzo e quarto capitolo, analizzano empiricamente l’evoluzione delle strutture di IDE e delle esportazioni e le loro determinanti.
I risultati confermano che (1) solo una piccola parte degli IDE e delle esportazioni possibili è in atto. Questa circostanza rende il fenomeno della globalizzazione poco realistico, facendo emergere alcuni attori centrali (i.e. US, China; Germany); (2) tradizionali fattori gravitazionali, come il PIL e la distanza, determinano significativamente gli IDE; la lingua comune è anche significativamente correlata agli IDE; i coefficienti delle altre variabili sono meno stabili; (3) le esportazioni e gli IDE sono strutturalmente simili e livelli precedenti di esportazioni sono negativamente correlati con gli IDE. I risultati suggeriscono sostituibilità fra le esportazioni e gli IDE confermando la contraddittorietà della questione.My thesis deals with the empirical analysis of the relationship between FDI (outflows and outstocks) and exports for 75 countries between 2001 and 2012. In the first chapter I review the economic literature on FDI determinants, hence I detail the complementarity/substitutability between FDI and trade; in the second chapter I describe some Social Network Analysis tools and finally in the third and fourth chapters I investigate empirically the evolution of the structures of FDI and exports and their determinants.
Results show that (1) a large part of world FDI and exports is excluding all “potential” FDI flows and a small quota of all possible links has taken place, making the globalisation phenomenon far away to be realistic with few central players (i.e. US, China, Germany); (2) traditional gravity factors, such as GDP and distance, significantly determine FDI; common language is also significantly related to FDI; the coefficients for the other variables are less stable; (3) exports and FDI are similarly structured and previous levels of exports negatively affect FDI, suggesting the substitutability between FDI and exports and the puzzling issue of FDI and trade relationship.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOUBERTI, TEODORA ERIKA2017-04-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/17945enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/406772018-04-20T01:03:34Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/40677Evoluzione e trasformazione della cooperazione UE-NATO, una prospettiva multilivelloEVOLUTION AND CHANGE IN EU-NATO COOPERATION: A MULTI-LEVEL PERSPECTIVEPINARDI, CHIARASPS/04: SCIENZA POLITICAEU-NATO, inter-organizational cooperation, multilevel analysis, institutionalism, European security and defence, cooperazione tra organizzazioni internazionali, analisi multilivello, istituzionalismo, sicurezza e difesa europeaLa ricerca fornisce un’indagine diacronica dell’evoluzione della cooperazione UE-NATO. Lo studio permette di andare oltre le dicotomie “formale/informale” e “stato/burocrazia” che hanno contraddistinto gli studi sulla relazione tra le due organizzazioni. Arricchendo il quadro analitico multilivello con proposizioni teoriche tratte dall'istituzionalismo storico, la ricerca considera la cooperazione formale e informale come istituzioni che si influenzano reciprocamente e dimostra come la complessa interazione tra fattori materiali, istituzionali e l’azione di attori statali e non statali influenzi la cooperazione tra le due organizzazioni. Evidenze empiriche rivelano un andamento ricorrente nel cambiamento della cooperazione formale UE-NATO, in quanto minacce alla sicurezza e integrità territoriale Europea innescano una giuntura critica che facilita una convergenza di preferenze tra gli stati che segnalano interesse per una nuova politica di cooperazione e individui nelle organizzazioni che agiscono come negoziatori. Nonostante tale processo accomuni l’accordo Berlin Plus con la Dichiarazione congiunta UE-NATO, il recente ritorno alla cooperazione formale avanza ambizioni con maggiori sfumature costruttiviste e segnala un ruolo crescente della burocrazia come policy-maker. Lo staff delle due organizzazioni ha sviluppato pratiche di cooperazione informale, che non solo hanno parzialmente compensato gli anni di stallo tra UE e NATO, ma hanno anche influenzato la finalità e il contenuto della recente ripresa della cooperazione formale tra le due organizzazioni.The research provides a diachronic investigation of the evolution of EU-NATO cooperation. In so doing, the study allows for going past the “formal/informal” and “state/bureaucratic” dichotomies that have characterized EU-NATO studies. Combining the “multilevel framework” of analysis with theoretical insights from historical institutionalism, the research considers formal and informal cooperation as intersecting and mutually influencing institutions and reveals how the complex interplay among material, institutional factors and state and no-state actors’ agency affect inter-organizational cooperation. Our empirical findings reveal a recurring pattern of change in EU-NATO formal cooperation, as threats to European security and territorial integrity trigger a critical juncture facilitating the convergence of actors’ preferences with states showing interest in a new policy of cooperation and individuals acting as policy-brokers. Notwithstanding this commonality between the adoption of the Berlin Plus agreement and the EU-NATO Joint Declaration, the recent upsurge of formal cooperation shows more constructivist nuanced ambitions and a growing role of bureaucrats as policy-makers. Staff have displayed inter-organizational agency by developing informal practices of cooperation that did not only partially counterbalance lack of cooperation in the years of the EU-NATO stalemate, but have also shaped the ratio and content of the recent comeback to formal cooperation.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPALANO, DAMIANO2018-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/40677enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/195732017-06-23T01:03:17Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/19573FRA PRIORITA' NAZIONALI E CONTINENTAL COMMITMENT. LA STRATEGIA BRITANNICA NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE E L'INTERVENTO SUL FRONTE ITALIANO 1917 - 1919Between national priorities and Continental Commitment. The British strategy during the First World War and the operations on the Italian front. 1917-1919INNOCENTI, GIACOMOSPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALIM-STO/04: STORIA CONTEMPORANEAStrategia, Esercito britannico, Prima Guerra Mondiale, Italia, Strategy, British Army, First World War, ItalyIn questo lavoro è stata studiata l’evoluzione della strategia di sicurezza imperiale della Gran Bretagna. Il periodo preso in esame è compreso tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Alla luce di questa evoluzione e del contesto internazionale che l’ha generata, è studiata la strategia seguita da Londra durante il primo conflitto mondiale, analizzando il caso dell’intervento della British Army in Italia dopo la battaglia di Caporetto.
La tesi mostra come l’immobilità del fronte occidentale spinse il Governo britannico a cercare nuovi fronti al fine di garantire i suoi obiettivi strategici.
In questo contesto è inserito l’ingresso dell’Italia nel conflitto. Lo studio evidenzia come la Gran Bretagna intendesse il fronte italiano quale strumento per sottrarre risorse alla Germania. Dopo Caporetto gli inglesi, giunti in Italia per supportare l’esercito italiano, cercarono di utilizzarlo con il fine di escludere l’Austria-Ungheria dal conflitto e isolare la Germania.
La tesi dimostra come, dal punto di vista inglese, il fronte italiano fosse un esempio di expeditionary strategy, ma che divenne una componente veramente integrata della difesa imperiale britannica solo nel momento in cui l’Italia isolò la Germania e si preparò a invaderla da sud, dopo la battaglia di Vittorio Veneto.The aim of this work is to study the evolution of the British Imperial security strategy. The work investigates the period between the end of the 18th Century and the beginning of the 19th. In the light of the evolution and the international contest that created it, it is studied the strategy applied by London during the First World War and will be analysed the case of the British Army’s expedition in Italy after the battle of Caporetto.
The thesis shows that the immobility of the western front led the British Government to seek new fronts in order to gain its strategic objectives.
The study shows how Great Britain interpreted the Italian front such as a tool to take resources away from Germany. After Caporetto the British came to Italy to support the Italian Army, they tried to use it to exclude Austria-Hungary from the conflict and to close off Germany.
The thesis proves that, by the British point of view, the Italian front was an example of expeditionary strategy, but it became an integrated part of the Imperial British strategy only when Italy isolated Germany and organised its invasion from the South, after the battle of Vittorio Veneto.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPASTORI, GIANLUCA2017-06-20T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/19573itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/195742017-06-23T01:03:49Zhdl_10280_50hdl_10280_632024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/19574LA FEDERAZIONE DELLE GENTI ALPINE. BREVE ESPERIENZA DI UNA LEGA MONTANA TRA RIVENDICAZIONI AUTONOMISTE E ALLEANZE INTERREGIONALIPORATA, ALESSANDROSPS/02: STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHEM-STO/04: STORIA CONTEMPORANEAFederazione delle Genti Alpine, Etnoregionalismo, Carta di Chivasso, Dichiarazione di Desenzano, EthnoregionalismL'argomento centrale intorno a cui ruota la Tesi di Dottorato è la Federazione delle Genti Alpine, ovvero l'alleanza politica sancita nel secondo dopoguerra dai principali movimenti autonomisti operanti nelle regioni montuose ai limiti settentrionali d'Italia. Promossa da trentini, valdostani e friulani durante un incontro avvenuto a Desenzano del Garda nell'aprile 1947, la collaborazione si poneva come obiettivo primario la tutela di quelle aree di frontiera che, a causa delle affinità culturali con i Paesi confinanti, avevano subito una nazionalizzazione forzata da parte del Governo fascista e che, al termine del conflitto mondiale, erano divenuti oggetto di delicate dispute territoriali. Le Genti Alpine ribadivano fermamente la loro italianità, ma, allo stesso tempo, chiedevano alla ristabilita democrazia la tutela di quelle secolari particolarità linguistiche e consuetudinarie che Mussolini aveva cercato di cancellare. Per difendersi dai rischi di una nuova deriva autoritaria, i rappresentanti dei popoli montani decisero di intraprendere una lotta comune finalizzata a sensibilizzare l'opinione pubblica italiana sulla necessità di introdurre nella Penisola un ordinamento federalista. L'intento della ricerca è di fare maggior chiarezza su quella che, pur rappresentando la prima esperienza di collaborazione fra partiti etnoregionalisti nell'Italia repubblicana, non è mai stata oggetto di particolare attenzione da parte degli studiosi.This study is focused on the political alliance promoted soon after the Second World War by the main ethno-regionalist parties of northern Italy. Created to protect from any future threat those multicultural border areas penalized by Fascism, the "Federation of Alpine People" asked to the new democratic institutions in Rome protection for the non-Italian speaker communities and less interference into local governments. To achieve this goal, the representatives of the Alpine People decided to undertake a common struggle to raise awareness about the need to introduce a federalist order in Italy. The fight reached its peak during the 1948 elections, when the ethno-regionalists tried to submit their own list at a national level. The aim of this research is to throw light on an experience that, even if represented the first collaboration between ethno-regionalist parties in Republican Italy, has never been studied deeply by academics.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPALANO, DAMIANO2017-06-20T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/19574itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/406812018-04-20T01:03:45Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/40681Dalla Rus’ di Kiev ad Euromajdan. L’Ucraina nella geopolitica dell’Europa centro-orientaleDALLA RUS' DI KIEV AD EUROMAJDAN: L'UCRAINA NELLA GEOPOLITICA DELL'EUROPA CENTRO-ORIENTALEFrom Kievan Rus' to Euromajdan. Ukraine's role in Central and Eastern Europe's geopoliticsCELLA, GIORGIOSPS/03: STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHESPS/04: SCIENZA POLITICASPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALIUcraina, Geopolitica, Russia, Federazione Russa, Euromajdan, crisi ucraina, Rus' di Kiev, Uniove Sovietica, Polonia, Confederazione polacco-lituana, Lituania, Impero Ottomano, Moldavia, Piłsudski, Bandera, Ukraine, geopolitics, Russia, Russian Federation, Euromajdan, Ukrainian crisis, Soviet Union, Poland, Polish–Lithuanian Commonwealth, Lithuania, Ottoman Empire, Moldavia, Piłsudski, Bandera,La tesi analizza le cause profonde dell’attuale crisi russo-ucraina esplosa nel 2014 con i moti anti-governativi di Euromajdan ed alla conseguente crisi internazionale che ha direttamente coinvolto la Federazione Russa, ed indirettamente la comunità internazionale. Analogamente, la struttura della ricerca ha prodotto altresì una ricostruzione, nei secoli, del ruolo geopolitico della stessa Ucraina nelle più ampie dinamiche interstatali dell’Europa centro-orientale. Lo studio in questione esplora nella loro profondità - e lungo oltre quattrocento pagine - gli aspetti più profondi di questa crisi nelle sue diverse, articolate e interconnesse dimensioni. L’approccio impiegato prende le mosse dalla matrice d’analisi tipica del Renouvin e delle sue forces profondes, ampliando perciò l’indagine sul piano storico, geopolitico, diplomatico, economico, giuridico, culturale e religioso.
Sostenuta da una cospicua bibliografia e da un notevole apparato di note, la presente tesi non si è tuttavia limitata ad una ricostruzione delle dinamiche contemporanee del XX e del XIX secolo. L’autore ha infatti voluto procedere - nell’obbiettivo di costruire uno studio di riferimento sulla geopolitica dell’Ucraina nel sistema internazionale - dall’antichità di Erodoto e dal crollo dell’Impero Romano, per poi proseguire lungo le più importanti fasi della nascita della Rus’ di Kiev, giungendo sino ad Euromajdan.The thesis analyzes the root causes of the current Ukrainian crisis triggered by the Euromajdan revolts of 2014 and the consequent international crisis directly involving the Russian Federation, and indirectly the whole international community. The thesis also reconstructs the secular geopolitical role of Ukraine in the broader dynamics of interstate relations of Central and Eastern Europe. The present research is an in-depth, four hundred page exploration of the many aspects of this crisis with all the complexities of its intertwined dimensions.
The research employed inputs from the classical Renouvin’s forces profondes imprint; thus exploring and accounting for historical, geopolitical, diplomatic, economic, juridical, cultural and religious aspects.
With the aim to produce a reference study of the historiography of Ukraine and its relationship with Moscow and the wider regional context, aided by a sound bibliography and a valuable source of notes, the author decided to begin from the ancient times of Herodotus and the collapse of the Roman Empire and work his way forward through the genesis of the Kievan Rus', up to the most recent XXI century’s geopolitics.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLODE LEONARDIS, MASSIMO2018-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/40681itreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/406842018-04-20T01:03:50Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/40684LE AZIONI SONO PIù ELOQUENTI DELLE PAROLE? TESTI E GIOCHI IN UN ESPERIMENTO CONDOTTO IN DUE CARCERI STATUNITENSIDO ACTIONS SPEAK LOUDER THAN WORDS? TEXTS AND GAMES IN AN EXPERIMENT HELD IN TWO AMERICAN PRISONSDO ACTIONS SPEAK LOUDER THAN WORDS? TEXTS AND GAMES IN AN EXPERIMENT HELD IN TWO AMERICAN PRISONS.ESPOSTO, ELENASECS-P/06: ECONOMIA APPLICATASECS-P/02: POLITICA ECONOMICAbehavioural economics, game theory, dictator game, ultimatum game, trust game, reciprocity game, investment game, sincerity game, prisons, social preferences, personal narratives, comparison, longitudinal study, experiment, experimental economicsLa tesi presenta alcuni dei risultati di un esperimento longitudinale condotto in due carceri statunitensi tra settembre 2015 e giugno 2016. L’obiettivo dell’analisi è testare lo studio delle preferenze sociali nella cornice dell’Economia Comportamentale e della teoria dei giochi (osservazione diretta del comportamento dei soggetti chiamati a compiere delle scelte in alcune situazioni selezionate), piuttosto che attraverso risposte a questionari auto valutativi. Infatti vengono messe in relazione i comportamenti osservati nei giochi e le spiegazioni che i soggetti intervistati danno di essi. Attraverso analisi statistica si può arrivare a dire che i comportamenti osservati nei giochi non sono sempre sufficienti per evidenziare le preferenze sociali dei soggetti, così come, del resto, non lo sono le risposte narrative. La conclusione che viene tratta dall’elaborato è che osservazione diretta dei comportamenti e analisi delle narrative personali dei soggetti sono due elementi ugualmente importanti per la comprensione delle preferenze sociali e che, lungi dall’escludersi a vicenda, si completano.The thesis presents some of the results of a longitudinal experiment conducted in two U.S. prisons between September 2015 and June 2016. The objective of the analysis is to test the efficacy of studying social preferences in the framework of behavioral Economics and game theory (direct observation of the behaviour of the subjects asked to make choices in real situations), rather than through self-evaluative questionnaires and surveys. In fact, the analysis links the behaviors observed in the games and the explanations given by the subjects. In general it can be said that the behaviors observed in the games are not always sufficient to highlight the social preferences of the subjects, as well as, moreover, are not the narrative answers. The conclusion that comes from the elaborate is that direct observation of the behaviors and analysis of the personal narratives of the subjects are two equally important tools in the study social preferences and that, far from being mutually exclusive, they complement each other.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOMAGGIONI, MARIO AGOSTINOBERETTA, SIMONA2018-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/40684enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/406822018-04-20T01:04:00Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/40682ENTI TERRITORIALI MINORI NELL'ARCHITETTURA EUROPEALOCAL AUTHORITIES IN EUROPEAN ARCHITECTUREMARZETTA, CRISTIANIUS/14: DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEAIUS/10: DIRITTO AMMINISTRATIVOIUS/09: ISTITUZIONI DI DIRITTO PUBBLICOEnti territoriali minori, Unione europea, multilevel governance, prossimità, sussidiarietà, autonomia, partecipazione, partenariato, integrazione, politiche di coesione economica, sociale e territoriale, sovranità, crisi, federalizing process, Local authorities, European Union, multilevel governance, proximity, subsidiarity, autonomy, participation, partnership, integration, politics of economic, social and territorial cohesion, sovereignty, crisis, federalizing processNegli ultimi decenni si segnalano due linee di tendenza in Europa: il ravvicinamento delle normative che interessano gli Enti territoriali minori (Comuni, Province e Città metropolitane), con una valorizzazione di tali realtà (ad eccezione della fase successiva alla recente crisi economica) ed un processo di progressivo spostamento delle decisioni dagli Stati membri all’Unione europea.
È interessante comprendere, e lo si è fatto nel presente lavoro, come i due fenomeni si correlino ed in particolare, quanto influisca l’Unione europea sulle articolazioni interne degli Stati membri.
La ricerca si concentra quindi sull’evoluzione della disciplina degli Enti territoriali minori non solo in Italia, ma anche negli altri Stati membri dell’Unione europea, al fine di apprezzarne le differenze e per evidenziare le linee di tendenza che accomunano i diversi ordinamenti (anche alla luce delle più recenti riforme).
Quanto alla disciplina dell’Unione europea un’attenzione particolare viene dedicata, oltre che ai principi generali espressi nelle fonti primarie, anche all’analisi di specifiche politiche che prendono in considerazione la posizione dei livelli locali (ed in primo luogo le politiche di coesione economica, sociale e territoriale).
Si è potuto così confrontare i dati per comprendere se ed in quale misura le riforme che hanno interessato gli Enti territoriali minori siano state indotte dalla normativa, dalle politiche e dalle azioni dell’Unione europea.
Si è cercato infine di delineare il possibile e futuro ruolo degli Enti territoriali minori nell’architettura europea, in un’ottica di possibile federalismo multilivello.During last decades, two trends have been underlined in Europe: laws on local authorities (municipalities, provinces and metropolitan areas) are getting less differing, enhancing the role of these entities (except for the phase following latest economic crisis) and we see a progressive transfer of decision-making powers from National States to European Union.
It’s interesting – as it was done in this study – to understand how the two trends are connected and, particularly, how the European Union influences local authorities of member States.
In order to appreciate differences and underline trends who associate different systems (also in the light of recent reforms), the analysis is focused on the evolution of legislation about local authorities, not only in Italy, but also in other States of European Union,
Then, turning to European Union legislation, particular attention is dedicated not only to general principles listed into primary law, but also to the analysis of specific policies endowed with consideration for the role of local levels (primarily the policies about economic, social and territorial cohesion).
In this way, a data comparison was made possible to understand whether the reforms interesting local authorities in recent past has been generated by legislation, by policies and actions of European Union, and to what extent.
Finally, an attempt to outline the possible and future role of local Authorities into European architecture has been made, in a potential multi-level federalism perspective.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOMARZONA, NICOLETTABOSCHETTI, BARBARACALDIROLA, DEBORA2018-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/40682itpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/406832018-04-20T01:04:02Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/40683THE AMERICAN PRAGMATIC TRADITION: A USEFUL TOOLKIT FOR INTERNATIONAL RELATIONS? THE CASE OF THE OBAMA ADMINISTRATION AND ITS FOREIGN POLICYSIDDI, SARASPS/04: SCIENZA POLITICAInternational Relations, Pragmatism, U.S. Foreign Policy, Relazioni Internazionali, Pragmatismo, Politica estera statunitense, Barack ObamaIl presente lavoro di ricerca indaga i rapporti tra la disciplina delle Relazioni Internazionali (RI) e la tradizione filosofica americana del Pragmatismo (PP), focalizzandosi sui possibili contributi che quest’ultimo può fornire alle RI, guardando sia allo sviluppo del dibattito paradigmatico della disciplina sia alla dimensione delle politiche. In particolare, dopo aver fornito un quadro generale dei principi fondamentali del pragmatismo e averne evidenziato la positiva influenza sullo sviluppo della disciplina delle Relazioni Internazionali, il lavoro di ricerca si concentra sul tema del pragmatismo applicato alla dimensione della politica estera, qui concepita come sottolivello delle RI multifattoriale, multidisciplinare e nel quale l’agente/attore specifico assume un ruolo centrale. In linea con questa impostazione, la ricerca si concentra sull’elaborazione della politica estera del 44° Presidente americano, Barack Obama, mettendone in luce gli explanans, la cui applicazione viene poi testata nell’ambito di due casi-studio particolari: le relazioni degli Stati Uniti con Cuba, da un lato, e Israele, dall’altro. Attraverso l’analisi della letteratura esistente, in gran parte piuttosto recente, di documenti ufficiali rilasciati dall’Amministrazione Obama e dai discorsi ufficiali del Presidente stesso, il lavoro mira a dimostrare l’effettiva importanza del Pragmatismo sia per gli studiosi delle RI che per i policy-makers.This research work aims at addressing the relations between the discipline of International Relations (IR) and the American philosophical tradition of Pragmatism (PP), investigating the possible contributions PP can provide IR with, both at a theoretical and a policy level. In particular, once given an overview of the basic principles of PP and the positive inputs it can provide to the discipline of the IR, the research work addresses the issue of whether pragmatism can direct and explain the formulation of a foreign policy (FP) – conceived as the sublevel of IR which is actor-specific, agent-oriented, multifactorial, multilevel, and multidisciplinary. In order to do so, an interpretative actor perspective is adopted, and the foreign policy of former U.S. President Barack Obama is analyzed, focusing on the explanans of his foreign policy making and vision. Their application is then tested on two case-studies: U.S.-Cuba relations and U.S.-Israel relations, in the timeframe of the Obama Presidency. Through the analysis of the existing literature – some of which quite recent, official documents released by the Obama Administrations and speeches given by the President, the research work tries to demonstrate that PP can indeed constitute a useful tool-kit for both IR scholars and policy-makers.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOPARSI, VITTORIO EMANUELE2018-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/40683enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/406792018-04-20T01:03:55Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/40679LOST IN PEACE. ASCESA E DECLINO DEL PARTITO LABURISTA NEL QUADRO DELLA STORIA POLITICA ISRAELIANA (1948-2001)LOST IN PEACE. RISE AND DECLINE OF LABOR PARTY IN THE FRAMEWORK OF ISRAELI POLITICAL HISTORY (1948 - 2001).BAGAINI, ANNA MARIAM-STO/04: STORIA CONTEMPORANEASPS/14: STORIA E ISTITUZIONI DELL'ASIAisrael, israele, elections, elezioni, labor party, partito aburista, political history, electoral results, risultati elettorali, political cultureLa tesi analizza il contemporaneo declino elettorale del Partito Laburista israeliano in relazione agli eventi storici, ai cambiamenti sociali e demografici che hanno portato ad un effettivo cambiamento del sistema politico. In particolar modo la ricerca si sofferma sulla lettura dei risultati elettorali, cercando di sottolineare come le dinamiche sopra indicate abbiano influenzato i trend elettorali e l'offerta politica del partito stesso. Fino a giungere agli anni Novanta, passaggio fondamentale in cui cogliere le ragioni per le quali il Partito Laburista sembra tutt'ora non riuscire invertire il trend negativo degli ultimi quindici anni.This thesis analyzes the contemporary electoral decline of the Israeli Labor Party in relation to historical events, social and demographic changes that have led to an effective change in the Israeli political system. In particular, the research focuses on the electoral results, trying to underline how the dynamics indicated above have influenced the electoral trends and the political offer of the party itself. The Nineties represent a fundamental passage in which it is possibleto understand the reasons why the Labor Party seems unable, still today, to reverse the negative trend of the last fifteen years.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOREDAELLI, RICCARDO2018-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/40679itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/406802018-04-20T01:04:06Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/40680ANALISI DEL CONTENUTO E PEOPLE CENTRED APPROACH NELLE POLITICHE SANITARIE: UNA PROPOSTA METODOLOGICAContent Analysis and People Centred Health policies: proposal for a methodologySAONARA, IRENESECS-P/02: POLITICA ECONOMICASPS/07: SOCIOLOGIA GENERALESPS/04: SCIENZA POLITICAMixed methods, Secondary textual data, Health policy analysis, textual analysis, content analysis, analisi del contenuto, analisi testuale quantitativa, politiche sanitarie regionali, riforma sociosanitaria lombarda, policy analysis,La ricerca svolta si propone di esplorare la possibilità di utilizzare le metodologie quantitative di analisi del contenuto per determinare, tramite l’analisi dei testi già disponibili (dati testuali secondari, non raccolti ad hoc) le affinità tra una politica sanitaria regionale ed il Framework on integrated, people-centred health services (IPCHS, WHO, 2016).. La scelta di utilizzare come fonti di dati i testi è dovuta principalmente alle tempistiche di elaborazione del lavoro. Il Framework IPCHS è stato diffuso nella sua versione ufficiale nell’aprile 2016 e al momento della consegna di questo lavoro (settembre 2017) non è stata ancora adottata nessuna strategia ufficiale per il monitoraggio dell’implementazione delle politiche people centred. Anche il caso di studio scelto, ovvero la Riforma sociosanitaria lombarda, cominciata nel 2015, è ancora in fase di implementazione.La natura metodologico-sperimentale della tesi e la metodologia scelta hanno determinato l’adozione di un approccio basato sul paradigma dei Mixed methods. Il lavoro è strutturato nel seguente modo. Nel primo capitolo sono ripresi gli elementi metodologici essenziali della Analisi del contenuto applicata alla analisi delle politiche pubbliche. Vengono inoltre illustrati i risultati di un approfondimento condotto sul concetto di parola chiave. Nel secondo capitolo viene descritto il Framework IPCHS e viene illustrato il processo di composizione delle liste di parole chiave (dizionario PCA) nella loro duplice versione in inglese e in italiano attraverso una analisi tematica. Nel capitolo III è descritta una prima applicazione del dizionario PCA ad un corpus composto da 13 note relative ad interviste svolte durante il progetto Stop TB partnership. Il fine della analisi svolta nel terzo capitolo è testare la capacità di ricognizione delle liste rispetto ai contenuti attinenti al People Centred Approach. Per questa ragione i risultati ottenuti sono stati sottoposti a validazione qualitativa. Nel capitolo IV invece, il dizionario PCA (versione italiana) è stato utilizzato per analizzare un corpus relativo alla Riforma Sociosanitaria lombarda (l.r. 23/2015 ed alcune delibere attuative). Anche in questo caso i risultati ottenuti sono stati sottoposti a validazione, secondo un approccio mixed methods, anche per individuare l’impatto della traduzione in italiano sulla efficacia delle liste di parole chiave.The aim of this research is to investigate the possibility to develop a secondary textual-data based protocol in order to use textual material such as interviews, national strategic plans and other official documents to classify a health policy as “integrated and people centred”. According to WHO resolution A69/39 “An integrated people-centred approach is crucial to the development of health systems that can respond to emerging and varied health challenges, including urbanization, the global tendency towards unhealthy lifestyles, ageing populations, the dual disease burden of communicable and non communicable diseases, multi-morbidities, rising health care costs, disease outbreaks and other health-care crises.”
But how can we determine if a health policy is integrated and people centred? In this study, I try to develop a mixed methods based protocol to analyse textual material and evaluate his relevance with WHO Framework on integrated, people-centred health services.
In the first chapter, there is a literature review about content analysis methodologies applied to policy analysis. Then I examine two different health policies, one implemented at international level by WHO (Stop TB Partnership Program) and one implemented at the regional level by Regione Lombardia (Health System Reform). While the first analysis aim is to text the dictionary created by a thematic analysis of the Framework on integrated people-centred health services (described in chapter 2), the second analysis is to apply the dictionary to an Italian case, characterized by textual materials written in Italian.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLOUBERTI, TEODORA ERIKA2018-04-16T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/40680itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/621512019-07-19T01:02:21Zhdl_10280_502024-03-28T13:36:34Z urn:hdl:10280/62151MANLIO BROSIO, UN ITALIANO SEGRETARIO GENERALE DELLA NATO NEL PERIODO DELLA DISSIDENZA GAULLISTAManlio Brosio: the Italian NATO Secretary General in the period of gaullist dissentSAULEO, DARIASPS/06: STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALINATO, Alleanza Atlantica, Manlio Brosio, De Gaulle, détente, storia delle relazioni internazionali, Atlantic Alliance, history of international relationsManlio Brosio è stato l’unico italiano a ricoprire il ruolo di Segretario Generale della NATO, il quarto in carica dalla fondazione dell’Alleanza, per sette lunghi anni (1964-’71). Durante gli anni della sua guida, l’Alleanza Atlantica dovette fronteggiare alcune fra le più cruciali sfide, a cominciare dal ritiro della Francia gaullista. Da quel momento di potenziale crisi si originarono tuttavia due differenti processi: la riorganizzazione e il trasferimento delle sedi NATO da Parigi a Bruxelles, e, soprattutto, il ripensamento politico dell’Alleanza, a mezzo dello studio che prese il nome di “Esercizio Harmel”. Brosio stesso confessava i propri dubbi circa la capacità della NATO di “sopravvivere alla détente”, a cominciare dai pensieri e timori puntualmente affidati ai suoi diari.
Dopo aver tracciato l’evoluzione del pensiero brosiano, intrecciata alla sua carriera diplomatica, la tesi si focalizza poi sull’esame di come il torinese abbia affrontato il ruolo di Segretario Generale, “con coscienza atlantica e cuore italiano”. Instancabile nel suo lavoro, traghettò l’Alleanza in salvo dalla crisi, con una fine ricerca del consenso politico all’interno del Consiglio Atlantico. Con metodo e serietà che gli furono ampiamente riconosciuti, fu in grado di evitare che l’Alleanza “mantenesse il proprio guscio ma perdesse la sostanza”.Manlio Brosio was the only Italian NATO Secretary General; he was the fourth in charge, from August 1964 through September 1971, his office being one of the longest so far. During Brosio’s seven-year term, the Atlantic Alliance had to face some of the most crucial challenges since its foundation, the first being the withdrawal of the Gaullist France from the military integrated structure, in 1966. Two different processes originated from that moment of potential crisis: the reorganisation and transferral of the NATO Headquarters from Paris to Brussels, and the political rethinking of the Alliance as a whole, through the study which goes under the name of Harmel Report. Projecting the Alliance on the new international framework of improved East-West relations, the Secretary General himself was reflecting upon the key-question “Will NATO survive détente?”; indeed, in his personal diaries (all now published) Brosio revealed his own doubts, fears and sense of inadequacy for the tasks ahead. Having retraced the evolution of Brosio’s political thought and career, the work then focuses on how he approached his difficult position, always honouring his “Atlantic conscience alongside an Italian heart”. Untiring in his work, he steered the Alliance through and out of the potential crisis, always striving to reach consensus in any decision taken during the Council meetings; his seriousness and meticulous method have been widely acknowledged. He finally managed to preserve the fundamental “political ingredient” of the Alliance and to avoid that it “maintain its shell but lose its essence”.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCOLOMBO, PAOLODE LEONARDIS, MASSIMO2019-07-17T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/62151itpartially_open