2024-03-29T01:50:03Zhttp://tesionline.unicatt.it/dspace-oai/request
oai:tesionline.unicatt.it:10280/882013-06-04T09:57:09Zhdl_10280_19hdl_10280_64I prezzi delle droghe e violenza sistemica; uno studio empiricoDrugs Prices and Systemic Violence; An empirical studySARRICA, FABRIZIOSPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEprezzo dell' eroina, violenza, razionalità dei criminali, heroin price, violence, rational offendersLo studio analizza la relazione tra i diversi prezzi delle droghe illegali, eroina e cocaina, e il livello di violenza sistemica in un territorio. L'ipotesi dello studio è che ad un aumento dei prezzi delle droghe illegali, si registra una maggiore violenza causata dal maggiore ritorno economico derivante dalla commissione della violenza. L'analisi empirica si riferisce agli anni ottanta e novanta negli Stati Uniti d'America. Lo studio di mostra la validità dell'ipotesi e propone nuove ambiti di ricerca.The study analyzes the relation between the different prices of illegal drugs, heroin and cocaine, and the level of systemic violence recorded in a territory. The hypothesis of the study is that from an increase of the prices of illegal drugs, it is derived a greater level of violence caused by the greater menotary return derived by the commission of violence. The empirical analysis referred to the eighties and nineties in the United States of America. The study demonstrates the hypothesis and proposes new research paths.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOSAVONA, ERNESTO UGOSAVONA, ERNESTO UGO2007-03-09Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/88enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/892013-06-04T09:57:10Zhdl_10280_19hdl_10280_64La contraffazione degli accessori moda di lusso: dalla vulnerabilità del mercato alle opportunità criminaliThe Market of Counterfeit Luxury Leather Fashion Products: from Vulnerabilities to Opportunities for CrimeCALOVI, FRANCESCASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEContraffazione, moda, vulnerabilità del mercato, falso, counterfeiting, fashion, market vulnerability, fake productsQuesta tesi esplora il problema della contraffazione degli accessori moda di lusso allo scopo di capire le opportunità criminali che derivano dalle vulnerabilità del settore. Viene fornita prima una panoramica della contraffazione nel settore moda al fine di descrivere le caratteristiche principali del mercato illegale. Allo scopo di approfondire la conoscenza del fenomeno e delle opportunità criminali create dal mercato legale, viene quindi analizzata la struttura e il funzionamento del settore applicando la metodologia sviluppata dal centro di ricerca IRCP, la Methodology for and Assessment of the Vulnerability of Markets. Le domande principali a cui questa tesi vuole rispondere sono:
- Quanto è vulnerabile il mercato italiano degli accessori moda di lusso alla contraffazione?
- A quali fattori è imputabile la vulnerabilità alla contraffazione delle imprese italiane del settore moda?This thesis is concerned with the problem of counterfeiting of leather luxury fashion goods and it is aimed at understanding the opportunities to crime produced by the vulnerabilities of this sector. First, it provides an overview of fashion counterfeiting trying to describe what the main features of the illegal market are. Then, in order to acquire a deeper knowledge of the phenomenon and of the opportunities arising in the legal market for the carrying out of illegal activities it analyses the structure and functioning of the sector in order to identify its vulnerabilities to this crime by applying the methodology for licit market scanning developed by the IRCP, the Methodology for and Assessment of the Vulnerability of Markets.
The main questions this thesis wants to answer are:
- To what extent are Italian luxury fashion companies vulnerable to counterfeit products?
- To what factors can be ascribed to the vulnerability to counterfeiting of Italian legitimate fashion companies?Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOSAVONA, ERNESTO UGOSAVONA, ERNESTO UGO2007-03-09Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/89enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/2012013-06-04T09:57:26Zhdl_10280_64hdl_10280_19Diventare legali attraverso l'illegalità. Come la legge sull'immigrazione produce devianzaBecoming Legal through Illegality. How Immigration Law Produces DevianceFERRARIS, VALERIASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEimmigrazione, irregolarità, mercato del lavoro, funzione specchio , Italian immigration law, illegality, labour market, Italian way of lifeLa legge italiana in materia di immigrazione e come questa costringa lo straniero a tentare di raggiungere uno status regolare attraverso l'illegalità è il tema affrontato nello scritto.
Ciò discende da alcune caratteristiche del sistema di ingresso in Italia, dall'applicazione della normative effettuata da una burocrazia lenta ed inefficiente ed infine a causa di alcune caratteristiche del mercato del lavoro.
Le legge italiana in materia di immigrazione viene così a produrre irregolarità istituzionale .
Avendo di fronte a questo scenario, lo straniero entra in modo irregolare, trova lavoro nell'economia informale e dopo cerca di sistemare le carte . Utilizza l'illegalità per raggiungere la legalità. Il successo delle strategie adottate dipende in larga parte dalla capacità dello straniero di comprendere le caratteristiche essenziali del paese in cui si trova e sfruttare così le opportunità possibili. Cercando la via per la regolarità, lo straniero scopre le caratteristiche fondanti dell'Italian way of life.The topic concerns how Italian Immigration Law tends to force foreigners to win legal status through illegality, due to some of its features and its implementation and due to the characteristics of the Italian labour market.
Italian Immigration law tends to produce institutionalized irregularity .
Given this scenario, foreigners enter illegally, find a job in the underground economy and then try to "fix the papers" once in Italy. They use illegality to become legal. The success of the adopted strategies largely depends on the ability of migrants to understand the essential features of the host country and to exploit the available opportunities. And looking for a way to legality they reveal the essential features of Italian way of life.Università Cattolica del Sacro CuoreMilanoSAVONA, ERNESTO UGOMELOSSI, DARIO2008-03-10Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/201enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/2022013-06-04T09:57:26Zhdl_10280_64hdl_10280_19L'adozione internazionale e gli effetti criminogenetici della legislazioneIntercountry Adoption and the Criminogenic Effects of LegislationANTONE , ADINA-LAURASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEIUS/17: DIRITTO PENALEAdozione internazionale, legislazione, crime proofing, crime risk assessment, effetti criminogenetici della legislazione, intercountry adoption, legislation, crime proofing, crime risk assessment, criminogenic effects of legislationQuesta tesi intende completare uno studio sull'impatto che la legislazione sull'adozione ha sul processo dell'adozione internazionale, con lo scopo di determinare se le imprecisioni della legislazione offrono delle opportunità per la commissione di abusi collegati all'adozione internazionale, per individuare quali provvedimenti della legislazione possono essere sfruttati dai criminali e quali metodi e meccanismi possono essere sviluppati per rendere la legislazione sull'adozione crime proofed . L'ipotesi principale di lavoro è che una legislazione sull'adozione di bassa qualità produce delle opportunità criminali per la corruzione ed il compimento di adozioni internazionali illegali, mentre una legislazione di alta qualità riduce tali opportunità. Per verificare quest'ipotesi, due legislazioni nazionali sull'adozione sono comparate, attraverso una comparazione orizzontale di due sistemi nazionali di adozione ed il completamento di un Crime Risk Assessment delle rispettive legislazioni (in così detto crime proofing ex post ). Il primo elemento di questa comparazione orizzontale è la precedente legge sull'adozione romena (Legge No. 25/1997), mentre il secondo, determinato attraverso un'analisi selettiva, è la legislazione lettone.This thesis aims to conduct a study on the impact that adoption legislation has on the intercountry adoption process, with the purpose of determining if inaccuracies in legislation offer opportunities for abuses related to intercountry adoption, which provisions of legislation may be exploited by the criminals and which methods or mechanisms may be developed in order to render adoption legislation crime proofed . The main working hypothesis is that low quality adoption legislation produces criminal opportunities for corruption and the concluding of illegal adoptions, while high quality adoption legislation reduces such criminal opportunities. In order to test this hypothesis, two national adoption legislations are considered and compared, by use of a horizontal comparison of the two adoption systems and the carrying out of a Crime Risk Assessment of the two legislations on adoption (the so called crime proofing ex post ). The first component of this horizontal comparison is the former Romanian adoption law (Law No. 25/1997), while the second one, determined after the completing of a selective analysis, is the Latvian adoption legislation.Università Cattolica del Sacro CuoreMilanoSAVONA, ERNESTO UGOGIANNINI, MARIA CRISTINA2008-03-10Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/202enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/2032013-06-04T09:57:26Zhdl_10280_64hdl_10280_19Sviluppo di una metodologia comune per valutare l'impatto delle attività criminali nell'Unione EuropeaDeveloping a Common Methodology for Assessing the Impact of Organised Criminal Activities Across the EU Member StatesANTONIOU, ARETISPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEattività criminali organizzate, valutazione di impatto, stati membri dell'Unione Europea , organized criminal activities, impact assessment, EU member statesQuesta tesi affronta l'argomento dell'impatto delle attività dei gruppi criminali condotte all'interno degli Stati Membri dell'Unione europea. Negli ultimi anni l'importanza di questo argomento è stata ampiamente sottolineata soprattutto a livello europeo. La ricerca è stata possibile anche grazie alla partecipazione dell'autrice al progetto di ricerca sulla criminalità organizzata finanziato dalla Commissione europea (VI Programma Quadro) e dimostra come il mondo accademico può rispondere alla necessità di una conoscenza dell'impatto del crimine organizzato che sia comparabile a livello europeo. Si tratta di un primo tentativo di definire i criteri di una metodologia comune europea finalizzata alla misurazione dell'impatto di specifiche attività criminali, ai fini della selezione degli indicatori che rispettano tali criteri; in altre parole, questo lavoro intende offrire un primo studio comprensivo di tutti gli aspetti connessi allo sviluppo di una metodologia comune europea che misuri l'impatto delle attività criminali e di conseguenza creare la base per ulteriori ricerche sull'argomento.This thesis addresses the topic of the harm caused by organised criminal activities carried out across the EU Member States. It is a topic whose importance has been widely remarked upon, in recent years, especially at EU level. This thesis - that benefits from the participation of the author in a Project on OC harm funded under the VI FP of the European Commission - shows how academics can respond to the need for a comparative knowledge on OC harm at EU level. It is a first attempt to define the criteria of a common EU methodology for measuring the harm caused by selected OC activities, and to identify indicators complying with these criteria, therefore putting forward a possible methodology. In other words, this thesis intends to provide a first comprehensive study that will bring together in a systematic way all the issues related to the development of a common EU methodology assessing the impact of OC activities and, therefore, create the basis for further research on the subject.Università Cattolica del Sacro CuoreMilanoSAVONA, ERNESTO UGOVETTORI, BARBARA2008-03-10Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/203enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/2042010-05-18T11:15:58Zhdl_10280_64hdl_10280_19
oai:tesionline.unicatt.it:10280/2052013-06-04T09:57:26Zhdl_10280_64hdl_10280_19Sviluppo di una metodologia per la gestione del rischio attentati terroristici contro infrastrutture criticheThe Development of a Terrorism Risk Management Framework (TRMF) for the Protection of Critical Infrastructure Facilities from Terrorist Physical AttacksPISAPIA, GIOVANNISPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEgestione del rischio, analisi del rischio, terrorismo, protezione infrastrutture critiche, risk management, risk assessment, terrorism, critical infrastructure protectionQuesta tesi di dottorato consiste nello sviluppo di una metodologia per gestire il rischio attentati terroristici contro infrastrutture fisiche per proprietari o gestori di impianti appartenenti ad infrastrutture critiche.This Ph.D. thesis consists in developing a terrorism risk management framework (TRMF) to guide critical infrastructure facilities' owners and operators in their decision making process related to the risk of terrorism.Università Cattolica del Sacro CuoreMilanoSAVONA, ERNESTO UGOLOMBARDI, MARCO2008-03-10Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/205enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/2062010-06-09T09:17:29Zhdl_10280_64hdl_10280_19Tratta di esseri umani per lo scopo sessuale e corruzione in Brasile:
un'analisi approfondita sul collegamento tra due fenomeni criminaliTrafficking in Human Beings for the Purpose of Sexual Exploitation, and Official Corruption in BrazilCIRINEO SACCO, ANDREASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEtratta di esseri umani, corruzione , trafficking in human beings, corruptionQuesta tesi versa sull'interrelazione tra due fenomeni criminali: tratta di esseri umani, particolarmente donne e bambini allo scopo di sfruttamento sessuale, e corruzione in Brasile. Lo studio è basato su quattro fonti diverse di dati empirici: tre fonti secondarie e un questionario (survey).
Il capitolo I esplora l'importanza del tema, i problemi affrontati nello studio e gli obbiettivi della tesi. Il capitolo II presenta la letteratura scientifica sulla quale la tesi è basata, l'ipotesi principale, la metodologia applicata e i dati utilizzati. Il capitolo III analizza i risultati empirici provenienti dalle quattro fonti di dati, i quali dimostrano 1) la dipendenza della tratta di esseri umani sulla corruzione; 2) i punti più vulnerabili per la corruzione durante la catena della tratta e la catena della giustizia penale; 3) le differenze regionali e la tendenza della tratta di esseri umani e della corruzione in Brasile.
L'analisi multivariata é utilizzata per dimostrare la forza della correlazione tra i due fenomeni. La dipendenza della tratta di esseri umani sulla corruzione è analizzata attraverso l'utilizzo del metodo qualitativo. Il capitolo V discute i risultati e presenta le conclusioni.This thesis deals with the interrelationship between two criminal phenomena: trafficking in human beings, particularly women and minors for the purpose of sexual exploitation, and official corruption in Brazil. The study is based on empirical data from four different sources: three sets of secondary data and a survey.
Chapter I highlights the importance of the study, the problems addressed by the thesis, as well as its objectives. Chapter II explores up-to-date scientific literature, the working hypothesis, applied methodology, and research design. Chapter III presents the empirical findings of each set of data which shows: 1) the dependence of Trafficking in Human Beings on Corruption; 2) the most vulnerable points for corruption during the trafficking and criminal justice chains; 3) and regional differences and trends on THB and Corruption in Brazil.
Multivariate analysis is used: 1) to highlight the strength and of the interrelationship between Trafficking in Human Beings and Corruption; 2) and to establish predictability. The dependence of Trafficking on Official Corruption is analysed by means of qualitative method. Chapter V discusses the results and presents conclusions.Università Cattolica del Sacro CuoreMilanoSAVONA, ERNESTO UGODI NICOLA, ANDREA2008-03-10Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/206enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/2502013-06-04T09:57:21Zhdl_10280_19hdl_10280_64Il Crime-Proofing della legislazione applicato alla contraffazione. Il caso del settore moda italianoCrime-Proofing Regulation Against Counterfeiting. The Case of the Italian Fashion SectorMARTOCCHIA, SARASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALECrime-proofing, contraffazione, moda, legislazione, rischio, Crime-proofing, fashion, counterfeiting, regulation, riskIl crime-proofing è uno strumento di prevenzione criminale promosso dalla Commissione Europea fin dal 2000. Il concetto di crime-proofing parte dall'idea che la regolamentazione dei mercati legittimi possa essere criminogenica, ossia produrre involontariamente opportunità criminali (nuove tecniche, maggiori profitti e/o minori rischi a favore dei criminali). Lo scopo è identificare queste opportunità, se presenti, ed individuare possibili strategie di contrasto.
Questa tesi indaga il crime-proofing partendo da un modello di Crime Risk Assessment (CRAM) elaborato a questo scopo per la Commissione Europea. Il CRAM è stato adattato e applicato ad un fenomeno criminale di estrema attualità: la contraffazione dei marchi, con particolare riferimento al settore moda in Italia. La contraffazione è oggi una forma di economia sotterranea che ha alti impatti economici e sociali. Il settore moda è uno dei più colpiti, a causa dell'alta domanda di beni contraffatti e di basse barriere di ingresso al mercato. L'Italia è un paese leader nel mercato mondiale ed è fortemente vulnerabile alla contraffazione. Il crime risk assessment presentato in questo studio evidenzia come il quadro normativo italiano agevoli inavvertitamente l'industria della contraffazione, attraverso opportunità non previste e scappatoie nella regolazione.
Obiettivo finale è quello di verificare se il crime-proofing funziona, se la metodologia attuale può essere migliorata e come questa possa essere inserita nei processi di produzione legislativa, per minimizzare il rischio di conseguenze inattese.Crime-proofing is a crime prevention method promoted by the EU Commission since 2000. It starts from the assumption that the regulation governing legitimate sectors/markets might be criminogenic, i.e. producing unexpected opportunities for crime, in terms of new techniques, higher rewards and/or lower risk to criminals. It therefore aims at identifying such opportunities, if any, and finding out possible remedies. This thesis explores the crime-proofing approach, starting from a Crime Risk Assessment Mechanism (CRAM) that was developed to this purpose for the EU Commission. This is adapted and applied to a topical criminal phenomenon: the counterfeiting of trademarks, with special reference to the Italian fashion sector. Counterfeiting is nowadays a form of underground economy, which produces negative economic and social impacts. Fashion is one of the most affected industries, because of high consumer demand of counterfeit goods and low barriers for market entry. Italy is a leader country in the global fashion industry and is highly vulnerable to counterfeiting. The crime risk assessment undertaken in this study highlights how the Italian regulatory framework may inadvertently facilitate the counterfeiting industry, through unintended opportunities and regulatory loopholes.
The ultimate goal is to check the crime-proofing functioning, whether the methodology can be improved and how it can be implemented at law-making level to minimize the risk of unexpected effects.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOSAVONA, ERNESTO UGOSAVONA, ERNESTO UGO2008-03-10Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/250enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/2512013-06-04T09:57:21Zhdl_10280_19hdl_10280_64Uno studio etnografico sui clienti della prostituzione trafficata in ItaliaAn Ethnographic Study on the Clients of Trafficked Prostitution in ItalyCAUDURO, ANDREASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEtratta, prostituzione, clienti, Italia, trafficking, prostitution, clients, ItalyUtilizzando tecniche qualitative ed etnografiche la tesi esplora, per la prima volta in Italia, il mondo dei clienti di prostituzione trafficata.
Chi sono? e (soprattutto) quali sono i motivi che li spingono a scegliere questo segmento del mercato del sesso? Per rispondere a tale domanda l'elaborato ha adottato un duplice approccio d'indagine. Da un lato l'osservazione partecipata di forum web frequentati da clienti di prostitute a cui si è aggiunta la somministrazione di un questionario anonimo in internet; dall'altro alcune interviste semi-strutturate e finalizzate a raccogliere ulteriori dettagli direttamente dai clienti.
I risultati hanno permesso di tracciare un primo profilo dei clienti di prostituzione trafficata, sia per quanto riguarda le loro caratteristiche (età, scolarizzazione, ecc.) sia per le motivazioni individuali, relazionali ed ambientali che li spinge alla ricerca di prostitute vittima di tratta.Through ethnographic and qualitative techniques the thesis explores, for the first time in Italy, the world of the clients of trafficked prostitution.
Who are they? and (above all) what are the motives that push them to choose this segment of the sex market? In order to understand this question, the work has adopted two approaches. On the one side, participant observation of web forums frequented by clients, together with the administration of an anonymous internet questionnaire; on the other, some semi-structured interviews designed to collect further details directly from clients.
The results allowed the drafting of a first profile of punters of trafficked prostitution, as regards both their features (age, education, etc.) and the individual, network and environmental motivations that push them to look for prostitutes victims of trafficking.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOSAVONA, ERNESTO UGODI NICOLA, ANDREA2008-03-10Doctoral Thesishttp://hdl.handle.net/10280/251enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/4872013-06-04T09:57:49Zhdl_10280_64hdl_10280_19ASSESSING HARMONIZATION AND APPROXIMATION OF ORGANIZED CRIME LEGISLATION AMONG EU MEMBER STATESCALDERONI, FRANCESCOIUS/14: DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEAIUS/17: DIRITTO PENALESPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEOrganized Crime; Legislation; European Union; Framework Decision on the Fight against Organized Crime; Harmonization; ApproximationLa ricerca fornisce una valutazione del livello di armonizzazione e di ravvicinamento della legislazione in materia di criminalità organizzata tra gli stati membri dell'Unione Europea. La valutazione è realizzata mediante due set di indicatori e si basa su diverse fonti di dati.
La valutazione dell'armonizzazione individua somiglianze e differenze tra la norme nazionali degli stati membri su specifici aspetti della legislazione penale in materia di criminalità organizzata.
La valutazione del ravvicinamento individua il livello di conformità con i requisiti prescritti dalla Decisione quadro 2008/841/GAI relativa alla lotta alla criminalità organizzataThe research provides an assessment of the level of harmonization and approximation of organized crime legislation among EU MS.The assessment is made through two sets of indicators and is based on multiple sources of data.
The assessment of harmonization identifies similarities and differences among Member States national norms on specific issues of criminal legislation in the sector of organized crime.
The assesssment of approximation identifies the level of compliance with the requirements set by the Framework Decision 2008/841/GAI on the Fight against Organized CrimeUniversità Cattolica del Sacro CuoreMILANOSAVONA, ERNESTO UGOSAVONA, ERNESTO UGO2009-03-16Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/487enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/8302013-06-04T09:58:01Zhdl_10280_64hdl_10280_19Immigrati e infortuni sul lavoro: la realizzazione di un'indagine sulle vittime per una migliore comprensione della sovra-rappresentazione degli immigrati nel fenomeno.Immigrants and Occupational Injuries: A Survey Conducted on Victims toward a Better Understanding of their Over-RepresentantionMARTINELLI, DANIELASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEoccupational injuries, immigrants, survey, over-representation, infortuni sul lavoro, immigrati, survey, sovrarappresentazioneLa tesi si occupa degli infortuni sul lavoro degli stranieri: essa approfondisce il tema della presunta maggiore vulnerabilità agli infortuni sul lavoro degli immigrati rispetto agli italiani e mira ad identificare quali fattori influiscono sull’accadimento degli infortuni degli italiani e degli stranieri, al fine di capire meglio le ragioni della loro differente vulnerabilità. Sebbene fin dagli anni Settanta diverse ricerche abbiano cercato di dimostrare se gli immigrati siano o meno più vulnerabili degli autoctoni rispetto agli infortuni sul lavoro e di capirne le cause, la presenza di molti limiti sia metodologici che di contenuto, ha impedito di accettare i risultati delle ricerche esistenti come definitivi. Il presente studio ha cercato di superare alcuni dei limiti delle ricerche precedenti attraverso la raccolta diretta di dati. È stata infatti realizzata una survey, attraverso la somministrazione di un questionario, su due campioni, uno di vittime italiane di infortuni sul lavoro (300 rispondenti) e uno di vittime straniere (200 rispondenti). L’area locale interessata è il Trentino. Il lavoro sul campo ha permesso di raggiungere i seguenti obiettivi: verificare se gli stranieri siano o meno più vulnerabili degli Italiani rispetto agli infortuni sul lavoro; stilare un profilo dell’infortunato straniero e di quello italiano ed individuare, attraverso l’analisi statistica, quali fattori possono aiutare a spiegare la sovra-rappresentazione degli stranieri nel fenomeno.This thesis deals with the issue of occupational injuries among migrants: it delves deeper into the problem of their supposed higher vulnerability to occupational injuries in respect to Italians and aims to identify which factors influence the occurrence of work injuries in each of the two groups, in order to better understand the reasons of their different vulnerability.
Even though since the Seventies researchers have attempted to demonstrate whether non-natives are more vulnerable than natives to occupational injuries and to explain the reasons for this alleged over-representation, the presence of many limits related both to the content and to the methodology
of extant studies prev ented the reader from accepting these results as definitive. This research attempts to overcome some of the limitations of previous studies collecting first-hand data. A survey, though the administration of a questionnaire, has been carried out on two samples, one of Italian victims (300 respondents) and one of immigrant victims (200 respondents) of work injuries in a local Italian area (Trentino). The work on the field has allowed, then, to gain the following objectives: verify whether migrants are more vulnerable to occupational injuries than Italians; depict a profile of the injured migrant and of the injured Italian and finding out, though statistical analysis, the factors that help to explain migrants’ over-representation in the phenomenon.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOSAVONA, ERNESTO UGOSAVONA, ERNESTO UGO2010-07-06Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/830enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/9582014-05-21T12:58:28Zhdl_10280_19hdl_10280_64“Stigmatizzazione e devianza: il caso degli immigrati di seconda generazione nelle scuole dell’Emilia-Romagna”Stigmatization and deviance: the case of second generation students in the schools of Emilia-RomagnaMASSA, ESTERSPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEimmigrazione, scuola, stigmatizzazione, immigration, schooling, stigmatizationLa mia dissertazione, intitolata “Stigmatizzazione e devianza: il caso degli immigrati di seconda generazione nelle scuole dell’Emilia-Romagna”, si concentra sulle connessioni esistenti tra i giovani di seconda generazione, l’istruzione, i sentimenti di stigmatizzazione e autostima e la devianza. La ricerca è costituita da una indagine di self-report eseguita su di un campione di quasi 5000 studenti iscritti al terzo anno di 28 scuole secondarie di primo grado nella regione Emilia-Romagna (gli studenti variavano dallo status di “completamente italiani” a quello di “completamente stranieri”, con molte sfumature nel mezzo).
Ai rispondenti è stato somministrato un questionario all’interno della classe nel quale erano presenti domande riguardo a fattori socio-anagrafici, alle loro condizioni socio-economiche, ai loro orientamenti valoriali e ai loro comportamenti devianti. Sui dati sono state condotte varie elaborazioni, tra cui regressioni multiple e path analysis, e in seguito si è costruito un modello interpretativo basato sui dati trovati. I risultati hanno suggerito che – sia per gli studenti italiani che per quelli stranieri – i comportamenti devianti auto-confessati sembrano essere fortemente collegati al conflitto generazionale, alla percezione dello stigma e a legami familiari deboli.
Inoltre la ricerca ha raggiunto la conclusione che, sebbene non esista prova di un maggior coinvolgimento in attività devianti da parte dei giovani di seconda generazione, tuttavia i sentimenti di inadeguatezza causati soprattutto dalle esperienze scolastiche (misurate attraverso i più bassi livelli di successo scolastico e la maggiore esposizione alle punizioni) sono connessi più fortemente alla confessione di comportamenti devianti rispetto a quanto avvenga per gli italiani. Inoltre, il sentimento di stigmatizzazione così come il coinvolgimento in attività devianti, cresce proporzionalmente alla durata della permanenza in Italia, un fenomeno la cui spiegazione potrebbe trovarsi nella crescente frustrazione rispetto alle sempre maggiori aspettative di integrazione tipiche della seconda generazione di migranti.My dissertation, titled “Stigmatisation and Deviance: The Case of the Second Generation Immigrants in the Schools of Emilia-Romagna”, focuses on the connections existing between second generation children, schooling, feelings of stigmatization and self-esteem, and deviance. The study is constituted by a self-report survey of a sample of almost 5,000 students enrolled in the eighth grade of 28 junior high schools in the region Emilia-Romagna (the students ranged from the status of “completely” Italian to “completely” foreign, with many nuances in between). Respondents were administered a questionnaire in the classroom, and asked to answer questions focusing on socio-biographical factors, socio-economic conditions, value-orientation, and self-reported deviant behaviour. Regression and path analysis were conducted on the data, and an interpretative model was developed based on the findings. The study results offered no evidence of a higher frequency or seriousness of self-reported deviance among young “second-generation” immigrants compared to Italians. The findings suggested that – both for Italian and immigrant respondents – self-reported deviant behaviour appears to be strongly related to generational conflict, the perception of stigma, and weak family bonds.
Moreover, the study reached the conclusion that even if there was no evidence of a higher involvement with deviance among second-generation children, however feelings of inadequacy caused especially by school experiences (as measured by lower levels of achievement and higher exposition to school punishments) were more strongly linked to confessions of deviant behaviours than for Italians. Furthermore, the feeling of stigma as well as the involvement in deviance grew together with the length of stay in Italy, a phenomenon that could be explained by the increasing frustration with the rising expectations of integration, which are typical of second-generation migrants compared to their first-generation elders.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOSAVONA, ERNESTO UGOMELOSSI, DARIO2011-02-21Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/958enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/7112013-06-04T09:57:55Zhdl_10280_19Strategie di integrazione degli stranieri tra società e carcere. Una ricerca in Calabria ed Emilia-RomagnaINTEGRATION STRATEGIES OF FOREIGNERS BETWEEN SOCIETY AND PRISON: A RESEARCH IN EMILIA-ROMAGNA AND CALABRIACROCITTI, STEFANIASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEimmigrazione, integrazione, criminalità, Calabria, Emilia-Romagna, migration, integration, crimeLa tesi esamina il rapporto tra le opportunità di integrazione che gli immigrati hanno in Italia e la possibilità che essi facciano ricorso al crimine. L'analisi della legislazione italiana evidenzia come gli ostacoli, e la discrezionalità delle pratiche, legati al soggiorno regolare sul territorio rendano difficile l'integrazione degli stranieri nella società. Di conseguenza, la capacità degli immigrati di adottare proprie strategie di adattamento (basate sul capitale individuale e sul capitale sociale) alla loro situazione acquista fondamentale importanza. Per verificare empiricamente tali concetti, ho intervistato un campione di stranieri, sia all'interno che all'esterno del carcere, al fine di ricostruire la loro esperienza migratoria e confrontare le "strategie di integrazione" dei detenuti con quelle dei non detenuti. Dalla ricerca è emerso che, a parità di difficoltà incontrate in Italia, e pur essendosi rilevati in entrambi i gruppi periodi di irregolarità (legati alla mancanza del permesso di soggiorno), gli stranieri non detenuti erano riusciti ad adottare più efficaci strategie di integrazione - intese quali fattori protettivi dal coinvolgimento in attività criminali - che non gli stranieri intervistati in carcere. Inoltre, la relazione tra integrazione e criminalità è stata analizzata, in particolare, in Calabria ed Emilia-Romagna attraverso interviste in profondità con un più ristretto campione di stranieri detenuti negli istituti penitenziari delle due regioni. Attraverso interviste con alcuni osservatori privilegiati, infine, sono state esaminate le strutture delle opportunità sia legittime che illegittime presenti in ciascun contesto regionale.The thesis explores the relationships between the possibilities of integration of migrants in Italy and the eventuality of foreigners' recourse to crime. From the analysis of Italian laws emerges that legal obstacles, and the discretionary nature of practices, linked to a regular sojourn, make integration particularly difficult. Therefore, the ways in which migrants are able to mobilize strategies of adaptation (based on individual and social capital of foreigners) to their situation are crucial to their final success. In order to test these concepts empirically, I collected the stories of a sample of foreigners - interviewed within and out of prisons - and compared "integration strategies" of inmates and non-detainees. From the research resulted that, starting from similar difficulties encountered in Italy, and even if both groups experienced periods of irregularity (due to the lack of residence permits), foreigners out of prison had been able to more effectively mobilize their skills of social integration - meant as a protective factor from involvement in crime - than inmates. Furthermore, the relationship between integration and crime has been explored, in particular, in the two Italian regions of Calabria and Emilia-Romagna through in-depth interviews with a smaller sample of foreigners detained in regional prisons. Also the structure of both legitimate and illegitimate opportunities in each region has been analyzed through interviews with key informants.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOSAVONA, ERNESTO UGOMELOSSI, DARIO2010-03-15Doctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/711enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/174742017-03-09T02:03:05Zhdl_10280_19THE RECOVERY OF COMPANIES INFILTRATED BY CRIMINAL ORGANISATIONS: AN EVALUATION OF THE ITALIAN POLICYTHE RECOVERY OF COMPANIES INFILTRATED BY CRIMINAL ORGANISATIONS: AN EVALUATION OF THE ITALIAN POLICYSORIANI, CRISTINASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALESPS/11: SOCIOLOGIA DEI FENOMENI POLITICIValutazione di politiche, recupero di beni, confisca, criminalità organizzata, policy evaluation, asset-recovery, confiscation, organised crimeLa criminalità organizzata ha aumentato la propria presenza nell’economia legale attraverso l’infiltrazione in aziende, generando così delle conseguenze negative per il sistema economico e alterando le relazioni tra attori economici. Molti paesi europei hanno adottato dei sistemi di recupero di capitali illeciti, ma l’Italia è la sola che prevede anche il recupero di aziende come misura di contrasto efficace. La politica di recupero dei capitali illeciti dovrebbe ridurre l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle aziende, ma ad oggi è assente una valutazione la politica di recupero delle aziende infiltrate da gruppi criminali. Questa tesi intende valutare la politica di recupero delle aziende infiltrate dalla criminalità organizzata in Italia. L’analisi riguarda la valutazione dell’efficacia, efficienza e impatto di questa politica e, attraverso lo studio di nove casi, propone un nuovo quadro di analisi che combina diversi metodi (es. analisi degli indici di bilancio) e fonti (es. casi giudiziari e bilanci). Lo studio dei casi mostra che il recupero delle aziende è efficace se l’amministratore giudiziario ha esperienze manageriali; è efficiente se i procedimenti di recupero sono brevi e l’azienda viene destinata ad uso sociale; ed ha un impatto positivo se i media e le associazioni locali si interessano alle sorti dell’azienda.By misusing legitimate businesses, organised crime is increasingly present in legal economies, generating serious consequences for legal systems and distorting relationships among legal actors. Several European countries have adopted asset-recovery regimes, but Italy is the only one that foresees the confiscation of companies as an effective countermeasure. Taking profits out of crime should curtail its infiltration into legitimate businesses, but there are no evaluations of the recovery of companies once infiltrated by organised crime. This study aims to evaluate the recovery of confiscated companies infiltrated by organised crime in Italy. It measures the effectiveness, efficiency and impact of this policy, and, analysing nine cases to assess the achievement of the policy objectives, proposes a new analytical framework that combines different methods (e.g. financial ratio analysis) and sources (e.g. judicial files and balance sheets) to evaluate asset-recovery policies. The results from case studies show that the recovery of companies is effective if the legal administrator has managerial skills; it is efficient if the proceedings are short and the company is disposed to social reuse; and it has a positive impact if media and local associations show an interest in the company.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOCALDERONI, FRANCESCORICCARDI, MICHELE2017-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/17474enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/174732017-03-10T01:01:48Zhdl_10280_19SHRINKING BUSINESSES AND EXPANDING GRAVEYARDS: HOW THE FLUCTUATIONS IN THE VALUE OF COCAINE MARKETS INFLUENCE THE RECOURSE TO LETHAL VIOLENCEShrinking businesses and expanding graveyards: how fluctuations in the value of cocaine markets influence the recourse to lethal violenceAZIANI, ALBERTOSPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALESystemic violence; Cocaine trafficking; Illicit markets; Network; Economic valueLa relazione tra traffico di cocaina e violenza ha attratto l’attenzione di molti ricercatori negli ultimi tre decenni; nonostante questo, il ruolo in questa relazione delle fluttuazioni del valore mercato illecito hanno ricevuto finora poca attenzione. Questo studio produce una stima della fluttuazione del valore del mercato della cocaina in 151 paesi nel periodo 1998-2013 adottando un originale approccio che considera sia la dimensione dei flussi di cocaina sia il network dei paesi trafficanti. I risultati di questa stima sono poi utilizzati per esplorare la relazione tra fluttuazioni nel valore del mercato della cocaina e il livello di violenza in un set di 63 paesi. Le analisi dimostrano che le variazioni nel valore del mercato influenzano il livello di violenza in un paese. Infine, sfruttando un nuovo metodo di stima dell’intensità della lotta al traffico di cocaina, lo studio mostra come l’intensificarsi del contrasto al narcotraffico possa, paradossalmente, generare delle spirali di violenza.Many scholars have investigated the escalation of violence associated with drug trafficking. Despite the plethora of literature, limited attention has been paid to the consequences of fluctuations in the value of markets. This study addresses this lacuna in extant research by proposing an original estimate of the gross value added of cocaine markets in 151 countries between the period 1998-2013, taking into consideration both national and international dimensions of cocaine trafficking through recourse to a flow/network approach. In conjunction with this, the fluctuation of the gross value added of the cocaine market is examined in terms of an etiological factor in the upsurge of interpersonal lethal violence. The analysis demonstrates how expansions and contractions of the gross value added in cocaine markets are significant determinants of the level of violence within the respective countries that constitute the global cocaine network. Finally, through mobilising innovative methods for estimating drug law enforcement actions, the study problematizes extant methods for disrupting drug trafficking on the basis that they may, paradoxically, engender cycles of violence.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOCALDERONI, FRANCESCO2017-03-06T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/17473enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/382382018-02-15T02:02:52Zhdl_10280_19CRIMINAL LEADERS' BEHAVIORS: EXPLORING CRIMINAL CAPITAL OF 'NDRANGHETA BOSSES INVOLVED IN DIFFERENT ACTIVITIESSUPERCHI, ELISASECS-S/05: STATISTICA SOCIALESPS/07: SOCIOLOGIA GENERALESPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEleader criminali, capitale sociale, analisi delle reti sociali, criminal leaders, social capital, social network analysisAll'interno di ogni contesto competitivo, le persone sfruttano asimmetrie relazionali derivanti da connessioni che sono fonte di nuove informazioni e risorse. Gli individui in posizioni di intermediazione sono solitamente leader dei rispettivi gruppi. Nonostante i ricercatori abbiano esteso il concetto di capitale sociale al contesto criminale, permane una relativa mancanza di conoscenza riguardo a come i capi sfruttino il loro capitale criminale. Diversi studi hanno dimostrato che i leader di solito fungono da intermediari all'interno delle reti criminali e ciò garantisce loro un efficace equilibrio tra efficienza e sicurezza nella gestione delle attività illecite. Tuttavia, altri studi hanno dimostrato che i leader criminali spesso impiegano misure di sicurezza aggiuntive, come prendere le distanze dalle attività più rischiose come nel traffico di droga (DT) e dalle telefonate.
Questo studio esamina i comportamenti dei leader criminali per identificare se e in che modo variao in base alle principali attività svolte dalle loro reti e rispetto ai canali di comunicazione utilizzati. Questo studio si basa su otto casi studio di gruppi di ‘Ndrangheta coinvolti nel DT, o altri tipici crimini legati alla mafia centrati sul controllo del territorio (COT). I risultati indicano che mentre i leader criminali favoriscono l'intermediazione e la sicurezza quando sono coinvolti nel COT, optano per la chiusura e l'efficienza quando sono coinvolti nel DT.
Questi risultati gettano luce sui comportamenti dei leader criminali, che, a loro volta, aumentano le conoscenze esistenti sulla struttura interna delle reti criminali.Within every competitive setting, people exploit relational asymmetries stemming from connections that are sources of novel information and resources. Individuals in brokering positions are ordinarily a respective groups’ leader. Whilst scholars have extended the concept of social capital to the criminal context, there remains a relative dearth of knowledge concerning precisely how leaders exploit their criminal capital. Manifold studies have shown that leaders usually act as brokers within criminal networks, which provides an effective balance between efficiency and security in the management of illicit activities. However, other studies have demonstrated that criminal leaders often employ additional security measures, including inter alia distancing themselves from riskier activities, such as drug trafficking (DT) networks and communicating via telephone.
This study examines criminal leaders’ behaviors to identify whether and in what ways they vary according to the main activities performed by their networks, and with respect to the communication channels used. This study is underpinned by eight case studies of ‘Ndrangheta groups involved in DT, or other typical Mafia-related crimes centered on the control of the territory (COT). The results indicate that while criminal leaders favor brokerage and security when involved in COT, they opt for closure and efficiency when involved in DT.
Ultimately, these findings cast light upon criminal leaders’ behaviors, which, in turn, enhances extant knowledge on the internal structure of criminal networks.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOVAN DE BUNT, HENDRIKCALDERONI, FRANCESCO2018-02-12T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/38238enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/382392018-08-31T03:01:15Zhdl_10280_19Culture violente e statualità limitata: come le tendenze della guerra e del terrorismo influenzano le tendenze degli omicidiVIOLENT CULTURES AND LIMITED STATEHOOD: HOW TRENDS IN WARFARE AND TERRORISM INFLUENCE HOMICIDE TRENDSKAMPRAD, ALEXANDER EDMUNDSECS-S/05: STATISTICA SOCIALESPS/04: SCIENZA POLITICASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEomicidio, guerra, terrorismo, violenza, pace, crimini violenti, studi sull' omicidio, cultura, legittimazione, homicide, war, terrorism, violence, peace, violent crimes, homicide studies, culture, legitimation, governanceSulla base delle analisi transnazionali degli effetti della violenza collettiva (guerra e terrorismo) sui tassi di omicidi, la mia ricerca di dottorato contribuisce all' apertura di studi criminologici sull' omicidio verso una prospettiva integrata sulla violenza. La principale scoperta originale è che sia il terrorismo che le varie forme di guerra (ad esempio guerre etniche, civili e internazionali) sono associate in modo forte e positivo all' omicidio. Queste conclusioni si basano sul calcolo di una serie di modelli ad effetti fissi su un panel che comprende più di 100 paesi in oltre 20 anni dal 1990. I risultati danno un sostegno provvisorio alle ipotesi di "legittimazione della violenza" e "legittimazione-abituazione" formulate per quanto riguarda gli effetti transnazionali delle guerre nazionali sui tassi di omicidi, e gli effetti degli attentati terroristici e dei prolungati stati di belligeranza sui tassi di omicidi in Israele, rispettivamente. Entrambe le ipotesi suggeriscono che la violenza collettiva abbia un effetto causale positivo sull' omicidio, ma il tema è stato ampiamente trascurato nella ricerca criminologica fin dalla formulazione originale delle ipotesi più di 30 anni fa. Questo studio conclude che l’influenza causale della violenza collettiva sull'omicidio è probabile, ma non può essere dimostrata in modo definitivo entro i confini di un disegno di ricerca transnazionale. Da un punto di vista teorico, i quadri criminologici rilevanti dovrebbero essere arricchiti da due concetti distinti della scienza politica che permettono di collocare le ipotesi in un quadro più ampio di "cultura della violenza" e di "governance in aree di limitata statualità".Based on the cross-national analyses of the effects of collective violence (warfare and terrorism) on homicide rates, my Ph.D. research contributes to the opening of criminological homicide studies towards an integrated perspective on violence. The main original finding is that both terrorism and various forms of warfare (e.g. ethnic, civil and international wars) are robustly and positively associated with homicide. These findings are based on the calculation of a series of fixed-effects models on a panel that incorporates more than 100 countries over more than 20 years since 1990. The results lend tentative support to the so-called ‘legitimation of violence’ and ‘legitimation-habituation’ hypotheses that have been formulated in regard to the cross-national effects of nation-wars on homicide rates, and to the effects of terror attacks and prolonged states of belligerence on homicide rates in Israel, respectively. Both hypotheses suggest that collective violence bears a positive causal effect on homicide, but the topic has been largely neglected in criminological research since the original formulation of the hypotheses more than 30 years ago. This study concludes that a causal influence of collective violence on homicide is likely, but cannot conclusively be proven within the confines of a cross-national research design. From a theoretical perspective, relevant criminological frameworks should be enriched with two distinct concepts from political science which allow to situate the hypotheses within a larger framework of ‘culture of violence’ and ‘governance in areas of limited statehood’.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOVAN DE BUNT, HENDRIKCALDERONI, FRANCESCOLIEM, MARIEKE2018-02-12T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/38239itopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/558682019-02-16T02:01:59Zhdl_10280_19Un’analisi esplorativa delle determinanti della gestione illegale dei rifiuti: il caso italianoAN EXPLORATIVE ANALYSIS OF THE DETERMINANTS OF ILLEGAL WASTE MANAGEMENT: THE ITALIAN CASEAn explorative analysis of the determinants of illegal waste management: the Italian caseANDREATTA, DANIELASPS/10: SOCIOLOGIA DELL'AMBIENTE E DEL TERRITORIOSPS/07: SOCIOLOGIA GENERALESPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEenvironmental crime, illegal waste management, Generalized Method of Moments, panel data, crime script analysis, crimini ambientali, gestione illegale dei rifiuti, metodo generalizzato dei momenti, analisi di scriptNegli ultimi anni, la gestione illegale dei rifiuti ha attirato l’attenzione pubblica e dell’accademia. A causa delle sue conseguenze negative non solo per l’ambiente, ma anche per la salute pubblica e la crescita economica, gli esperti hanno cominciato ad esplorare le dinamiche del fenomeno e le possibilità di prevenzione. Alcuni studi hanno evidenziato l’esistenza di diversi fattori che possono determinare la gestione illegale dei rifiuti, ma pochi di essi hanno empiricamente testato la validità dei fattori stessi. Di conseguenza, si avverte la necessità di produrre nuova conoscenza sull’argomento.
Il presente studio consiste in un’analisi esplorativa di fattori socio-economici, fattori di policy e di performance, e fattori criminali che influenzano la gestione illegale dei rifiuti in Italia. Dopo aver identificato le determinanti considerate rilevanti dalla letteratura, l’obiettivo è quello di testarle empiricamente. Per prima cosa, grazie all’unicità di un dataset creato sul contesto italiano, nello studio si indaga quantitativamente l’effetto di diversi fattori sul fenomeno attraverso un’analisi econometrica. Successivamente, lo studio prosegue con un’analisi “crime script” al fine di esplorare quali fattori suggeriti dalla letteratura e testati nella parte quantitativa emergono anche da casi studio e come effettivamente intervengono nel ciclo dei rifiuti italiano.
I risultati indicano che la gestione illegale dei rifiuti è determinata da: i) uno scarso sviluppo economico e demografico, un alto livello d’istruzione nel territorio, la presenza di turisti; ii) l'inefficienza della normativa ambientale, delle forze dell’ordine e delle prestazioni sui rifiuti; iii) la presenza di criminalità organizzata e la diffusione di crimini economici e fiscali. Prendendo spunto da questi risultati, lo studio non solo aumenta la conoscenza sul fenomeno, ma è anche in grado di avanzare alcuni suggerimenti di policy per contrastare efficacemente le condotte illegali legate alla gestione dei rifiuti.In the last several decades, illegal waste management (IWM) has attracted great academic and public attention. Due to its negative consequences not only for the environment, but also for public health and economic growth, scholars started to be interested in the dynamics of IWM and in how to prevent it. Some studies stressed the existence of different factors that can determine the phenomenon, but very few of them have empirically tested their validity. Consequently, developing new research on the topic is still necessary.
The present study conducts an explorative analysis of the socio-economic, policy and performance-driven and criminal factors influencing IWM in Italy. After the identification of the most relevant determinants according to the literature, the objective is to empirically test them. First, thanks to a unique dataset focused on the Italian context, the study quantitatively investigates the effect of different factors on the phenomenon through an econometric analysis. Second, the study realises a crime script analysis to explore which factors suggested by the literature and tested in the quantitative part emerge also in concrete case studies and how they effectively intervene in the Italian waste cycle.
Results indicate that IWM is determined by: i) a low level of economic development and population density, a high level of education and tourists’ presence; ii) inefficiency in environmental regulation, enforcement and waste performances; iii) the presence of organised crime and the diffusion of economic and fiscal crimes. According to these findings, the study not only deepens the knowledge of the phenomenon, but it is also able to provide some policy suggestions to efficiently hinder illegal conducts related to waste management.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOFAVARIN, SERENALYNCH, MICHAEL J.2019-02-11T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/55868enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/705482020-02-18T01:01:21Zhdl_10280_19Università Carding: apprendimento del carding nei forum darkwebCARDING UNIVERSITY:DARKWEB FORUMS AS LEARNING PLATFORMSCarding university: learning of carding on darkweb forumsKARAYOTOVA, MARIYASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALESPS/07: SOCIOLOGIA GENERALEcarding, social learning theory, learning, cybercrime, frodi online, teoria dell'apprendimento socialeIl crescente utilizzo di pagamenti online ha reso le istituzioni finanziarie e i loro prodotti un obiettivo appetibile per i criminali informatici. I cryptomarkets e i loro forum facilitano sia la vendita di dati finanziari personali e la frode delle istituzioni finanziarie e dei loro clienti. Allo stesso tempo, la frode relative alle carte di pagamento è un crimine che richiede l'acquisizione di un certo livello di abilità per essere perpetrato. Nel darkweb, molti forum si sono trasformati in piattaforme in cui gli utenti possono condividere conoscenze su come effettuare frodi online in modo efficiente. Il presente studio ha avuto come obbiettivo quello di testare la capacità della teoria dell'apprendimento sociale di spiegare la frode online. In particolare, ha cercato di analizzare il ruolo delle piattaforme online nel processo di apprendimento sociale. Per raggiungere questi obiettivi lo studio ha utilizzato tecniche quantitative e qualitative, includendo un'analisi del contenuto di un forum e un questionario online. I risultati hanno dimostrato che gli elementi della teoria dell'apprendimento sociale influenzano la probabilità di essere coinvolti nella frode online. In particolare, la presenza di definizioni favorevoli alla frode online e rinforzi differenziali sembra avere l'effetto più forte su questo tipo di crimine. A differenza dei legami sociali del mondo reale, le associazioni online e l'imitazione online dei modelli hanno influenzato la perpetrazione delle frodi online.The increased use of online payments and banking have turned financial institutions and their products into cybercriminals’ main target. Cryptomarkets and their forums facilitate both the sale of personal financial data and fraud of financial institutions and their customers. At the same time, carding is a crime that requires the acquisition of a certain level of skills to be perpetrated. Many darknet forums have turned into platforms where users can exchange knowledge on efficient methods to carry out the online fraud. The current study aimed to determine the significance of social learning theory in explaining carding offending. It tried to examine the mediating role of online platforms in the social learning process. To achieve these objectives the study relied on a mixed-method approach, including a content analysis of a forum content and an online survey. The results provided support for the influence of social learning theory elements on the probability of involvement in carding activities. The presence of favourable definitions and differential reinforcement seemed to have the strongest effect on the crime. Unlike real-world social ties, online associations and the online imitation of models influenced perpetration of carding offences.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOVAN DE BUNT, HENDRIKCANEPPELE, STEFANOGIOMMONI, LUCA2020-02-10T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/70548enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/571292019-03-19T02:01:51Zhdl_10280_19MULTI-LEVEL CORRUPTION RISK INDICATORS IN THE ITALIAN PUBLIC PROCUREMENTMILANI, RICCARDOSPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALESPS/07: SOCIOLOGIA GENERALESPS/04: SCIENZA POLITICACorruption, Public Procurement, Risk Assessment, Governance, Data Envelopment AnalysisQuesto studio sviluppa un originale indicatore di rischio corruzione negli appalti pubblici Italiani e stima la correlazione tra le caratteristiche delle aziende aggiudicatarie e l’indicatore di rischio corruzione precedentemente stimato. L’indicatore di rischio corruzione è costruito a partire dai residui statistici di una procedura semi-parametrica a due stadi. Nella prima fase, i contratti dei lavori pubblici sono comparati per identificare l’inefficienza relativa di ciascun lavoro pubblico sulla base di due variabili predefinite – costi aggiuntivi e ritardi nella fase di esecuzione del contratto – attraverso una tecnica di valutazione delle performance (DEA). Nella seconda fase, l’indicatore di inefficienza generato nella prima fase è spiegato attraverso l’uso di determinanti di inefficienza, escludendo il fattore della corruzione che è trattato separatamente. Nella terza fase, i residui di stima sono trasformati in nuovi punteggi di rischio corruzione a livello di contratto pubblico. I risultati suggeriscono che: (1) le stazioni appaltanti ad elevato rischio corruzione si trovano maggiormente nel Lazio, in Lombardia e in Toscana; (2) le aziende aggiudicatarie ad alto rischio corruzione risiedono maggiormente nel Centro Italia (Abruzzo, Umbria e Lazio) e nel Sud Italia (Campania e Basilicata). Successivamente, l’esercizio di valutazione del rischio corruzione è mirato all'identificazione delle caratteristiche aziendali associate ad un rischio elevato di corruzione. I risultati suggeriscono che le aziende che si aggiudicano contratti ad alto rischio di corruzione sono più orientati alla ricerca del profitto, detengono meno debiti e necessitano mediamente di maggior tempo per pagare i loro clienti. Infine, queste aziende hanno maggiori probabilità di avere legami legali e/o finanziari con giurisdizioni off-shore e paradisi fiscali.This study develops an original corruption risk indicator at the Italian procurement level and estimates the correlation between the profile of contract suppliers and the corruption risk indicator in question. This corruption risk indicator relies on a residual approach following a two-stage, semi-parametric procedure. First, public work contracts are benchmarked to investigate the relative efficiency of each public work execution based on two predefined variables – cost overrun and time delay – using a data envelopment analysis (DEA). Second, DEA efficiency scores are regressed on environmental and contract-level determinants of inefficiency – excluding corruption which is treated separately. Third, the estimate residuals provide estimates of the potential risk of corruption at the contract level. The aggregated results from an updated Italian public procurement dataset suggest that: (1) the risk of corruption associated with contracting authorities prevails in larger urban areas, especially in Lazio, Tuscany and Lombardy; (2) the risk of corruption in relation to the location of firms is higher in central regions (Abruzzo, Umbria and Lazio) and southern regions (Campania and Basilicata). Then, a risk-based assessment exercise is performed to profile suppliers. The corruption risk indicator is regressed on suppliers’ financial and ownership data to identify patterns among firms winning risky contracts. Suppliers associated with high levels of corruption risk in public contracting are more profit-seeking, hold low levels of debts and on average need more days to pay their customers. Finally, suppliers involved in public work contracts at high risk of corruption are more likely to have legal and/or financial connections with off-shore jurisdictions and tax havens which might use financial and corporate secrecy to attract illicit financial flows.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOLISCIANDRA, MAURIZIO2019-02-11T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/57129enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/710792020-02-29T01:02:06Zhdl_10280_19Il ruolo dei fattori investigativi nelle indagini complesse di omicidio: il caso italianoTHE INVESTIGATIVE FACTORS IN WHODUNIT HOMICIDES: THE ITALIAN CASEThe Investigative Factors in Whodunit Homicides: Italian CasePERSURICH, CHRISTIAN FABIOSPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEomicidio, risoluzione omicidi, investigazioni, fattori investigativi, homicide, murder, omicide clearance, investigation, investigative factors, self-solved, whodunitGli studi sulla risolvibilità dei casi di omicidio si sono tradizionalmente focalizzati sull'esame dei fattori relativi alle caratteristiche delle vittime o degli autori oppure sulle circostanze che caratterizzano l’evento omicidiario. Vi è infatti una certa carenza di ricerche finalizzate ad accertare la potenziale influenza dei fattori legati al processo investigativo sul positivo esito delle indagini. Ciò è dovuto principalmente alle difficoltà legate all'ottenimento dei dati necessari, che non possono essere recuperati nelle banche dati di polizia su cui tali studi si basano abitualmente, ma possono essere ottenuti solo attraverso la cooperazione degli investigatori stessi.
Attraverso la distribuzione di un sondaggio a quasi un centinaio di investigatori appartenenti all’Arma dei Carabinieri, questa ricerca ha identificato una serie di fattori investigativi alcuni dei quali sono risultati positivamente correlati con la soluzione dei casi di omicidio trattati. Più specificamente, i risultati emersi dall'analisi statistica descrittiva e inferenziale hanno corroborato le ipotesi di partenza, secondo cui l'implementazione di alcune buone pratiche associate ad un’efficace gestione delle risorse umane, alla scrupolosa esecuzione delle attività condotte sulla scena del crimine, nonché ad alcune specifiche strategie e tecniche investigative possono aumentare significativamente la soluzione dei casi.
Il presente studio contribuisce al dibattito accademico in primo luogo introducendo un approccio olistico attraverso il quale valutare l'effetto dei fattori investigativi sulla risoluzione di quei casi di omicidio che richiedono un certo livello di sforzo investigativo da parte delle forze di polizia e, in secondo luogo, proponendo alcune innovative prospettive attraverso le quali superare i limiti della letteratura esistente.Research on homicide clearance has traditionally focussed on examining factors pertaining to the characteristics of the victims or perpetrators or the circumstances surrounding the murder. There has been a relative dearth of research addressing the potential influence of investigative factors on the positive outcomes of murder investigations. This was primarily due to the difficulties involved in obtaining the requisite data, which cannot be found in the police databases that such studies routinely rely on, but rather can only be obtained via the cooperation of detectives themselves.
Through administering a survey to almost one-hundred Italian Carabinieri homicide detectives, this research identified a number of investigative factors that have been observed in previous studies, of which some were found to be positively correlated with clearance. More specifically, the findings emerging out of the descriptive and inferential statistical analysis conducted for the purposes of this research corroborated the study’s hypotheses, which posited that the implementation of certain best practices associated with human resource management, crime scene activities, investigative strategies and techniques can positively impact upon homicide clearance.
The present study contributes to academic debates on homicide clearance, firstly, by introducing a holistic approach through which to evaluate the effect of investigative factors on solving those murder cases which require a certain level of investigative effort on the behalf of the police, and secondly, by presenting avenues through which to overcome the limitations in extant literature.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOFAVARIN, SERENAJACOBSON, DAVID2020-02-10T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/71079enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/705502020-03-21T01:02:11Zhdl_10280_19Street Gang e Movimenti Transnazionali: Bande Latinoamericane a MilanoTRANSNATIONAL GANG MOVEMENTS: VIOLENT PANDILLAS IN MILANCOMUNALE, TOMMASOSECS-S/05: STATISTICA SOCIALESPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEbande, bande latinoamericane, latinos, gang, Co-offending, content analysis, social network analysisIn alcune parti dell'Europa meridionale le notizie su criminalità e violenza legate alle bande latinoamericane sono aumentate negli ultimi dieci anni. Ciononostante, pochi studi empirici hanno analizzato il comportamento criminale di queste bande in nuovi contesti socioculturali. Attraverso il caso di studio della città di Milano, la ricerca mira ad approfondire e rivelare le caratteristiche delle bande transnazionali di latinos (come MS-13 e Barrio18) concentrando l'attenzione sulla formazione, sull'organizzazione e sui comportamenti antisociali e criminali di questi gruppi di strada. In particolare, il presente studio esamina: 1) i processi associati alla formazione delle bande latine al di fuori del proprio contesto di origine, 2) la struttura e le caratteristiche organizzative delle bande così come le attività in cui sono coinvolte e 3) il coinvolgimento dei membri della banda in atti criminali e violenti.
L'analisi adotta il disegno di ricerca a metodo misto, un approccio metodologico che comprende interviste in profondità con esperti, analisi del contenuto di oltre 2.000 intercettazioni telefoniche, social network analysis di 142 reati in concorso ed analisi di regressione delle caratteristiche degli affiliati. I dati sono stati estratti da 5 ordinanze di custodia cautelare emesse durante il periodo 2005-2016 che hanno portato all'individuazione di oltre 200 individui appartenenti ad oltre 10 bande diverse. I risultati mostrano che la formazione delle gang ed il coinvolgimento degli individui all'interno di questi gruppi sono associati alla ricerca di identità e status. Le bande latinoamericane sono principalmente dedite ad attività di gestione del gruppo, organizzate gerarchicamente con regole e ruoli formali e coinvolte in risoluzione di conflitti interni/esterni attraverso l'uso sistematico della violenza. Nonostante il carattere criminale e la capacità organizzativa, non è emersa alcuna prova riguardo alla loro evoluzione in gruppi criminali organizzati. I risultati sono discussi confrontando tra loro diversi tipi di bande di latinos, soffermandosi infine sulle implicazioni per le ricerche future.In parts of Southern Europe, reports about crime and violence linked to Latin American gangs have increased over the past decade, yet few studies have assessed Latin gangs’ criminal behavior in new contexts. With a focus on Milan, Italy, the proposed research aims to investigate the characteristics of transnational Latin American gangs in terms of gang formation, gang organization and activity, and gang criminal behavior. As part of the assessment, the present study examines: 1) the processes associated with Latin gang formation outside their context of origin, 2) gang organizational features and activities, and 3) gang members’ involvement in co-offending crimes.
The research adopts a mixed-method approach comprising in-depth interviews with experts, and content analysis, social network analysis, and regression analysis of data extracted from five judicial/police files issued between 2005-2016. Results show that gang formation and gang joining are associated with individuals’ search for identity and status. Gangs are mainly involved in group management activities, conflict, and violent crimes, and are hierarchically organized with formal rules and roles. Nonetheless, no evidence has emerged regarding their evolvement into organized criminal groups. Findings are compared across different types of gangs and implication for future research are discussed.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOMANCUSO, MARINABECUCCI, STEFANO2020-02-10T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/70550enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/705512020-02-18T01:01:59Zhdl_10280_19Strategie di offerta associate alla collusione negli appalti pubblici in ItaliaBIDDING BEHAVIOURS ASSOCIATED WITH BID-RIGGING IN THE ITALIAN PUBLIC PROCUREMENTCARBONE, CARLOTTASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEbid-rigging, collusion, social network analysis, public procurement, collusione, turbativa d'asta, appalti pubblici, analisi di reteLa collusione negli appalti procura un grave danno all'economia e alla società. La letteratura sull'argomento mira principalmente a quantificare i danni economici provocati dai cartelli negli appalti pubblici. Pochi studi hanno invece cercato di analizzare come le aziende del cartello interagiscono tra loro in questo settore per capire quali tecniche utilizzano per vincere gli appalti.
Basandosi su un caso di studio giudiziario negli appalti pubblici italiani, questo lavoro ha lo scopo di determinare quali strategie collusive sono associate alla collusione. Il dataset comprende 1.242 aziende, 112 delle quali colluse, che partecipano a 357 aste di lavori aggiudicate tra il 1999 e il 2002. Utilizzando tecniche di regressione e analisi di rete, questo studio verifica empiricamente la capacità di diverse misure a livello di azienda nell’identificare imprese colluse.
I risultati di questo studio mostrano che i cartelli sfruttano alcune opportunità insite nel contesto in cui operano per aumentare la loro probabilità di vincere (ad esempio, formando associazioni temporanee di imprese). I cartelli alternano le loro strategie collusive a seconda dell’asta: in alcuni casi, partecipano tutte insieme, mentre in altri casi preferiscono presentare offerte poche ma più forti per scoraggiare la partecipazione di imprese non colluse.Bid-rigging causes a great harm to economy and society. The literature on the topic mainly aims at quantifying the economic damages caused by cartel agreements. Instead, there is poor research on how firms interact among each other to rig tenders. This is quite surprising, considering the co-offending nature of bid-rigging.
Building on a judicial case study in the Italian public procurement, this work aims to assess which bidding behaviours are associated with bid-rigging. Data comprise 1,242 companies, 112 of which colluding, participating in 357 Italian roadworks average bid auctions awarded between 1999 and 2002. Using regression and social network analysis techniques, this study empirically tests the ability of different company-level measures in predicting whether companies are rigging public tenders. Among them, it explores the role of embeddedness and brokerage power in explaining cartel membership.
The results of this study show that cartels exploit legal opportunities to collude (e.g., using temporary consortia), while diversifying their strategies: sometimes they massively bid in auctions, while in other cases they prefer to submit few but stronger bids to fight competition of non-colluding companies.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOCALDERONI, FRANCESCO2020-02-10T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/70551enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/705522020-02-18T01:02:29Zhdl_10280_19ON META-NETWORKS, DEEP LEARNING, TIME AND JIHADISMCAMPEDELLI, GIAN MARIAINF/01: INFORMATICASECS-S/01: STATISTICASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALETerrorismo, Terrorism, Jihadismo, Jihadism, Stato Islamico, Talebani, Islamic State, Taliban, Boko Haram, Al Qaeda, Al Shabaab, Criminologia, Criminology, Network Science, Deep Learning, Mathematical Modelling, Stochastic Processes, Artificial Intelligence, Intelligenza Artificiale, Statistical Modelling, Forecasting Models, Complex Networks, Reti Complesse, Time-Series, Serie Temporali, Hawkes Processes, Processi di Hawkes, Computational CriminologyIl terrorismo di stampo jihadista rappresenta una minaccia per la società e una sfida per gli scienziati interessati a comprenderne la complessità. Questa complessità richiede costantemente nuovi sviluppi in termini di ricerca sul terrorismo. Migliorare la conoscenza empirica rispetto a tale fenomeno può potenzialmente contribuire a sviluppare applicazioni concrete e, in ultima istanza, a prevenire danni all’uomo. In considerazione di tali aspetti, questa tesi presenta un nuovo quadro metodologico che integra scienza delle reti, modelli stocastici e apprendimento profondo per far luce sul terrorismo jihadista sia a livello esplicativo che predittivo. In particolare, questo lavoro compara e analizza le organizzazioni jihadiste più attive a livello mondiale (ovvero lo Stato Islamico, i Talebani, Al Qaeda, Boko Haram e Al Shabaab) per studiarne i pattern comportamentali e predirne le future azioni. Attraverso un impianto teorico che si poggia sulla concentrazione spaziale del crimine e sulle prospettive strategiche del comportamento terroristico, questa tesi persegue tre obiettivi collegati utilizzando altrettante tecniche ibride. In primo luogo, verrà esplorata la complessità operativa delle organizzazioni jihadiste attraverso l’analisi di matrici stocastiche di transizione e verrà presentato un nuovo coefficiente, denominato “Normalized Transition Similarity”, che misura la somiglianza fra paia di gruppi in termini di dinamiche operative. In secondo luogo, i processi stocastici di Hawkes aiuteranno a testare la presenza di meccanismi di dipendenza temporale all’interno delle più comuni sotto-sequenze strategiche di ciascun gruppo. Infine, il framework integrerà la meta-reti complesse e l’apprendimento profondo per classificare e prevedere i target a maggiore rischio di essere colpiti dalle organizzazioni jihadiste durante i loro futuri attacchi. Per quanto riguarda i risultati, le matrici stocastiche di transizione mostrano che i gruppi terroristici possiedono un ricco e complesso repertorio di combinazioni in termini di armi e obiettivi. Inoltre, i processi di Hawkes indicano la presenza di diffusa self-excitability nelle sequenze di eventi. Infine, i modelli predittivi che sfruttano la flessibilità delle serie temporali derivanti da grafi dinamici e le reti neurali Long Short-Term Memory forniscono risultati promettenti rispetto ai target più a rischio. Nel complesso, questo lavoro ambisce a dimostrare come connessioni astratte e nascoste fra eventi possano essere fondamentali nel rivelare le meccaniche del comportamento jihadista e come processi memory-like (ovvero molteplici comportamenti ricorrenti, interconnessi e non randomici) possano risultare estremamente utili nel comprendere le modalità attraverso cui tali organizzazioni operano.Jihadist terrorism represents a global threat for societies and a challenge for scientists interested in understanding its complexity. This complexity continuously calls for developments in terrorism research. Enhancing the empirical knowledge on the phenomenon can potentially contribute to developing concrete real-world applications and, ultimately, to the prevention of societal damages. In light of these aspects, this work presents a novel methodological framework that integrates network science, mathematical modeling, and deep learning to shed light on jihadism, both at the explanatory and predictive levels. Specifically, this dissertation will compare and analyze the world's most active jihadist terrorist organizations (i.e. The Islamic State, the Taliban, Al Qaeda, Boko Haram, and Al Shabaab) to investigate their behavioral patterns and forecast their future actions. Building upon a theoretical framework that relies on the spatial concentration of terrorist violence and the strategic perspective of terrorist behavior, this dissertation will pursue three linked tasks, employing as many hybrid techniques. Firstly, explore the operational complexity of jihadist organizations using stochastic transition matrices and present Normalized Transition Similarity, a novel coefficient of pairwise similarity in terms of strategic behavior. Secondly, investigate the presence of time-dependent dynamics in attack sequences using Hawkes point processes. Thirdly, integrate complex meta-networks and deep learning to rank and forecast most probable future targets attacked by the jihadist groups. Concerning the results, stochastic transition matrices show that terrorist groups possess a complex repertoire of combinations in the use of weapons and targets. Furthermore, Hawkes models indicate the diffused presence of self-excitability in attack sequences. Finally, forecasting models that exploit the flexibility of graph-derived time series and Long Short-Term Memory networks provide promising results in terms of correct predictions of most likely terrorist targets. Overall, this research seeks to reveal how hidden abstract connections between events can be exploited to unveil jihadist mechanics and how memory-like processes (i.e. multiple non-random parallel and interconnected recurrent behaviors) might illuminate the way in which these groups act.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOM.CARLEY, KATHLEEN2020-02-10T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/70552enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/986022022-02-09T01:01:26Zhdl_10280_19L'INTERAZIONE TRA LE CARATTERISTICHE DEI QUARTIERI E L'AMBIENTE FISICO NELLA DETERMINAZIONE DELLA VULNERABILITÀ AL CRIMINE NEI MICROLUOGHI. PROVE EMPIRICHE DA UNA VALUTAZIONE SPAZIALE MULTILIVELLO DEL RISCHIO DI CRIMINALITÀ A MILANO, IT E IZTAPALAPA, MXTHE INTERACTION BETWEEN NEIGHBOURHOODS' CHARACTERISTICS AND PHYSICAL ENVIRONMENT IN DETERMINING VULNERABILITY TO CRIME AT MICRO PLACES. EVIDENCE FROM A MULTI-LEVEL SPATIAL CRIME RISK ASSESSMENT IN MILAN, IT AND IZTAPALAPA, MXDUGATO, MARCOSPS/10: SOCIOLOGIA DELL'AMBIENTE E DEL TERRITORIOSPS/07: SOCIOLOGIA GENERALESPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEcrime prevention, crime prediction, risk assessment, urban crime, Milan, Iztapalapa, risk terrain modellingDiverse teorie si concentrano sui legami tra criminalità e caratteristiche specifiche di luoghi e comunità. Tuttavia, solo pochi studi applicati sostengono esplicitamente che i fattori contestuali possono combinarsi nel determinare il rischio di criminalità e che le loro influenze criminogene possono operare su scala diversa. Questo studio si propone di indagare come alcune caratteristiche del paesaggio urbano (microlivello) interagiscono tra loro, nonché con le caratteristiche demografiche, economiche e sociali dell'ambiente dei quartieri circostanti (livello meso), per determinare la vulnerabilità spaziale alla criminalità e, in definitiva, la probabilità di un evento criminale. Questo studio conduce una valutazione del rischio di criminalità spaziale per rapine e crimini violenti in due grandi aree urbane: Milano, Italia e Iztapalapa, Messico. I casi di studio sono focalizzati su due paesi molto diversi, il che consente sia la valutazione dell'influenza di effetti contestuali più ampi (livello macro) sia la verifica di alcuni presupposti teorici al di fuori dell'ambiente anglosassone. L'analisi si fonda sull'approccio del Risk Terrain Modeling. Tuttavia, contrariamente alle applicazioni precedenti, l'analisi in questo studio si basa su un modello di regressione multilivello che include termini di interazione. Lo studio propone inoltre metodi innovativi attraverso i quali esporre e comunicare i propri risultati. Nel complesso, i risultati dimostrano che fattori contestuali misurati a diverse scale geografiche interagiscono in modo significativo tra loro per determinare il rischio di criminalità. Questa scoperta suggerisce di combinare input provenienti da diverse teorie al fine di comprendere le dinamiche alla base del verificarsi del crimine. Inoltre, il metodo proposto generalmente consente di prevedere meglio i crimini futuri e consente la generazione di narrazioni di rischio più precise per informare politiche e interventi.Several theories focus on the links between crime and specific characteristics of places and communities. However, only a few applied studies explicitly purport that contextual factors may combine in determining crime risk and that their criminogenic influences may operate at different geographical scales. This study aims to investigate how certain features of the urban landscape (micro-level) interact with each other, as well as with demographic, economic and social characteristics of the surrounding
neighbourhoods (meso-level), to determine spatial vulnerability to crime and, ultimately, the likelihood of a criminal event. This study conducts a spatial crime risk assessment for robberies and violent crimes in two large urban areas: Milan, Italy and Iztapalapa, Mexico. The case studies are focused on two very different countries, which allows for both the assessment of the influence of broader contextual effects (macro-level) and to test certain theoretical assumptions outside the Anglo-Saxon environment. The analysis is grounded in the Risk Terrain Modeling approach. However, in contrast to previous applications, the analysis in this study relies on a multi-level regression model including interaction terms. The study also proposes innovative methods through which to display and communicate its findings. Overall, the results demonstrate that contextual factors measured at different geographical scales interact significantly among them to determine crime risk. This finding suggests combining inputs from different theories in order to understand the dynamics behind crime occurrence. Furthermore, the proposed method generally allows us to better predict the locations of future crimes and enables the generation of more precise risk narratives to inform policies and interventions.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOCALDERONI, FRANCESCOW. KENNEDY, LESLIE2021-02-26T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/98602enreserved
oai:tesionline.unicatt.it:10280/920602022-02-09T01:00:56Zhdl_10280_19Lo sfruttamento delle vulnerabilità sistemiche da parte delle reti della tratta lavorativa in Europa: il caso del settore agricolo italianoUNDERSTANDING HOW LABOUR TRAFFICKING NETWORKS EXPLOIT SYSTEMIC VULNERABILITIES IN EUROPE: AN EXPLORATION OF THE ITALIAN AGRICULTURE SECTORUnderstanding How Labour Trafficking Networks Exploit Systemic Vulnerabilities in Europe: An Exploration of the Italian Agriculture SectorMARCHESI, MARTINA ELENASPS/04: SCIENZA POLITICASPS/09: SOCIOLOGIA DEI PROCESSI ECONOMICI E DEL LAVOROSPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEHuman trafficking, Labour trafficking, Tratta di esseri umani, Caporalato, Migrazioni, Migrations, Agricoltura, Social Network AnalysisLa tratta degli esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo (tratta lavorativa, labour trafficking) in Europa è un grave crimine contro le persone, che viola i diritti umani. La ricerca esistente si concentra principalmente sulle vittime, mentre lo studio degli autori di reato e sul modo in cui sfruttano le vulnerabilità del sistema è meno sviluppato. Questo è dovuto in parte alla mancanza di dati robusti, ma anche a un approccio della ricerca criminologica tradizionalmente rigido e settoriale. Al contrario, lo studio della tratta lavorativa richiede concetti flessibili, che riconoscano le radici profonde di questo fenomeno nell’intero sistema socioeconomico, più che il semplice prodotto della volontà degli autori dei reati.
Partendo dalle indicazioni della letteratura, questa ricerca si concentra sul settore agricolo italiano, non ancora esaminato da un punto di vista criminologico. L’obiettivo è la comprensione dei meccanismi attraverso i quali la tratta lavorativa nasce e si sviluppa. La scelta del contesto dello studio è dovuta alle caratteristiche peculiari dell’Italia, che rendono la tratta lavorativa in agricoltura centrale per il dibattito nazionale. Inoltre, l'Italia condivide alcune caratteristiche con altri paesi europei, e dunque alcune lezioni apprese da questo caso possono essere discusse alla luce del dibattito internazionale.
In primo luogo, un’analisi a livello macro esamina come i fattori strutturali associati nella letteratura internazionale alla tratta lavorativa si concretizzano nel contesto italiano. I risultati mostrano che il sistema stesso sembra creare un terreno fertile per lo sviluppo e il mantenimento della tratta lavorativa: la vulnerabilità dei lavoratori migranti è insita nell'attuale quadro normativo dell’immigrazione; la filiera agroalimentare impone ai produttori la riduzione del costo della forza lavoro; e l'attuale sistema legale basato sulla repressione delle condotte criminose inquadrate come eventi eccezionali è insufficiente.
In secondo luogo, un’analisi a livello meso descrive le caratteristiche generali delle reti della tratta lavorativa in Italia. Quattro casi studio selezionati con un metodo razionale e sistematico sono poi approfonditi per identificare le principali caratteristiche, modalità e organizzazione relazionale dei reati, e i metodi con cui viene sviluppata e mantenuta la condizione di sfruttamento delle vittime. I risultati mostrano che nei quattro casi studio le reti si sviluppano e si adattano alle opportunità offerte dal sistema legale. I risultati e gli insegnamenti tratti dal caso italiano sono infine discussi alla luce del dibattito internazionale sulla tratta lavorativa.Labour trafficking in Europe is a serious crime against persons, violating their fundamental human rights. Existing research primarily focuses on the victims, while data on offenders and the manner in which they exploit vulnerabilities is less developed. Recent trends in criminological literature are highlighting how the past lack of research is related to the lack of robust data, but also to traditional rigid approaches with exception to few extreme cases. On the contrary, they call for more flexible concepts recognising that labour trafficking is not only the product of offenders’ will, but has deep roots embedded in the socioeconomic system.
Elaborating on these indications, this research focuses on the Italian agriculture sector, which has not yet been examined in literature from a criminological perspective, with the aim to understand the mechanisms through which labour trafficking originates and develops. This choice has been made because the characteristics particular to Italy make labour trafficking in agriculture central to the debate within the country; and because Italy shares some characteristics with other European countries, so some lessons learnt from this case can be discussed in light of the international debate on labour trafficking.
First, a macro-analysis examines how the structural factors associated in the international literature with labour trafficking take shape in the Italian context. The results show that the system itself seems to create a fertile ground for labour trafficking to develop and maintain: migrant workers’ vulnerability is inherent in the current migration regulatory framework; the agrifood supply chain makes it necessary for producers to lower the cost of workforce; and the current legal system based on the repression of abusive conducts seen as exceptional events proves ineffective.
Second, a meso-analysis at organisation/network level describes the general characteristics of labour trafficking networks in Italy, and then zooms in four case studies selected through a rational systematic method to identify the main features, modalities, and relational organisation of the crime commission, and how the exploitative condition of the victims is developed and maintained. The results show that in the four case studies the trafficking networks develop and adapt to the opportunities offered by the legal system. The results are finally discussed in light of the international debate on labour trafficking, and the lessons learned from the case of Italy.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOANTONOPOULOS, GEORGIOS2021-02-26T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/92060enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/920622022-02-09T01:01:57Zhdl_10280_19Un'analisi longitudinale del concorso in reato nella criminalità organizzataA LIFE-COURSE APPROACH TO CO-OFFENDING IN ORGANIZED CRIMEMENEGHINI, CECILIASPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEcriminalità organizzata, collaborazione nei reati, criminologia life-course, carriere criminali, mafia, organized crime, co-offending, life-course criminology, criminal careersUno degli aspetti più documentati del comportamento deviante è che una porzione considerevole di reati è commessa da più persone che collaborano tra loro, e non da criminali che agiscono in autonomia. Oltre ad analizzare le caratteristiche della compartecipazione nei reati, alcuni studi recenti si sono focalizzati sulla comprensione della sua evoluzione lungo la carriera criminale dell’individuo, e sul suo impatto sulla traiettoria criminale. Il concetto di collaborazione criminale è particolarmente rilevante nel contesto dei gruppi criminali organizzati, per i quali le interazioni tra i membri costituiscono l’essenza del loro funzionamento, e i reati commessi sono spesso logisticamente complessi. Ciononostante, il fenomeno della collaborazione criminale ha ricevuto scarsa attenzione nella ricerca sulla criminalità organizzata, e nessuno studio analizza il suo ruolo nel definire la traiettoria criminale del singolo individuo che entra a fare parte di un'organizzazione criminale. Il presente studio mira a colmare questa lacuna in letteratura analizzando i dati sui 178.427 reati commessi da tutti gli 11.138 individui condannati per associazione mafiosa in Italia tra il 1985 e il 2017. I dati includono informazioni sull’eventuale concorso in reato per ogni crimine commesso. L’analisi condotta si avvale di diverse metodologie quantitative con lo scopo di fornire un quadro descrittivo della collaborazione criminale nella criminalità organizzata; determinare se i membri delle organizzazioni criminali hanno diverse traiettorie longitudinali di collaborazione criminale; comprendere quale sia l’impatto di commettere crimini in collaborazione con altri individui sul comportamento criminale futuro; e studiare come la collaborazione criminale sia correlata con il reclutamento nella criminalità organizzata.
I risultati dell’analisi dimostrano che il concorso in reato non è una caratteristica incidentale dei crimini commessi dagli individui che fanno parte dei gruppi criminali organizzati. Alcune delle caratteristiche della collaborazione criminale nel contesto della criminalità organizzata riflettono i risultati principali ottenuti negli studi condotti in altre popolazioni criminali, ma emergono alcune peculiarità. Inoltre, il trend aggregato di compartecipazione nei reati dei mafiosi italiani può essere approssimato da cinque traiettorie che raggruppano individui con caratteristiche specifiche. Infine, la collaborazione criminale appare correlata con dei cambiamenti nei successivi comportamenti criminali degli individui: in particolare, è connessa a una più alta probabilità di commettere reati violenti, e di entrare a far parte dell’organizzazione criminale nel breve periodo. Lo studio discute questi risultati alla luce della letteratura sullo sviluppo dei comportamenti criminali per i membri dei gruppi criminali organizzati, e in relazione alla ricerca esistente sulle cause e conseguenze di commettere reati in collaborazione con altri individui.One of the most documented findings on delinquent behavior is that many crimes are committed in the company of others rather than by solo offenders. Besides studying the characteristics of co-offending, recent works have focused on understanding its evolution over the individual criminal career, and its impact on the offending trajectory. Co-offending is especially relevant within organized criminal groups, where interactions among participating offenders constitute the core functioning of the criminal organization, and crimes committed are often logistically complex. In spite of this, few studies on co-offending in organized crime exist, and none of them investigates the role that co-offending has on the offending pathway of the single individual. This study addresses this gap in research by analyzing data on all the 178,427 crimes committed by 11,138 offenders convicted for mafia association in Italy between 1985 and 2017. The data set includes information on whether each crime was committed with accomplices. The analysis exploits different quantitative methodologies with the aim to describe the characteristics of co-offenses and co-offenders in organized crime; determine whether organized crime offenders have different longitudinal co-offending trajectories; investigate whether committing crimes with others impacts future offending; and understand how co-offending is related to recruitment into organized crime.
Results demonstrate that co-offending is not an incidental feature of crimes committed by organized crime offenders. Some of the characteristics of co-offending in organized crime reflect findings from other offending samples, but some peculiarities emerge. Furthermore, the longitudinal co-offending behavior of Italian organized crime offenders is best approximated by five trajectories that group offenders with distinct characteristics. Finally, co-offending is related to changes in the future offending behavior of organized crime offenders: in particular, it is related to higher chances of engaging in violent forms of delinquency and experiencing organized crime recruitment in the short term. These findings are discussed in relation to both research on the developmental course of offending for members of organized criminal groups, and existing knowledge on the causes and consequences of offending with others.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOCALDERONI, FRANCESCO2021-01-26T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/92062enpartially_open
oai:tesionline.unicatt.it:10280/1380652023-03-02T02:02:35Zhdl_10280_19LA RESILIENZA DELLE RETI CRIMINALI: UN MODELLO AD AGENTI PER LA SIMULAZIONE DELLE REAZIONI DELLE ORGANIZZAZIONI ATTIVE NEL TRAFFICO E SPACCIO DI STUPEFACENTI ALLE AZIONI DI CONTRASTO DELLE FORZE DELL’ORDINETHE RESILIENCE OF CRIMINAL NETWORKS: AN AGENT-BASED SIMULATION ASSESSING DRUG TRAFFICKING ORGANIZATIONS REACTIONS TO LAW ENFORCEMENT ATTEMPTS AT DISRUPTIONTHE RESILIENCE OF CRIMINAL NETWORKS: AN AGENT-BASED SIMULATION ASSESSING DRUG TRAFFICKING ORGANIZATIONS REACTIONS TO LAW ENFORCEMENT ATTEMPTS AT DISRUPTIONMANZI, DEBORAHSPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEresilienza, reti criminali, azioni di contrasto, forze dell’ordine, traffico di stupefacenti, spaccio di stupefacenti, modelli ad agenti, resilience, criminal networks, attempts at disruption, law enforcement, drug trafficking, drug dealing, agent-based modellingLe organizzazioni criminali operano in ambienti mutevoli e complessi. Flessibilità e dinamicità consentono loro di sfruttare nuove opportunità illecite e di reagire alle azioni di contrasto delle forze dell'ordine (FdO). Molti studi sulla resilienza delle reti criminali esaminano le strutture organizzative dei gruppi a seguito dell’arresto di alcuni membri, ma spesso trascurano le strategie di adattamento dei gruppi.
Lo studio ha analizzato la resilienza delle organizzazioni attive nel traffico e spaccio di stupefacenti, concentrandosi su tre aspetti: la capacità di non soccombere, di reagire in maniera rapida ed efficace e di mantenere inalterate le funzioni primarie dell’organizzazione. Lo sviluppo di un modello ad agenti basato sui contenuti di un’ordinanza per l’applicazione di misure cautelari per i membri di un’organizzazione camorristica coinvolta nel traffico di stupefacenti e sulla letteratura criminologica esistente ha permesso la simulazione delle attività di traffico e spaccio da parte di organizzazioni criminali e le relative reazioni alle azioni di contrasto delle FdO.
I risultati identificano le azioni di contrasto delle FdO come eventi critici per la sopravvivenza delle organizzazioni criminali. Tuttavia, le organizzazioni rimaste attive mostrano un’alta resilienza, con efficaci reazioni agli eventi di contrasto al fine di continuare le attività di traffico e spaccio.Criminal organizations operate in complex changing environments. Being flexible and dynamic allows criminal networks not only to exploit new illicit opportunities but also to react to law enforcement attempts at disruption, enhancing the persistence of these networks over time. Most studies investigating network disruption have examined organizational structures before and after the arrests of some actors but have disregarded groups’ adaptation strategies.
The present study investigated the resilience of drug trafficking organizations (DTOs) to law enforcement attempts at disruption, focusing on three main aspects: the ability to endure disruption, react quickly and efficiently to threats, and keep primary functions unaltered. The analysis relied on an agent-based model (ABM) that simulates drug trafficking and dealing activities by organized criminal groups and their reactions to law enforcement attempts at disruption. The simulation relied on information retrieved from a detailed court order against a large-scale Italian DTO and from the literature.
The results demonstrated that law enforcement interventions are often critical events for DTOs, with high rates of disruption. However, surviving DTOs always displayed a high level of resilience, with effective strategies in place to react to threatening events and to continue drug trafficking and dealing.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOCALDERONI, FRANCESCOBERLUSCONI, GIULIA2023-02-23T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/138065enopen
oai:tesionline.unicatt.it:10280/1748412024-02-24T02:04:45Zhdl_10280_64hdl_10280_19L'eterogeneità comportamentale nel riciclaggio di denaroTHE BEHAVIORAL HETEROGENEITY OF MONEY LAUNDERINGNAZZARI, MIRKOSPS/12: SOCIOLOGIA GIURIDICA, DELLA DEVIANZA E MUTAMENTO SOCIALEriciclaggio, crimine organizzato, schemi, money laundering, organized crime, patternNonostante l'ampia implementazione di un regime globale contro il riciclaggio di denaro e la crescente attenzione da parte dei media, lo scarso interesse accademico sul lato della minaccia del riciclaggio di denaro ha portato a una comprensione insufficiente degli attori, dei processi e dei comportamenti coinvolti. Un esame degli studi empirici esistenti rivela che i riciclatori di denaro non costituiscono un gruppo omogeneo caratterizzato da funzioni di utilità uniformi simili agli attori economici legittimi. Nonostante questa consapevolezza, la letteratura criminologica manca ancora di un'analisi sistematica che associ diversi tipi di criminali con pratiche specifiche di riciclaggio di denaro. Per affrontare questo gap conoscitivo, il presente studio conduce un'analisi di 348 indagini sul riciclaggio di denaro condotte dalle forze dell'ordine italiane dal 2016 al 2022, utilizzando una multiple correspondence analysis. I risultati evidenziano diverse differenze tra i criminali in termini di strategie di riciclaggio di denaro. Le Mafie italiane riciclano proventi illeciti infiltrando principalmente l'economia legale, mentre i gruppi criminali stranieri preferiscono schemi al di fuori del sistema finanziario tradizionale. Inoltre, entrambi i gruppi tendono a mantenere i loro investimenti vicini quando riciclano all'estero: le Mafie italiane rimangono in Italia o scelgono paesi vicini, mentre i gruppi criminali stranieri rimpatriano i proventi illeciti nei loro paesi d'origine. D'altra parte, altri gruppi criminali organizzati attivi in Italia e i criminali non appartenenti a gruppi criminali organizzati mostrano comportamenti più variegati e sofisticati, sia in termini di metodi che di paesi stranieri. Lo studio si conclude con la discussione delle implicazioni sia per la ricerca che per l’implementazione di politiche pubbliche.Despite the widespread implementation of a global anti-money laundering regime and the increasing media spotlight, the limited academic focus on the threat side of money laundering has resulted in an insufficient understanding of the actors, processes, and behaviors involved. An examination of existing empirical studies reveals that money launderers do not constitute a homogeneous group characterized by uniform utility functions akin to legitimate rational economic actors. Despite this realization, criminological literature still lacks a systematic analysis that links different types of offenders with specific money laundering practices. Addressing this research gap, the present study conducts an analysis of 348 money laundering investigations carried out by Italian law enforcement agencies from 2016 to 2022, utilizing multiple correspondence analysis. The findings highlight several differences among offenders in terms of money laundering strategies. Italian Mafias predominantly launder illicit proceeds by infiltrating the legal economy, whereas Foreign organized crime groups prefer engaging in schemes outside of the traditional financial system. Additionally, both groups tend to keep their investments close when laundering abroad: Italian Mafias either remain in Italy or choose neighboring countries, while Foreign organized crime groups repatriate illicit proceeds to their home countries. On the other hand, other organized crime groups active in Italy and non-organized crime offenders exhibit more varied and sophisticated behaviors, encompassing both methods and foreign countries. The study concludes with a discussion on implications for both research and policy.Università Cattolica del Sacro CuoreMILANOCALDERONI, FRANCESCOFERWERDA, JORASRICCARDI, MICHELE2024-02-23T00:01:00ZDoctoral ThesisAdobe PDFhttp://hdl.handle.net/10280/174841enembargoed_20240623